Oggi presentiamo Gaetano Barbarotto, artista palermitano che ha cercato nuovi percorsi in una realtà culturale lontana dalla propria terra d’origine.
Barbarotto negli anni Settanta, senza abbandonare le proprie vivide radici mediterranee, si proietta nella scena culturale milanese inserendosi nel mondo di Brera, dove ha avuto occasione di conoscere molti altri artisti contemporanei tra cui Migneco, Togo, Bardi, Zancanaro e Treccani.
Questi gli hanno permesso di perfezionare le proprie tecniche artistiche e, allo stesso tempo, di assorbire una sensibilità su nuovi orizzonti tematici, dilatando improvvisamente la sua ricerca.
Origini siciliane e orizzonti metropolitani; cosa significa vivere e legare due mondi così lontani?
Il lavoro mi ha indotto a fare spola tra Milano e Palermo, la mia città, che amo e vivo intensamente e alla quale devo molto in termini artistici. A Palermo ho potuto esprimere la mia arte liberamente creando opere volte a stimolare l’interesse verso temi sociali che troppo spesso vengono ignorati.
Ritengo che l’arte nel suo significato più ampio comprenda ogni attività umana che – svolta singolarmente o collettivamente – porti a forme di creatività e tecniche espressive. Se queste raggiungeranno un livello artistico riusciranno sicuramente, con il proprio sublime linguaggio, a trasmetterci emozioni!
Qual è l’importanza della Biennale e perché ha valutato positivamente la scelta di Palermo come una delle sedi espositive?
Per me BIAS rappresenta un grande momento di incontro culturale, uno scambio ed un confronto che nascono al centro del nostro Mediterraneo, per poi propagarsi in tanti altri luoghi. BIAS ha l’unico fine di presentare e comunicare l’arte a tutti, superando ogni barriera e aprendosi a qualsiasi lingua e religione.
Per questo è importante il messaggio, proprio perché non è una mostra, la vetrina di uno stile, ma un luogo dove ognuno può presentare ciò che sente importante, coinvolgendo ed emozionando gli altri, rompendo gli schemi e portando il frutto della propria ricerca.
Esporre a Palermo, cuore storico dei commerci marittimi, crocevia di diverse culture e religioni , città riconosciuta nei secoli per le eccellenze artistiche e gli uomini illustri che hanno rappresentato degnamente la città, è dare il proprio contributo ad un flusso millenario di idee, di filosofie, di sensibilità.
Quale posto migliore per ricominciare a creare dopo i giorni bui del lockdown? Quale motivo in più per ricominciare a dipingere ed esprimere ciò che per me è importante comunicare?
Come lega le sue opere al tema del gioco?
Direi attraverso i contrari. Il gioco è sicuramente uno spazio di naturale libertà, un momento di innocenza e di esplorazione, è la capacità di cancellare barriere e trovare la forza dell’immaginazione. Troppo spesso restiamo ingabbiati nelle regole della vita, di una vita che ci opprime e ci nega diritti fondamentali.
Prendere un rifiuto e trasformarlo in pesce, elemento di un banco che agisce con un’intelligenza collettiva, che agisce per il bene comune è la vittoria dell’immaginazione, del rinascere; dare a una lamina di metallo usata quella potenza creatrice che sa portarci in una nuova scala di valori, rispettosa dell’ambiente: Negare lo scarto.
La chiocciola che col suo strisciare nega i confini imposti dall’uomo burocrate irrispettoso di questa sua fondamentale libertà: Negare le costrizioni. Pensiamo al gioco e al giocare, che sono da sempre presenti nella quotidianità dei bambini. Credo che ogni fanciullo abbia il diritto al proprio tempo del gioco, mentre gli adulti sovente rubano questo tempo prezioso ai bambini. Ci sono bambini che non giocano alla pace ma alla guerra, impugnando le armi e imitando gli adulti nei contesti di conflitto dove sono nati. Ho voluto fare una denuncia sociale di questa piaga che interessa molti teatri di scontro armato nel mondo.
Negare l’innocenza, negare la libertà, negare la rinascita; attraverso i suoi opposti riscopriamo quel che il gioco è: spensieratezza, esplorazione, trasformazione. Negare è il nostro limite, quello che invece di bimbi ci rende vittime, invece di liberi ci rende schiavi: Negare è il contrario di vivere.
Gaetano Barbarotto, la coscienza di quello che non avremmo mai dovuto essere.
Gaetano Barbarotto a BIAS 2020 Palermo Loggiato San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports