Cari lettori,
questa settimana mi voglio occupare di un concetto apparentemente disconosciuto ma fondamentale e alla base dei nostri comportamenti: il rinforzo. Ma che cosa è veramente il rinforzo? Il concetto di rinforzo deriva da una corrente della psicologia che è il “comportamentismo” che ha studiato i processi che stanno alla base degli apprendimenti. Mediante gli esperimenti sugli animali, si è arrivati a stabilire che un comportamento si ripete nel tempo se le conseguenze sono positive per il soggetto, diversamente la probabilità che il comportamento si ripresenti quando le conseguenze sono negative per il soggetto è scarsa o nulla.
Il principio del rinforzo fa da sfondo all’ambito educativo; spesso soprattutto i genitori faticano a comprendere che sia necessario che alla base di ogni intervento il primo passo sia proprio quello di definire attraverso procedure specifiche ciò che piace al bambino (quale gioco, quale attività) al fine di avere la sua collaborazione ed implementare gli apprendimenti. Ci tengo a specificare che non è questa la sede per affrontare e trattare un concetto così complesso, al quale le scienze del comportamento hanno dedicato e tutt’ora dedicano il loro studio. L’obiettivo è invece di spiegare quanto invece il rinforzo non sia relegato a contingenze specifiche ma che invece è alla base di tutti i nostri comportamenti.
Per prima cosa i cosiddetti rinforzatori si suddividono in diverse categorie. I rinforzi possono soddisfare dei bisogni fisiologici fondamentali relativi alla termoregolazione, al sesso, alla fame e alla sete. Bere acqua così è un rinforzo per la sete, così come fare il bagno a mare è un rinforzo per il caldo. Ma i rinforzi non appartengono solo ai bisogni fisiologici fondamentali (fame, sete, freddo, caldo ecc) siamo tutti sotto controllo di un’ampia varietà di rinforzatori che regolano i rapporti sociali. Un complimento è un rinforzatore, i voti scolastici, la stima dei nostri colleghi ma anche evitare di affrontare situazioni che ci mettono a disagio (esempio di rinforzo negativo).
Così come dicevamo all’inizio i processi di rinforzo sono alla base dei nostri apprendimenti. Ciò che per me produce rinforzo positivo non lo produce per un altra persona. Un soggetto estroverso sarà rinforzato dai complimenti, diversamente un soggetto timido esposto a un complimento lo vivrà in senso punitivo poiché non desidera stare al centro dell’attenzione. Conoscere bene le persone significa quindi conoscere i loro rinforzatori: non possiamo fare piacere agli altri se facciamo qualcosa che ha valenza per noi ma non per loro. Con i processi di rinforzo devono fare conto gli insegnanti i quali dovrebbero investire il loro tempo nello scoprire quali sono i rinforzatori determinanti per favorire l’apprendimento nei loro ragazzi.
Esempio ne è dare come punizione ad un alunno quella di uscire fuori dalla classe quando in realtà è un vero e proprio rinforzo dal momento che l’alunno non ne può più di stare seduto a sentire la lezione oppure fare un commento sgradevole ad alunno che ha un deficit dell’autostima. L’investimento dato al rinforzo determina dunque l’esito della nostra crescita. Con il rinforzo devono fare conto soprattutto i datori di lavoro che gestiscono i loro dipendenti. Lavorare senza tregua e senza un riconoscimento non fa altro che determinare un assoluto calo della motivazione e interesse a fare bene poiché il non essere riconosciuti aumenta la frustrazione, i livelli di stress con calo inevitabile della produttività.
Un complimento, un commento positivo, un ringraziamento non solo gratifica chi lo riceve ma carica il motore per continuare a fare bene. Tutti noi ne abbiamo bisogno indipendentemente dall’età, dallo status. Ricordate inoltre che il rinforzatore più potente per la persona è l’attenzione. Un esempio di rinforzo condizionato è il denaro (perché assume valore in quanto collegato ad altri rinforzi, il denaro non mi nutre direttamente ma mi consente di acquistare ciò che per me è importante). Purtroppo un effetto legato all’uso di questa tipologia di rinforzatori è che spesso diventano la meta del comportamento. L’obiettivo è quello di fare soldi senza godere delle attività correlate che i soldi consentono. Alla stesso modo gli studenti fondano gli obiettivi di studio sul voto, bypassando il valore principale dell’istruzione. Concludo con un invito a riflettere sui vostro rinforzatori in modo da farne una buona pratica con voi stessi e con gli altri.
Di Francesca Aneli – EmmeReports