Oggi presentiamo Liborio Curione, artista siciliano e docente alla cattedra di Tecniche delle Incisioni dell’Accademia di Belle Arti di Catania; al Loggiato di San Bartolomeo, però, lo conosceremo come pittore.
Prima di scrivere della sua arte dobbiamo capire cosa significhi incidere, perché fotografia e mondo digitale ci hanno ormai allontanato dalla bellezza della stampa antica. Incidere significa lasciare una traccia, voluta, calibrata. Non è solo il segno di un passaggio, un’orma, ma è il frutto mirato di un gesto che consapevolmente crea una matrice. Il gesto, cioè, scava o lascia scavare ma quello che realizza è un semplice solco.
Quando il solco sarà riempito d’inchiostro, quando i suoi bordi saranno nuovamente puliti e la forza di un torchio spingerà le fibre della carta ad assorbirlo ecco allora che il gesto dell’artista troverà pace, nella riga indelebile e tattile che il foglio porterà per sempre sul proprio candido corpo. L’incisione, diretta come la puntasecca o mediata come l’acquaforte dove l’artista graffia la vernice e permette all’acido di lavorare sul metallo, è sempre un gioco di linee, è sempre il riflesso specchiato di una matrice scavata.
Nell’incisione la somma delle linee costruisce l’immagine, nella pittura di Curione che mantiene mano da incisore, lunghe pennellate di colore si intrecciano e si sovrappongono, nitidamente, e costruiscono lo spazio visivo.
Non troviamo campiture, tinte piatte ma solo un infinito gioco di intrecci e sovrapposizioni di linee. Queste opere vibranti di luce e colore ci restituiscono ampi e maestosi spazi naturali. Non raccontano, si presentano. Ogni riga, ogni solco cromatico è la narrazione della propria presenza.
Si pone all’osservatore, non lo illude, semplicemente è.
La sua pittura non rappresenta, crea uno stimolo visivo: non si finge realtà, si sostituisce al reale; come definisce questa scelta stilistica?
Cerco la purezza dell’espressione attraverso il segno. Libero lo spazio da tutti quegli elementi che appartengono alle consuetudini formali, per cogliere solo l’essenza dell’idea, la parte più intima. Il segno è la prima espressione dell’uomo/bambino.
Il segno: espressione ma anche strumento di mondi possibili?
Se pensiamo alle prime espressioni fatte di segni dell’uomo/bambino, queste nascono per possedere, per appropriarsi e conoscere lo spazio che lo circonda. Dai primi segni di comunicazione dell’uomo neolitico, ai primi scarabocchi del bambino. L’Opera nasce sempre dalla possibilità che l’artista ha nel mettersi in gioco con le proprie idee, verificarne i contenuti e le soluzioni tecniche nel contemporaneo artistico.
Esiste un concetto unico di arte?
Purtroppo o per fortuna non esiste una definizione plausibile di arte. Tutto può essere arte se l’aspetto tecnico, formale, iconico trasmette non solo le idee dell’artista, ma si lega al contemporaneo. L’arte deve tener conto della storia e porre le basi per una ulteriore analisi degli elementi che compongono l’opera.
L’opera di Liborio Curione porta il nostro sguardo oltre il turbinio della modernità e riallaccia un ponte con la terra dal cui grembo siamo nati, con le trasparenze e i riflessi del cielo, con le ombre dei colli, con il caleidoscopio di colori nei prati mossi dal vento. Curione sembra dirci, con la tecnica e coi soggetti, di guardare indietro tornando a rispettare tutto ciò che abbiamo ferito e mortificato.
BIAS a Palermo assume un significato particolare? Va oltre il tema della Biennale?
Palermo non è solo una capitale europea della cultura, è stata la culla di quella italiana e la madre della nostra lingua alla corte di Federico II: si pensi al “Convivio” di Dante e a tutti i poeti alla corte imperiale, Jacopo da Lentini per citarne uno.
È stata la patria dell’Europa unita, si pensi all’editto di Federico II, quando l’Imperatore conquistò la Sicilia ed espulse gli arabi tranne i maestri cartai; Palermo, partendo da questi presupposti, dovrebbe rivalutare il proprio passato e i monumenti per tornare ad essere ogni giorno una città europea ricca di storia e di cultura. Ecco, esporre a Palermo con questi presupposti, è una condizione ambita da tutti.
Cosa rappresenta BIAS?
È un evento in grado di riunire, simbolicamente, tutti i popoli della terra, all’interno di un solo contenitore e sotto lo stesso tetto, annullando tutti quegli elementi che creano diseguaglianza. È la ricerca della bellezza nella sua accezione più pura.
Liborio Curione, l’arte di distillare la natura in guizzanti linee di luce.
Liborio Curione a BIAS 2020 Palermo Loggiato di San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports