Qualche giorno fa lo chef Natale Giunta aveva lanciato un appello attraverso i suoi profili social, a tutte le categorie colpite dal nuovo decreto di chiusura del Governo Draghi, per il Covid-19.
“Portiamo in piazza le nostre divise e gli strumenti da lavoro, che sono il nostro pane quotidiano e che ci vogliono togliere. Se stiamo in silenzio moriamo ogni giorno” aveva dichiarato il cuoco palermitano, annunciando una manifestazione pacifica di protesta, davanti al Teatro Massimo di Palermo, senza sigle politiche o sindacali.
“Tutte le categorie che soffrono per questa nuova decisione che ci uccide, sono invitate a far sentire la propria voce e a metterci la faccia come sto facendo io!” aveva aggiunto Giunta. “Mi rivolgo ai colleghi ristoratori, ma anche gli artisti, ai lavoratoti dei server, delle luci, dei negozi di abbigliamento da cerimonia, di confetti e tanti altri. La politica continua ad infierire su di noi e ci costringe a mandare a casa migliaia di dipendenti e lavoratori a quattro euro al giorno di cassa integrazione e ci costringono a fallire”.
E questa mattina, davanti al Teatro Massimo di Palermo, si è svolta la manifestazione pacifica, voluta dallo chef siciliano. Lunghi striscioni con su scritto “Uccisi dallo Stato” e “Risarcimenti immediati” e tantissime persone presenti per protestare contro il nuovo decreto di chiusura stabilito dal Governo Draghi, ristoratori, camerieri, proprietari di Pub, Dj, artisti, Weddings planner, fotografi e ovviamente cuochi, addirittura, chi col proprio bimbo in braccio.
Naturalmente tante Partite IVA, “i futuri poveri”, come li ha definiti Natale Giunta. Tanti lavoratori e professionisti che, dopo un anno di pandemia, tra decreti, ordinanze, zone multicolori, hanno perso, chi milioni di fatturato, chi addirittura il posto di lavoro. Perché, ricordiamo, se un’azienda non fattura, non incassa e non può pagare il proprio personale che, ovviamente, resta a casa.
“Non è più tempo di postare video con le ricette e di lievito, vogliamo lavoro e dignità. Gli italiani non parlano perché hanno paura. Così ci state uccidendo, vogliamo dal Governo chiarezza e coraggio” è stato l’appello dello chef Natale Giunta, rivolgendosi ad una piazza gremita di persone, che all’unisono hanno gridato ristori più veloci, efficaci e il coraggio di una scelta definitiva, che archivi definitivamente la politica delle aperture e chiusure a singhiozzo.
“Ci rendiamo conto che c’è una pandemia in atto e non vogliamo sminuire la gravità del problema” ha affermato Giunta “chiediamo però che siano adottate scelte più coraggiose e meno tossiche per le nostre categorie produttive. Chiediamo o il lockdown totale per tutte le attività e adeguati ristori subito, visto anche che i dati della diffusione dell’epidemia hanno dimostrato che chiudere solo noi non è stata la soluzione al problema, oppure una zona bianca con i protocolli di sicurezza, cioè aperture libere e totali con gli accorgimenti necessari, che in gran parte abbiamo già adottato su indicazione del governo sostenendo ingenti spese. Così non possiamo andare avanti in attesa che decideranno cosa fare con noi saremo già morti”.
Quello di oggi in piazza è stato un Natale Giunta veramente arrabbiato, con addosso la sua divisa di lavoro, la stessa che usa 12 ore al giorno, dentro la sua cucina, il suo posto di lavoro che non cambierebbe mai con nessun altro, dove ha trascorso gli ultimi 27 anni, avendo iniziato a lavorare all’età di 15, come ha raccontato oggi. Un lavoro amato, ma a causa del quale non ha mai trascorso un Natale o un Capodanno a casa con la sua famiglia. Una professione che, a causa della pandemia, ha tolto, a lui e a tanti altri presenti oggi in piazza, il sonno della notte.
Lo chef siciliano ha tuonato contro lo Stato che distribuisce solo briciole, ma pretende che vengano pagate le tasse, a partire dalla Tari e contro la zona arancione al sud, che di fatto, non serve a nulla, mentre il nord, in zona rossa, viene aiutato economicamente.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports