Oggi presentiamo Nancy Sofia che ci guida su un doppio binario nell’interpretare il concetto del gioco e del tempo, tema di questa Biennale. Partiamo dall’Artista, che ha una visione globale ed ampia dell’umana necessità di costruire mondi estetici.
“Per me l’arte è manifestazione emotiva, il bisogno di creare in svariate maniere: pittura, scultura, poesia, canto, musica, teatro, ballo. L’arte è come il gioco: necessario, emotivo, formativo, appagante. L’arte è creatività: è la cura dell’anima. Ma io esprimo le emozioni con l’unico mezzo che mi è naturale: la pittura. Fin da piccola l’ho fatto e così farò finché mi sarà possibile” afferma l’Artista.
Nancy Sofia, pittrice palermitana, formata alla scuola del nudo, si estrania dalla luce solare ed abbacinante della propria terra e sembra più scavare nella memoria, personale e collettiva, alla ricerca di questo doppio binario.
Da una parte si concentra sul tema del gioco indagandolo a livello pedagogico nei due momenti in cui il bambino viene formato nel contesto di una cultura tradizionale; bimbi impegnati sulle costruzioni e sulla velocità, bimbe amorevoli concentrate sugli affetti e sui gesti materni. Oppure nel salto bambini che sfogano il proprio impeto in un gesto non sguaiato, libero ma armonioso, uniti per darsi coraggio.
“Nella mia opera – mi spiega l’Artista – rappresento il gioco come un’azione svolta apparentemente a scopo ricreativo. La semplice descrizione sembra esplicita ma il senso è molto profondo, perché ne manifesta l’importante e necessaria attività per uno sviluppo psicofisico. L’uomo fin da piccolo sviluppa le prime regole del rapporto educativo, sociale, morale, l’accettazione delle regole date dall’educatore e la relazione con gli altri proprio attraverso il gioco”.
Dall’altra parte Nancy Sofia compie invece un’importante operazione di gioco culturale e si riappropria di un linguaggio figurativo apparentemente dimenticato, quasi fosse stata presente alle interminabili discussioni letterarie di metà Ottocento al Caffè Michelangiolo, di Firenze.
In quelle sale fu elaborato ciò che per spregio venne detto macchiaiolo e che si fece forma d’arte, avanguardia, apripista anche dell’impressionismo. Questo modo di dipingere che appartiene al linguaggio visivo costruito sul guardare e rendere l’immagine all’osservatore con campiture e spatolate, con tocchi di luce e colpi di pennello.
Un linguaggio che fu elaborato in contrasto con l’Accademia e che sembra appartenere ormai ad un mondo concluso. L’artista invece lo recupera, giocando nella memoria collettiva e nella storia delle nostre forme espressive, per fargli dire altro: il dipingere per macchie in queste opere ci aiuta oggi ad interrogarci sulla pedagogia del gioco, sul ruolo dei sessi, sull’empatia, sulla solidarietà.
Con forme e modi appartenenti al passato l’opera si interroga sui grandi temi del contemporaneo, rappresentando ciò che ormai a noi manca: una guida, un’armonia, una serenità dentro ad una struttura sociale solida e pluralista. Qui, credo stia il gioco sottile di Nancy Sofia, che usa con maestria le forme dell’Ottocento per porsi le domande dell’oggi. Lei ci porta un solido punto di vista, una propria concezione del mondo, un sostegno morale a quanto dipinge e la sua voce si integra in questo coro di opinioni e di culture che danno corpo alla Biennale.
“BIAS rappresenta una grande opportunità di divulgazione delle mie emozioni. E’ come una finestra sul mondo o come un volo in luoghi per me lontani. BIAS racchiude in queste quattro lettere la sintesi di una grande cultura internazionale d’arte contemporanea e di grande attenzione alle serie problematiche dell’Uomo e delle etnie. E – conclude – esporre a Palermo per me è un vanto, così diciamo noi Siciliani, riconoscendo a questa città culla di una grande cultura la capacità di competere nei suoi spazi espositivi con tutte le altre grandi metropoli moderne”.
Nancy Sofia a BIAS 2020 Palermo Loggiato San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports