Oggi presentiamo Zhang Lanpo, fotografo, nato nel 1973 nella provincia cinese di Gansu, nella parte interna di questo immense Paese, in un’area dove rimangono tracce evidenti della cultura buddhista.
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Guangzhou è poi diventato docente in quella di Zhaoqing, entrambe le città sono invece nella provincia di Guangdong, che si affaccia sul Mar Cinese meridionale: è questa una provincia culturalmente molto aperta, già nell’Ottocento, agli scambi con l’Occidente.
Nell’estetica di Zhang Lanpo si fondono queste due anime così diverse che dialogano costantemente fra loro; interrogarsi sul flusso incessante degli esseri e porsi contemporaneamente fuori da questa corrente infinita, per cercare di renderla oggettiva e forse provare a comprenderla.
L’arte, cosa rappresenta per lei?
L’arte è il mio analgesico e la mia torcia quando cammino da solo nella notte.
Perché ha scelto di partecipare alla Biennale?
Per me BIAS è un interrogarsi collettivo, un tributo alle religioni e alla spiritualità dell’uomo. Io, che sono un artista cinese, focalizzo la mia fotografia sulla morte con l’obiettivo di ricostruire una visione della vita. In un mondo di realtà eterna che è molto più lontano ed esteso del mondo pulsante della vita, si deve affrontare una scelta difficile per esplorare ancora le profondità della natura umana.
È la storia apparentemente contraddittoria di funzionalità ed eccesso, di crimine e punizione, di umanità e divinità, pensiero e giudizio, occultamento e rivelazione. Questa serie di opposti trascina l’osservatore in un infinito turbinio di domande e di teoremi, in cui il continuo interrogarsi ne è forse la vera e unica risposta.
Quali soggetti troviamo nelle tre opere esposte, Le biografie dei giganti?
Nella prima l’artista ha costruito un gigantesco scettro, usando il fusto di un cannone e iscrizioni di un tempio: lo scettro è in una grotta e punta verso la luce. Zhang Lanpo si interroga sul rapporto fra potere e popolo, eroi e mortali. La storia modella il tempo, lo spazio, gli esseri umani. Nei sedimenti dell’evoluzione un fluido, costituito da infinite vite passate, come fosse greggio si espande e si allarga, in macchie dense, viscose, che non si possono rimuovere.
Nella seconda un braccio rattrappito e mummificato si protende in un antro, parzialmente illuminato. Successo o distruzione, anche questo segno autoritario è decaduto, ciò nonostante pesci e animali sgorgano o vengono assorbiti dal suo palmo, calamitati o intrappolati dalla mano del potere.
Nella terza i corpi senza vita di due bambini sono appoggiati su parti di altri corpi: un osso di elefante, una gamba. Attorno un turbinare di antichi rettili in competizione fra loro, mentre in basso, quasi schiacciato da quel che resta del piede appare il guscio vuoto del vestito di giada dell’Imperatore, ancora cucito dal suo filo d’oro.
Ogni sfida, ogni partita ha attacco e difesa, il suo svolgersi esprime una sorta di allegoria della realtà. I soggetti che ho fotografato erano parti di cadaveri e le ceneri di persone sconosciute. Giocavano ognuno nel proprio tempo e ora, nelle mie opere, dialogano nel gioco del tempo infinito.
Esporre a Palermo ha un particolare significato per lei?
Sì, perché la Sicilia è sempre stato il mio luogo prediletto: c’è un senso di felicità nel tempo e nello spazio. Il mio lavoro adesso è inondato dal sole abbacinante di Palermo.
Zhang Lanpo, l’arte di meditare sul significato infinito del tempo.
Versione in inglese dell’intervista:
Give your definition of art.
Art is my analgesic and my flashlight when I walk alone in the night.
What Bias represents for you.
For me, BIAS is a collective questioning and tribute to religions and beliefs.
Who are you, as an Artist.
I’m a Chinese artist. My photography continues focus on death, with a view toward reconstructing a view of life. In a world of eternal life that is far more distant and extensive than the world of life, he faces a difficult choice in re-exploring the depths of human nature; this is the contradictory history of functionality and excess, crime and punishment, humanity and divinity, thought and judgment, concealing and revealing. It is precisely this series of contradictions that draws him into the continued consideration and discovery of this subject.
Explain your work and “the game”.
Every game has offense and defense, which is a kind of preview of reality. The subjects I photographed were corpse specimens and the ashes of unknown persons. They used to play in time, and now, in my works, they have endless game time.
What it means for you to exhibit in Palermo.
Sicily has always been my favorite place. Let my work be bathed in the sunshine of Palermo, and there is a sense of happiness in time and space.
Zhang Lanpo, a BIAS 2020 Palermo Loggiato di San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports