Alle 21:15 del 3 settembre 1982 colpi di mitra sparati da un AK-47 terminavano la vita il Generale C.A. Carlo Alberto Dalla Chiesa. Morivano con lui la moglie Emanuela Setti Carraro e l’Agente Scelto della Polizia di Stato Domenico Russo.
“Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli” affermava il Prefetto di Palermo che nei mesi in cui fu a Palermo, inferse un duro colpo alla mafia, compiendo una serie di arresti, nonostante le continue minacce di morte alla sua persona.
Sempre fedele alla Patria, il Generale affermava che “Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi. Non possiamo delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti”.
Indossò la sua uniforme per tutta la sua vita, tanto che ai funerali, la figlia Rita rimosse la corona di fiori inviata dalla Regione Siciliana, volendo sul feretro del padre il tricolore, la sciabola e il berretto da Generale.
“Il Generale Dalla Chiesa ha lasciato sia un esempio nei rapporti come Comandante tra i Carabinieri, sia un esempio come rappresentante dello Stato con la cittadinanza” ha affermato il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Generale C.A. Giovanni Nistri.
“In un caso o nell’altro” ha continuato Nistri “un’azione ispirata non solo alla professionalità o alle leggi, ma soprattutto nei confronti degli altri. Che fossero cittadini, che fossero collaboratori o criminali, lui poneva il rispetto della dignità umana, intesa sia come dignità morale che fisica. Ha lasciato all’Arma dei Carabinieri la sua professionalità, lo studio, l’applicazione, la dedizione, il rigore che devono essere un normale complemento per tutti”.
Il Generale Nistri ha ripercorso la carriera militare del Generale Dalla Chiesa rievocando le parole con le quali sosteneva che “il miglior modo di combattere la mafia è garantire al cittadino i propri diritti che viceversa diventerebbero solo appannaggio di pochi”.
Durante la celebrazione eucaristica in Cattedrale per ricordare Il Generale Carlo Aberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’Agente Scelto della Polizia di Stato Domenico Russo, il Monsignor Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, ha detto che “Come Simon Pietro, Dalla Chiesa è rimasto fedele ad una chiamata. Lungo tutto l’arco della sua vita e nei diversi ambiti del suo servizio svolto nell’Arma dei Carabinieri o come Prefetto di Palermo. Ha messo a disposizione la sua vita, la sua professione, la sua intelligenza, la sua esperienza, non temendo di gettare le reti in pieno giorno per combattere le organizzazioni mafiose e terroristiche, per liberare il nostro Paese dall’illegalità a dalla violenza”.
“Un uomo delle Istituzioni fedele al suo mandato: liberare gli uomini dalla sofferenza generata da altri uomini disumani, riscattare la città degli uomini dalle voragini infernali dei sistemi criminali paralleli allo Stato” ha continuato il Monsignore.
Alle ore 12:00, in via Vittorio Emanuele, è avvenuta, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e del Sindaco di Palermo, la deposizione floreale presso la stele dedicata al Generale Dalla Chiesa, da parte dei bambini dei quartieri Cassaro, Ballarò, Danisinni, Capo e Albergheria, connessa alla festa dell’onestà promossa dall’Associazione Cassaro Alto.
“La morte del Generale Dalla Chiesa” ha dichiarato Leoluca Orlando “ha segnato la storia di Palermo e del suo percorso di liberazione dalla mafia e dalle collusioni fra mafia e pezzi della politica. Dalla Chiesa fu vittima, non fu il primo né purtroppo l’ultimo, di quelle menti raffinatissime che negli anni insanguinarono Palermo e la Sicilia in una guerra che vide la mafia governare e guidare parte delle istituzioni contro lo Stato e i cittadini. È un passato che abbiamo lasciato alle spalle ma che non possiamo né dobbiamo dimenticare proprio per rendere il giusto e doveroso omaggio a quei tanti caduti per la libertà di noi tutti”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports