Oggi presentiamo l’artista cinese Guan Yuliang, nato nel 1957, è originario della provincia di Heilongjiang, nella parte settentrionale del paese, ai confini con la Russia e le steppe della Mongolia.
Membro della Chinese Artists Association, artista nazionale cinese di prima classe, è professore di Belle Arti all’Università di Shenzhen, una grandissima città commerciale sul delta del Fiume delle perle, nella provincia di Guandong.
L’Artista ha mantenuto, delle proprie origini culturali, il fascino e l’attenzione per l’individuo, per il suo fragile equilibrio, quasi rappresentasse un singolo universo nelle infinite praterie della vita. I suoi dipinti a inchiostro sono pionieri di una nuova estetica, pur rimanendo per abilità tecnica nel solco tradizionale della pittura cinese. La ricerca espressiva e il significato spirituale dell’arte di Guan Yuliang rappresentano un grande salto verso il futuro della pittura nazionale.
Cosa significa per lei esporre a Palermo, in Italia?
È sicuramente una grande opportunità per comunicare e condividere. Attraverso la Biennale ho potuto apprezzare il grande potere e l’energia dell’arte. In questo evento ho visto ciò che l’umanità ha sempre cercato: la speranza.
Perché BIAS è così importante?
Viviamo in luoghi diversi sparsi in tutto il mondo, è naturale che abbiamo lingue, culture e credenze differenti, ma la vita è ancora il nostro comune valore fondamentale. BIAS ci dà la possibilità di mostrare il nostro rispetto reciproco, di lasciare che l’arte ci parli direttamente. L’arte non ha confini: può penetrare tutte le menti.
Perché l’arte ha questa forza universale?
Io appartengo alla cultura orientale, sono un pittore cinese ma la mia mente è sempre attenta ai valori generali, all’estetica e all’espressione di tutti gli esseri umani. La mia arte non ha nulla a che fare con il rapporto fra Oriente e Occidente. Sono profondamente convinto, poiché siamo tutti uomini, che condividiamo le medesime preoccupazioni, soffriamo la stessa miseria, sia essa fisica o spirituale.
Cosa le ha ispirato il gioco, la sfida, il tema di questa Biennale?
Nel mondo contemporaneo abbiamo dovuto riconoscere la nostra confusione, l’ignoranza e la stupidità. Abbiamo visto che è difficile rompere la catena stretta intorno al collo, aprire le serrature bloccate dei nostri cuori. Credo ci sia davvero bisogno di calmarsi, di guardare l’universo, la natura, la vita stessa. Spero che le mie opere riescano in qualche modo a risvegliarci: come in uno specchio attraverso il nostro limpido riflesso. La nostra vita è fatta di sfide: parliamo,dipingiamo, intraprendiamo azioni. Sviluppiamo tutte queste idee sfidandoci, giocando creativamente.
La creatività si associa al gioco e lo migliora: per questo coscienza e consapevolezza sono da sempre temi centrali dei miei lavori.
Nel mondo moderno in un’epoca di grande crisi degli ideali e le persone, me incluso, si trovano ad affrontare un dilemma, una contraddizione fra la tentazione materiale e la ricerca spirituale.
Siamo divorati da desideri: fama e potere, natura umana distorta, coscienza distrutta, alienazione, bestialità e fantasmi; ma le nostre anime non sono disposte ad affondare, lottano per sbarazzarsi dalle catene in cerca della libertà spirituale. Questa contraddizione ha causato la nostra sofferenza mentale e ha creato una tragedia. Ironia della sorte è proprio la tragedia che ha stimolato il mio potere spirituale.
L’ho espresso con un colore forte perché credo che la tragedia possieda un potere estetico capace di purificare l’anima. Ho esagerato e deformato l’immagine originale degli esseri umani, ho modellato molti corpi distorcendoli per rappresentare l’abisso della gente moderna. Queste immagini sono fisicamente forti, esasperate per il dolore, simboleggiano le nostre anime: lottano e rifiutano di affondare. I loro occhi esagerati ci fissano, quasi fossero capaci di metterci in discussione.
L’Arte, come definirla?
Per me l’arte è il coraggio che noi uomini abbiamo trovato affondando nell’insignificanza, nell’oblio, nel vuoto. Quel coraggio che ci protegge dalla nostra insensatezza, solitudine e impotenza.
Guan Yuliang, l’arte come riscatto al crollo dei valori.
Versione in inglese dell’intervista:
What it means for you to exhibit in Palermo.
It is a great opportunity to share and communicate. Through this event, I saw the great power, the energy of art. I saw what mankind has always been seeking – hope.
What BIAS represents for you.
We live in different places all over the world, it’s naturally that we have different languages, cultures and beliefs, but “life” is still our common core value. BIAS gives us a chance to show our respect to each other, to let art speak for itself, for us, and art has no boarder, art can penetrate all minds.
Who are you, as an Artist
I’m Oriental, a Chinese painter, but my mind is always concerning with the overall values, aesthetics and expression of human beings. It has nothing to do with the relation between the East and the West. I deeply believe that, as we are all human beings, ultimately, we share the same concern, we suffer the same misery, physically or spiritually.
Explain your work and “the game”
In today’s world, we’ve seen our confusion, our ignorance and stupidity. We’ve seen that it’s hard to break the shackles around our necks and the locks on our hearts. I think we really need to calm down, look at the universe, look at nature, look at life it-self. I wish my works could somehow awaken us, and let us see our reflection clear, as a mirror.
In our lives, there are games all the time. We speak, we take actions, we paint, they are all some kind of ideas that we get in the game. I see creativity as an alternative way of expression in the game, so I have always used “consciousness” and “awareness” as core themes in my works.
Give your definition of art.
For me, art is courage that we, mankind, found in “none”, in “oblivion”, in “void”, which protects us from our senseless, loneliness and helpless.
Guan Yuliang a BIAS 2020 Palermo Loggiato di San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports