Elisabetta Luparello è nata nel 1992, “nel periodo compreso tra le stragi di due uomini che rendono, dovrebbero rendere, ogni palermitano orgoglioso di essere tale”. Per la responsabile della Lega Giovani di Palermo, “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentano la Giustizia, sono stati e saranno per sempre un modello, un esempio da seguire, sono e saranno per sempre la lotta contro la criminalità organizzata, la prova che la mafia, essendo un fatto umano, può essere combattuta e debellata”.
Il papà di Elisabetta è un sovrintendente della Polizia di Stato ed ha tanti zii nell’Arma dei Carabinieri. La Giustizia è un valore che nella sua famiglia si apprende sin da piccoli, come il rispetto delle regole e degli organi incaricati a farle rispettare.
Il nonno, invece, Nino Sgroi, era un giornalista e fotoreporter dell’ANSA. Si occupava di cronaca nera. E’ stato lui a raccontare a Elisabetta, per primo, la storia dei due magistrati palermitani uccisi dalla mafia. Quando era piccola le mostrava qualche scatto inedito, dicendole che “avremmo dovuto fare di più per proteggerli, per difendere il loro preziosissimo lavoro”. Elisabetta era una bimba e non capiva perché il nonno le dicesse “avremmo dovuto”, adesso che è una giovane donna, però, è tutto molto chiaro.
Elisabetta, sono trascorsi undici mesi dalla Sua nomina a coordinatrice provinciale della Lega Giovani di Palermo, ci racconta come è andata?
Sono stati undici mesi intensi, affascinanti. Un costante lavoro di crescita, sotto tanti punti di vista, professionale e personale. Il mese successivo alla nomina, il Lockdown, e chi poteva immaginarlo. Questo non mi ha fermata, non ha fermato i giovani della Lega che mi onoro di rappresentare. Abbiamo sfruttato tutti i mezzi che la società moderna ci mette a disposizione organizzando incontri, webinar, meeting e videoconferenze. Undici mesi fa la Lega Giovani era praticamente inesistente, adesso siamo una realtà concreta e tangibile. Ho iniziato, da subito, a collaborare con i commissari cittadini della Lega iniziando a creare la struttura della Lega Giovani della provincia di Palermo ed ho proceduto con le nomine: il responsabile provinciale dei social ed i coordinatori comunali. I ragazzi, che certamente hanno come modello politico un leader come Matteo Salvini, hanno tanta voglia di cambiamento ed un unico obiettivo: riprendersi il futuro.
Le ragazze e i ragazzi della sinistra scendono spesso in strada a protestare con cortei e presidi. Difficilmente vediamo, qui a Palermo, i giovani della destra fare altrettanto.
Causa i repentini cambiamenti della società, ed i mutamenti economici e lavorativi verificatisi, anche con l’avvento della globalizzazione, le distinzioni, le differenze tra sinistra e destra non sono sempre state così nette come in passato. Da sempre, e per sempre, Destra e Sinistra si sono contraddistinti, e quindi naturalmente caratterizzati, per valori e temi. Anche noi scendiamo in piazza per manifestare il nostro dissenso verso provvedimenti, riforme e decisioni imposte dall’alto. Abbiamo manifestato di recente fuori il cimitero dei Rotoli, in forma statica causa Covid, per manifestare contro l’inerzia dell’amministrazione Orlando dinanzi ad uno scenario triste e sconvolgente: ci sono più di 700 salme in attesa di una degna sepoltura; abbiamo organizzato una manifestazione per e con gli armeni; abbiamo manifestato fuori il Palazzo di Giustizia in sostegno dei praticanti avvocato, che hanno ricevuto comunicazione del rinvio degli esami tramite un post su Facebook dal Ministro della Giustizia.
Non sarete troppo morbidi?
Noi non siamo “morbidi”, semplicemente, anche durante le manifestazioni, rispettiamo le regole, mantenendo ordine, rispettando le forze dell’ordine e non utilizzando inutile violenza.
Elisabetta, perché ha scelto di entrare proprio nella facoltà di Giurisprudenza?
Al liceo studiai, tra i tanti, il Cicerone britannico, uno dei principali precursori del Romanticismo inglese, Edmund Burke. Scrittore, filosofo e politico sullo studio del diritto affermava che “rende gli uomini acuti, curiosi, abili, pronti in attacco, pronti in difesa e pieni di risorse”. Mi colpì molto. L’idea di una formazione che renda le persone “pronte in attacco” e “pronte in difesa” ha qualcosa di incredibilmente affascinante, lei non trova? Uno studio che fornisce gli strumenti per vivere in una società così difficile e dinamica. A questo uniamo l’innata passione per l’oratoria e per la giustizia. Mi è parsa la scelta più adeguata.
Cosa rappresentano per Lei la Giustizia e la Legge?
La Giustizia è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, secondo la ragione e la legge. La Giustizia è una virtù, il potere di realizzare il diritto. La Giustizia è un valore inviolabile, il momento in cui la Legge scritta diventa fatto, tutela per gli uomini e le donne vittima di comportamenti ingiusti.
Elisabetta, poi ha scelto di entrare in politica, perché?
Sono arrabbiata. Innamorata perdutamente della mia Terra, delle mie origini, della mia cultura, ma incredula di fronte a tanto menefreghismo che troppo spesso risiede nei grandi Palazzi. Non capisco come si possa restare inermi dinanzi ai problemi seri che affliggono l’Italia e gli italiani e perder tempo a discutere di argomenti futili. Qualcuno dovrà pur avere a cuore il nostro futuro. Vorrei fare la mia parte, contribuire a restituire dignità ad una Nazione bella e maltrattata come la nostra.
Perché proprio Lega?
La Lega di Matteo Salvini è il partito che più mi rappresenta. Ne condivido principi e valori. E’ il difensore più deciso dell’identità culturale degli italiani, dei valori tradizionali, della sicurezza contro la criminalità e il terrorismo fondamentalista ed è l’unica strada che hanno gli italiani per salvare l’Italia dalla crisi e dal declino. Lega è protezione del Made in Italy e del lavoro italiano dalla concorrenza sleale creata da una globalizzazione senza freni; revisione dei trattati europei per il recupero della Sovranità nazionale e delle autonomie locali nei confronti dei diktat di Bruxelles; Flat Tax; Quota 100 e difesa dei confini dall’invasione, troppo spesso incontrollata, degli immigrati con i Decreti Sicurezza. E’ stato l’unico partito a votare contro il Fiscal Compact e la Legge Fornero dando prova di coerenza e correttezza, valori che in politica sono rarità. Lega è stata una scelta naturale e scontata. Chi crede nella Nazione, come me, non può non schierarsi con chi rivendica con più forza la Sovranità Nazionale e popolare.
C’è chi crede che la Lega di Salvini sia sempre quella di Bossi. Elisabetta, ovviamente per Lei non è più così, giusto?
Matteo Salvini ha ereditato da Bossi una “Lega Nord” ormai al collasso, ridotta appena al 4% con scandali annessi. L’ha rigenerata. Il compimento di questa trasformazione è avvenuta con la cancellazione delle parole “Nord” e “Padania” dal simbolo e dall’annuncio della nascita della “Lega Salvini Premier” con la definitiva cancellazione di ogni richiamo alla secessione, nei fatti già da tempo abdicata in favore di un condivisibile federalismo perseguito con normali metodi democratici. Matteo Salvini continua a testimoniare, dando prova delle effettive trasformazioni, percorrendo in lungo e in largo tutta la nostra Penisola, schierandosi a fianco delle popolazioni meridionali su tante battaglie sociali e territoriali, facendo eleggere centinaia di consiglieri comunali, sindaci e amministratori locali. La Lega oggi è Matteo Salvini.
C’è una donna in politica a cui si ispira e perché?
Ci sono tante donne meritevoli di stima politica e personale. Tra queste è certamente modello da seguire l’avvocato e Sanatrice della Lega Giulia Bongiorno. Stimata nella sua professione, è anche persona retta, determinata e preparata. E poi è palermitana, come me. Mi piace la chiarezza e la capacità di essere pacata e diretta della nostra eurodeputata Francesca Donato e la determinazione e la voglia di lottare con le donne e per le donne della deputata all’Assemblea Regionale Siciliana Marianna Caronia, con la quale ho avuto l’opportunità e la fortuna di lavorare durante il suo, seppur breve, passaggio in Lega. Cerco di imparare da chi credo abbia qualcosa da insegnare anche in accezione negativa, in quel caso a come non vorrei mai diventare.
Tante polemiche nei giorni scorsi per il fatto che non ci sono donne nel Governo del Presidente Musumeci. Elisabetta, qual è la Sua opinione in merito?
Purtroppo la Sicilia è ancora lontana dagli obiettivi di realizzazione piena di un sistema di pari opportunità. Lo dico con rammarico e tristezza, ma la colpa non è certamente del Presidente Musumeci, con il quale ho avuto il piacere di dialogare sul tema delle donne e posso certamente affermare che la sua posizione coincide con la mia.
E qual è?
Le donne rappresentano anche in politica un valore aggiunto per qualità e capacità oggettivamente differenti rispetto a quelle degli uomini. Ha chiesto più volte alle forze politiche di far si che la parità di genere non sia soltanto predicata ma anche praticata. Delle donne manager siciliane hanno scritto a Musumeci, per protestare, affermando che la nostra Regione è tra le ultime in Italia per democrazia paritaria, invitandolo a porre in essere tutti gli atti necessari per rimediare ad una scelta che viola il principio costituzionale di uguaglianza tra i generi e che si pone in contrasto con la stessa legge regionale n.26 del 2020 che, all’art.3 dispone, per le prossime legislature, la nomina degli assessori da parte del Presidente, debba essere effettuata assicurando che ogni genere sia rappresentato in misura non inferiore ad un terzo. Sposo la causa, ma non credo che la protesta debba avvenire contro il Presidente Musumeci, piuttosto contro la società ed il sistema maschilista italiano.
Pensa che ci sia ancora una sorta di maschilismo nel mondo del lavoro e della politica italiana?
Le cifre della disuguaglianza sono inequivocabili. Le statistiche indicano che gli uomini detengono una parte assolutamente sproporzionata nel mondo del lavoro e della politica. Divario che si verifica anche nella retribuzione visto che le donne guadagnano meno degli uomini nell’UE con una media del 16% in meno all’ora. Anche se il principio di parità di retribuzione per i pari lavori venne introdotto nel Trattato di Roma, il cosiddetto divario retributivo persiste con miglioramenti marginali raggiunti solamente negli ultimi dieci anni. La politica è ancora lontana dall’essere un luogo in cui uomini e donne hanno lo stesso peso. Anche nell’attuale esecutivo la situazione non cambia: considerando anche sottosegretari e viceministri, gli uomini rappresentano l’80% della squadra di Governo.
Elisabetta, è proprio tutto da buttare il lavoro di Leoluca Orlando?
No, ma se consideriamo da quanti anni ricopre l’incarico di Sindaco possiamo renderci conto quanto poco abbia fatto per Palermo. Nessuno mette in dubbio che negli anni Novanta Orlando si sia avvalso di un movimento di opinione che ha preso piede in una città dilaniata dalla criminalità, divenendo simbolo di un tentativo di riscatto. Ma quel tentativo non è riuscito perché la legalità serve, ma da sola non basta. Palermo è stata privata di una programmazione sistematica e concreta, nessun investimento per i Giovani e si vive di “emergenze”: gli allagamenti, le buche, le bare abbandonate, le pratiche bloccate al Suap e molto altro.
Il sindaco dell’accoglienza. Giovani siciliani e italiani costretti ad emigrare per mancanza di lavoro, non pensa che sia lo stesso per i giovani che scappano dall’Africa?
La politica dell’accoglienza del Sindaco è stata un flop, un clamoroso fallimento. Voleva dimostrare a Salvini che i palermitani erano pronti ad accogliere in casa migranti a tal punto da inventarsi un bando comunale cui hanno risposto 4 famiglie su 262 mila censite in città. Che si occupasse si Palermo e dei palermitani! Quando i giovani siciliani emigrano portano con sé i documenti che li rendono riconoscibili ai giusti controlli della Regione o dello Stato ospitante, rendendo il loro ingresso, in qualunque parte del mondo, facile e, soprattutto, sicuro. Si tratta di ragazzi insoddisfatti e meritevoli, alla ricerca di un tenore di vita degno delle loro capacità e del loro titolo, visto che molto spesso si tratta di laureati. “Cervelli in fuga”, con carte d’identità e passaporti emigrano, purtroppo aggiungerei, senza sotterfugi. La politica italiana potrà dire di aver vinto quando riuscirà a fermare questo fenomeno triste e frequente. I ragazzi che arrivano dall’Africa regolarmente sono i benvenuti in Italia, per non parlare di chi scappa dalle Guerre. Purtroppo però non è quello che avviene con regolarità in Italia con il fenomeno dell’immigrazione clandestina. E’ solo business: persone sfruttate da chi, intanto, si arricchisce alle loro spalle. Se qualcuno, privo di documento di riconoscimento, provasse ad entrare in casa sua senza chiederle il permesso, lei come reagirebbe?
E vorrei ricordare che nonostante siano l’8.7% della popolazione, i migranti sono responsabili del 42% degli stupri in Italia. Non credo serva aggiungere altro.
Elisabetta, cosa prevede per il Suo futuro, diventare un importante magistrato o un brillante politico?
Certamente importante e brillante. Ho tanta Fede e Dio ha un ruolo troppo importante nella mia vita. Sia fatta la Sua volontà.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports