Il Governo Italiano ha dato l’ok alla cessione all’Egitto delle due FREMM (Fregate Europee Multi Missione) “Spartaco Schergat” ed “Emilio Bianchi” per un valore stimato di circa 1,2 miliardi di euro. Lo ha comunicato lo stesso premier Giuseppe Conte al presidente Al Sisi nel corso di una telefonata di ieri, tempismo perfetto, dato che oggi, 10 giugno 2020, la Marina Militare commemora la battaglia di Premuda e l’eroica azione militare del Capitano di Corvetta Luigi Rizzo.
L’affare fa parte di una commessa ancora più ampia che dovrebbe comprendere anche altre 4 fregate, 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, 24 caccia Eurofighter Typhoon e 20 velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione, per un valore totale fra i 9 e gli 11 miliardi di euro.
Malgrado i dubbi relativi alla scarsa collaborazione egiziana sul tragico e irrisolto caso Regeni, ha vinto dunque la scelta geopolitica di rinforzare il più importante interlocutore italiano dell’area del nord Africa, anche a costo di sacrificare le ultime due Fremm destinate alla Marina Militare.
“In occasione del 10 giugno, Festa della Marina, esprimo la mia vicinanza affettuosa al personale di ogni grado e specialità che serve con onore e disciplina la nostra Nazione. Questa ricorrenza è segnata tuttavia dall’amarezza per la notizia dell’imminente cessione all’Egitto di Nave Spartaco Schergat e Nave Emilio Bianchi, da poco intestate con solenne cerimonia a due eroiche medaglie d’oro della Marina, in cambio di una possibile esportazione di armamenti verso l’Egitto, i cui contorni sono tutti ancora da definire”.
A dirlo è l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016 e autore dell’ultima Legge Navale.
“Per il momento l’unica certezza è che due FREMM nuove fiammanti andranno all’Egitto invece che alla nostra Marina, a spese dell’Italia che anticiperà 1,1 miliardi di euro, peraltro senza impegno per l’Egitto a ordinarne altre da costruire in Italia. Per quanto riguarda la costruzione di navi da pattugliamento in Egitto da parte di Fincantieri, ciò rappresenterebbe l’ennesima delocalizzazione di attività produttive all’estero, a scapito della cantieristica nazionale, del rilancio dell’occupazione nel settore della navalmeccanica e dell’indotto, con l’aggravante di dare vita a un polo cantieristico in Medio Oriente, in grado di fare concorrenza alla cantieristica italiana negli anni a venire” spiega De Giorgi.
Per l’ex capo di Stato Maggiore della Marina Militare: “la pandemia ha evidenziato la vulnerabilità dovuta alla dipendenza dall’estero di capacità produttive strategiche, perdute a seguito di delocalizzazioni industriali. Un tema che si applica ai materiali essenziali per la salute pubblica, ma anche alla capacità industriale legata all’alta tecnologia, alla cantieristica militare e alla difesa nazionale in generale. Non è questo il momento d’indebolire la Marina mentre la situazione del Mediterraneo si fa sempre più pericolosa, così come è tempo di riportare gli investimenti industriali in Italia, con gli ovvi benefici in termini di PIL e di posti di lavoro”.
Di Redazione – EmmeReports