Oggi presentiamo Gabriella Lupinacci, artista architetto e per tanti anni promotrice del patrimonio culturale siciliano, della sua fruizione e della sua valorizzazione. Di questo impegno e della sua personale esperienza restano, filtrate in trame sottili, cangianti e luminose, opere di rara delicatezza. Come gli acquarelli tunisini di August Mackesono i colori e non i soggetti a svelarne l’estetica ma soprattutto l’etica.
Secondo Lei il fare dell’arte e il gioco del cercare sono un viaggio attraverso le vicende della vita o una strada introspettiva in cui specchiare la nostra universalità?
Io, parlo per me naturalmente, esploro in continuazione, studio e sperimento per una tecnica sempre più materica e al tempo stesso particellare. Ricerco all’interno di me stessa, per superare i miei limiti conoscitivi.
L’Arte, per me, libera i luoghi del viaggio reale e quelli dell’inconscio; i contenuti vissuti o immaginati. L’arte fa rivivere in me tutte le forme dell’essere, senza che il reale psichico o artistico abbia a che vedere con il naturale. Mi permette di entrare nel gioco della trasfigurazione che scandisce il divenire, il mutamento, il risultato del conflitto, del caos, di quel turbinio dove al centro siamo noi, anime in viaggio, sagome in luce e in ombra.
È un gioco dove gli elementi pittorici contribuiscono a creare quella leggerezza, oggi più che mai necessaria, che aiuta a liberarsi dalla paura e dal risentimento. Le potenzialità ottiche ed affettive del gioco e del tempo sono l’uomo e la sua socialità.
Perché è importante partecipare a questa Biennale? Quale messaggio si può portare al pubblico?
BIAS è una pietra miliare perché i temi che propone sono di grande attualità e profondità di pensiero. La selezione è rigida, obiettiva ed assolutamente gratuita. Fa capire che per essere artisti è necessario studiare moltissimo e aprire mente e cuore per trovare un percorso di vita ed un linguaggio unico e personale come chiave stilistica. E bisogna perseverare, sperimentare, non essere mai soddisfatti di sé stessi, superare i limiti, i pregiudizi, i luoghi comuni.
BIAS è il ponte ideale tra oriente e occidente. La sua fondatrice Chiara Donà dalle Rose, è un avvocato di grande fama, ama l’arte ed è carica di idee, astrazioni e proposte, pronte a scuotere i pensieri e le coscienze attraverso dibattiti costruttivi. Si muove con poche parole e molti fatti, per fare capire che la cultura è impegno, azione e dedizione.
BIAS ci permette di comunicare qualcosa di universale che supera gli ostacoli della lingua, di luoghi, tradizioni e culture. La Biennale è un luogo d’incontro, di autentica globalizzazione, cioè condivisione dei diversi linguaggi dell’arte, della vita e dei sentimenti umani. L’arte valica le frontiere ed arriva là dove nulla è scontato, ci offre alternative, nuovi mondi, appaga le nostre aspirazioni e scuote coscienze ed immaginazioni.
Secondo Lei l’arte riflette l’anima o il mondo?
L’Arte è futuro, forza, benessere economico e dello spirito. Tutto può partire dall’Arte che è il sommo e libero pensiero dell’uomo senza catene. L’Arte in Sicilia, in Italia, nel mondo può dare lavoro e gioia a tutti.
Mezzo di traduzione, integrazione, amplificazione, sublimazione tanto della gioia, quanto del dolore e poi in mezzo: leggerezza, umorismo, rabbia ed inquietudine. Enfatizza i vissuti, le visioni, consentendo di sperimentarli nella pienezza del loro significato.
Arte è studio, ricerca, liberazione da chiacchiericci, violenze sociali, ipocrisie, pregiudizi, presunzione, attaccamenti terreni. Per me è anche una musica indescrivibile, una melodia non udibile all’esterno.
È un canto d’amore che mi accompagna da quando ero bambina: incondizionato, illimitato, immutabile nella creazione ed al tempo stesso fragile e passeggero come gli anni della vita che passano.
Gabriella Lupinacci, i colori dell’anima, di un’anima fatta di luce.
Gabriella Lupinacci a BIAS 2020 Palermo Loggiato San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Da anni seguo con interesse ed ammirazione i lavori pittorici di Gabriella Lupinacci. La sua pittura è un crescendo di consapevolezza culturale, di ricerca del bello della natura e dell’uomo, ma anche denuncia delle azioni negative e distruttive di questo tempo in cui viviamo.