Oggi presentiamo Anna Sances, scenografa e costumista che irrompe sulla scena della Biennale con un’installazione in cui lo spettatore si immerge trovandosi solo con sé stesso.
Perché coinvolgere completamente l’osservatore spaesandolo, straniandolo dalla realtà?
Perché l’arte è un linguaggio che non è composto da soli segni e suoni, investe tutti i sensi e tocca le persone nel loro intimo, non è necessariamente funzionale, ma è straordinaria in quanto riesce a rendere il superfluo indispensabile! Come ogni lingua l’arte è fraintendibile e spesso difficile da comprendere; non è per tutti ma, nel suo essere irripetibile, può risiedere ovunque.
Non necessariamente è sinonimo di precisione esecutiva o di serializzazione componendosi di istanti unici e irripetibili; questo la distingue dal fine artigianato, anch’esso squisito ed appagante ma a cui manca quel gesto innato che viene impresso in ogni propria opera dall’artista, creatore così di pezzi unici.
Entriamo nel vivo dell’opera, ci si trova immersi nell’oscurità, decontestualizzati. Davanti a noi dei segni, forse simboli, e una bambola che ha per volto uno specchio. L’osservatore la guarda e mentre ne cerca il viso vede sé stesso. Funziona così?
Sì, possiamo dire che l’osservatore improvvisamente prende coscienza dei sogni e dei fantasmi della propria infanzia, si rende conto del proprio percorso e può scoprire cosa abbia raggiunto, quali tabù abbia saputo infrangere, quali invece siano ancora presenti. Mi piace definire la mia installazione Gothic Pop con una brezza glamour di Carnaby Street: è un tuffo a ritroso nel passato di ognuno di noi.
L’ho intitolata “Like a Doll”, è composta da tre elaborati che tutti e tre insieme raccontano il gioco del tempo. La bambola, regina dei giocattoli e altri pupazzi che vengono utilizzati dai bambini per rapportarsi al mondo reale ed affacciarsi al mondo degli adulti, sono una sorta di avatar in cui si proietta la propria immaginazione ed anche un’immagine ideale di sé stessi. La bambola ha una valenza ambigua che mette spesso in soggezione con il suo sguardo vuoto in cui ci si può perdere ma che non giudica.
Il volto sostituito con uno specchio lo sottolinea. Una volta cresciuti, siamo il frutto dei nostri giochi e creeremo nuovi avatar con cui ci rapporteremo alla gente, come bambole di noi stessi!.
È un’installazione fatta per aiutarci a guardarsi dentro, a fare i conti con la propria identità nascosta?
Può essere. In un quadro la bambola siede sui pupazzi che rappresentano il proprio passato ed è immersa nei propri pensieri che evadono fuori dall’immagine e brulicano come a creare un accenno di cornice. Nell’altro quadro la bambola diventa sia evocazione che donna. Il costume da bambola, invece, è un lavoro durato anni, frutto del tempo, di materiali che provengono da miei spettacoli teatrali e donazioni di persone incontrate durante la mia vita.
Il mio desiderio è che le persone possano specchiarsi all’interno di questa bambola e lasciare al di fuori sé stessi; vorrei dar loro la possibilità di vedere la propria vita e il mondo da un altro punto di vista, vestendo i panni di qualcun altro, diventando per un istante loro stessi icone, santi in un reliquiario.
In tutti e tre gli elementi ci sono teschi e maschere, ponti ineludibili col mondo reale.
Cosa le sta dando BIAS?
Io sono una scultrice d’idee, il mio desiderio più grande è far sognare tramite i miei sogni o comunque donare un’emozione, qualunque essa sia.
BIAS permette di aprirci al confronto, di sprigionare quanto abbiamo maturato dentro di noi. È magnifico esporre al loggiato che si affaccia sul mare, uno spazio con un’incredibile energia e potenziale. Questa edizione, inoltre, nei tanti ostacoli vissuti a causa della pandemia ha allo stesso tempo incastonato e fatto brillare ancora di più la volontà di questa incredibile figura di mecenate e artista che é quella dell’Avvocatessa Chiara Donà Delle Rose.
Una donna che ha deciso di scrivere un capitolo ambizioso della storia al femminile, puntando in questo progetto e navigando inarrestabile in questo mare d’incertezza: un esempio di come rendere l’impossibile… Possibile!
Anna Sances, guardarsi dentro con gli occhi dell’anima.
Anna Sances a BIAS 2020 Palermo Loggiato San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports