Cari lettori,
bentrovati con la ripartenza della rubrica. Si sa che Settembre in realtà costituisce la ripresa in generale di tutti i nostri impegni reali e ideali (nel senso dei buoni propositi che ci siamo proposti) e anche delle cose che avremmo dovuto fare prima e che ora ci tocca affrontare perché non si può più procrastinare. A proposito di inizio e di costruzione del palinsesto quotidiano che più che mai vogliamo arricchire, a fronte dei mesi di austerità anche sul piano psicologico; vorrei offrire uno spunto di riflessione sul ruolo dei genitori e i loro condizionamenti inerenti le scelte sui percorsi di vita dei bambini e dei ragazzi sui versanti formativi e sportivi. Il primo e cioè il versante formativo vede la sinergia di più figure (principalmente degli insegnanti) che orientano le scelte dei ragazzi indirizzandoli verso percorsi di studio che possano essere aderenti alle loro inclinazioni (la valutazione obiettiva delle competenze da parte degli addetti ai lavori è una buona misura per la scelta soprattutto per l’ingresso alle scuole superiori).
È questa un età complessa in cui i processi decisionali sono influenzati da variabili emotive che collocano in prima linea la dimensione amicale e si vive di stereotipi culturali che per quell’età sono assoluti poiché vi si aderisce completamente (vado al liceo….. perché è il più completo o perché i miei compagni hanno scelto questo). Come devono affrontare allora i genitori questo passaggio importante che apre le porte alla crescita? La flessibilità come risorsa senza mortificare i percorsi ma valorizzando le attitudini e le inclinazioni è un punto fondamentale. Innanzitutto il concetto di reversibilità e cambiamento quando le cose non funzionano sarebbe opportuno da considerare.
Favorire l’apertura dei ragazzi e non trincerarsi nell’impossibilità di dovere rimanere fermi e subire i percorsi. Indubbiamente il confronto è sempre la possibilità più sana. Ogni madre o padre si sa, desidera il meglio per i propri figli. È qui che però si dovrebbe rispondere alla domanda (che cosa è il meglio per i figli? E ancora… ciò che è il meglio per i genitori lo è per i figli, sia nello studio che nello sport? Passando dallo studio allo sport notiamo spesso un aspetto che a mio avviso va rivisto. Quanti ragazzi/e scelgono ciò che effettivamente anche sul piano sportivo non solo risponde alle loro inclinazioni (aspetto fondamentale) ma contribuisce davvero a dare loro benessere? Purtroppo non è sempre così e si finisce anche inconsapevolmente per aderire ad un desiderio probabilmente mai realizzato del genitore senza concepire i limiti che probabilmente avrà il figlio con tutte le ripercussioni emotive e psicologiche di chi ha avuto imposto una disciplina.
È questo allora il tempo per riflettere sulle risorse che abbiamo a disposizione per consentire ai ragazzi un apertura alle loro scelte personali (lo sport è quel momento di svago che consente una scarica dalle tensioni quotidiane e non è solo competizione ma è benessere e rappresenta un canale privilegiato per potenziare la capacità di rispondere agli stimoli stressogeni con un attitudine mentale differente. Il risultato individuale nello studio e nello sport può essere determinato dalla combinazione di più fattori che sono l’attitudine, le competenze ma soprattutto l’orientamento psicologico. Scegliere serenamente e oltre le proprie aspettative personali che talvolta condizionano negativamente i percorsi dei propri figli è un grande antidoto all’insoddisfazione. Molti adulti vivono purtroppo questa condizione caratterizzata dalla percezione di non avere concluso abbastanza, di non avere raggiunto degli obiettivi importanti (fare il lavoro che piace o praticare un hobby desiderato) che sono invece le variabili per una soddisfazione e la completezza della persona.
A questo punto auguro buona riflessione a tutti. Non dimentichiamo che ameremo la vita se facciamo le cose per cui ci sentiamo in gamba e che ci piacciono e conseguentemente ci gratificano.
E allora buon inizio a tutti!
Di Francesca Aneli – EmmeReports