La cartina geografica antistante la sala briefing riporta una serie di missioni, i numeri di salvataggi effettuati e i luoghi nei quali i mezzi aerei della Guardia Costiera hanno operato. Una targhetta ricorda l’equipaggio che è riuscito a trarre in salvo le persone. Solo nel 2023 i velivoli in forza alla Base Aeromobili Guardia Costiera di Catania sono stati impiegati in 366 eventi operativi, di cui 85 di ricerca e soccorso, 620 ore di volo, di cui 155 in ambito SAR (Search And Rescue). La base della Sicilia Orientale ha un ruolo cruciale nella sorveglianza e nella sicurezza delle acque costiere. I suoi compiti principali includono la ricerca e il soccorso in mare, il controllo delle attività di pesca, la vigilanza ambientale e la sorveglianza delle coste dell’Italia Meridionale. Un’attività garantita 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno.
“Dall’inizio del fenomeno migratorio nel Mediterraneo, questa Base Aeromobili ha garantito costantemente soccorso ed assistenza alle persone in difficoltà”, ha raccontato il Capitano di Vascello Salvatore Niccolò, il Comandante della Base. “Numeri alti, difficili da quantificare, perché numerose sono state le operazioni. Tralasciando il dato meramente statistico, in più di 10 anni di attività nel Canale di Sicilia, e non solo, abbiamo accumulato un grandissimo bagaglio di esperienza e tantissime emozioni derivanti dall’attività di salvataggio di persone che lottavano per la salvezza della vita umana in mare”.
SAR nel Mediterraneo
Le missioni di ricerca e soccorso in mare sono garantite dall’AW-139, la cui versatilità e l’ampio spazio in cabina lo hanno reso un elicottero multiruolo impiegabile per una serie di missioni anche molto differenti tra loro. Il Comandante Cilona è un pilota della Guardia Costiera con 6650 ore di volo su diversi velivoli, tra cui AB-212, AB-412 e l’attuale AW 139: “Su quest’ultima macchina sono abilitato come istruttore di Specialità e gestione delle emergenze, svolto presso i simulatori di Leonardo Helicopters. Sono numerose le missioni svolte e nella mia lunga carriera posso riportare centinaia di persone soccorse in mare”.
Il Tenente di Vascello Diego Aquilanti, Pilota Capo Equipaggio AW-139, ha maturato 1565 ore di volo e circa 50 missioni SAR: “L’alta velocità di crociera, l’autonomia e le capacità di volo anche in single engine (sono due i motori montati a bordo e in caso di emergenza ed avaria ad uno dei due con qualche accortezza può continuare a volare senza grossi problemi) dell’AW-139, per chi effettua missioni SAR su mare, dove la distanza dalla costa comincia ad essere considerevole, è sicuramente una caratteristica apprezzabile”.
Dopo l’attivazione per una missione SAR tutto l’equipaggio si riunisce per il briefing pre-volo, durante il quale vengono raccolte quante più informazioni possibili, relative alle condizioni meteomarine presenti in zona, al differente tipo di operazione a cui si è stati chiamati, facendo una simulazione della missione stessa, alla configurazione dell’elicottero, dispositivi di salvataggio imbarcati a bordo e carburante necessario per la missione, agli spazi aerei interessati e possibili NOTAM (avvisi o restrizioni degli spazi aerei o aeroportuali) che potrebbero incidere sulla missione. Terminato il briefing si procede alla stesura dell’O.R.M. (Operational Risk Management – gestione del rischio operativo) che assegna un grado di esposizione al rischio e ne determina il grado di attenzione da assegnarvi da parte dell’equipaggio.
Prima del decollo, l’Operatore di Volo ha il compito di controllare la configurazione necessaria per lo svolgimento della missione, che tutto corrisponda a quanto standardizzato e documentato nel tempo, al fine di non commettere errori. “Non bisogna lasciare nulla al caso, l’esperienza ci insegna che non è difficile commettere un errore, seguire ciò che è scritto ci aiuta ad eliminare tale margine”, ha spiegato il Luogotenente Francesco Persiani, Operatore di Volo con 3800 ore di volo su AB-412 ed AW-139 della Guardia Costiera.
Terminato il briefing si passa dal locale vestizione per prendere l’equipaggiamento necessario, le dotazioni individuali di sopravvivenza e il casco da volo. “Una volta che l’elicottero è stato portato fuori dall’hangar, si procede ai controlli pre-flight, un giro esterno effettuato dai piloti per controllare che il velivolo sia pronto al volo”, ha continuato il T.V. Diego Aquilanti. “Di norma il tempo che intercorre tra l’inizio del briefing e il decollo è inferiore ai 30’, il tempo a disposizione non è molto e la pianificazione è di vitale importanza, anche se la maggior parte delle volte, la situazione in cui ci si trova ad operare è difficilmente uguale a quella pianificata. A bordo c’è un continuo scambio di informazioni, tutte le osservazioni e i suggerimenti sono presi in considerazioni e valutati da tutti”.
Durante una missione SAR, l’Operatore di Volo coadiuva i piloti nella ricerca e scoperta degli obiettivi da raggiungere in qualsiasi condizione meteorologica, attraverso l’utilizzo dei diversi sistemi di missione presenti a bordo dell’elicottero, come il sistema Radar ed i sistemi di rilevamento che operano sia sullo spettro visibile, che sull’infrarosso. L’OpV cura le comunicazioni con gli enti a terra o in mare (Capitanerie, Circomare, Direzioni Marittime, motovedette ed eventuali target provvisti di sistemi di comunicazione radio). Inoltre, in sinergia con l’equipaggio, si occupa del recupero del personale operante e dei soccorsi, attraverso l’utilizzo del verricello.
“In volo si cerca di seguire ciò che è stato pianificato, ma occorre avere anche una elasticità professionale per gestire situazioni che possono differire dal quelle descritte nel briefing”, ha precisato il Luogotenente Persiani. “Capita soprattutto in missioni operative reali, in quanto gli scenari sono sempre differenti. Ad oggi si è sempre raggiunto il successo grazie a questa capacità professionale, accresciuta grazie alla frequenza dell’attività addestrativa che ci consente di avere una buona sinergia con l’equipaggio”. Sono tante le missioni di ricerca e soccorso a cui ha preso parte il Luogotenente Persiani, alcune molto complesse, come un recupero notturno di un traumatizzato con barella, in un peschereccio impossibilitato a manovrare a causa di una avaria, ove c’era pochissimo spazio di intervento, mare 5 e 50 nodi di vento, avvenuto con successo grazie ad un eccellente lavoro di squadra, come lui stesso ricorda.
Il Sottocapo di 2ª Classe Gianluca Capuano è un Aerosoccorritore della Guardia Costiera, da 4 anni con il nominativo S27. Presta servizio con altri 10 Aerosoccorritori, con i quali si alterna giornalmente per coprire un turno di 24 ore. Ha effettuato molte missioni SAR è ha più di 500 ore di volo sulle spalle, tra attività operative ed addestrative: “Dal momento in cui arriva la chiamata, il mio focus e la mia concentrazione aumentano provando ad immaginare l’eventuale scenario cui andrò ad operare. Prima del volo, la Sala Operativa ci comunica le informazioni inerenti all’attività SAR, così, durante il briefing definiamo gli eventuali dettagli e tempistiche sulle operazioni da svolgere. Indossate le mie dotazioni e preso tutto l’occorrente, salgo a bordo dell’elicottero”.
“Dopo un primissimo sorvolo sull’area d’intervento, si apre il portellone e, prima di calarmi con il verricello, tutto diventa più chiaro”, ha continuato l’Aerosoccorritore della Guardia Costiera di Catania. “È in questo momento che decido che tipo di intervento ed attrezzatura utilizzare, perché non esiste un soccorso uguale ad un altro e le tecniche cambiano in base agli scenari. Il momento in cui l’adrenalina è alle stelle è quando mi ritrovo appeso al gancio del verricello, a metà altezza tra l’elicottero sopra la testa e la persona da recuperare. La mia missione non si conclude con il solo recupero della persona a bordo dell’elicottero, ma continua durate tutto il tragitto di rientro, in quanto mi accerto delle condizioni psicofisiche del malcapitato fin quando non verrà affidato alle cure del personale medico competente. È solo dopo aver riposto tutte le mie attrezzature che l’adrenalina scende e capisco quanto sia bello e unico il nostro lavoro”.
Durante il debriefing l’equipaggio analizza le varie fasi della missione, per capire dove si è fatto bene, dove si sarebbe potuto fare diversamente e dove migliorare. “Una volta atterrati si porta esperienza, il successo, quegli errori a noi capitati e che saranno da insegnamento per tutti”, ha concluso l’Operatore di Volo di Catania. “Non importano gli anni di esperienza acquisiti, ogni singola attività di volo è una opportunità per migliorarci”. Le informazioni raccolte vengono poi passate agli altri equipaggi, perché la condivisione delle esperienze è un fattore molto importante che arricchisce tutti.
A tre metri dalla superficie del mare
L’attività addestrativa è una fase importante per gli equipaggi di volo della Base Aeromobili Guardia Costiera di Catania. Il suo risultato non è solo la conoscenza delle procedure, ma il conseguimento e l’accrescimento di una sinergia dell’equipaggio tale da far fronte con successo a scenari molto complessi dove il rischio è davvero elevato.
“Addestramento e affiatamento di un equipaggio sono aspetti cardini affinché tutto funzioni nella maniera più prossima alla perfezione”, ha affermato il Luogotenente Massimiliano Pettoruto, Operatore di Volo con quasi 3000 ore di volo all’attivo su AW-139 e AB-412. “L’addestramento aiuta ad affrontare con mente lucida e serena, eventuali situazioni, soprattutto quelle che esulano dagli standard, affrontati nelle scuole di volo. L’affiatamento è l’aspetto principe all’interno di un equipaggio, che vive e gode di dinamiche di gruppo come quelle che ci caratterizzano. Se non vi sono questi due aspetti null’altro ha senso di esistere per gli equipaggi che fanno un determinato lavoro”.
E a settembre EmmeReports ha avuto l’opportunità di prendere parte ad un’esercitazione dove è stato simulato il recupero di otto naufraghi, in totale suddivisi in due sortite (primo e secondo volo) da una zattera di salvataggio (mezzo collettivo autogonfiabile utilizzabile in caso di emergenza di imbarcazioni o aeromobili).
“Una volta arrivati sul punto del naufragio simulato è stata lanciata una fumata (un artefizio luce e fumo) utilizzato per avere contezza della direzione del vento a bassa quota e per rendere più visibile la posizione anche in condizioni di avverse condizioni metereologiche”, ha spiegato il Tenente di Vascello Diego Aquilanti, Pilota Capo Equipaggio dell’AW-139. “Si è poi proceduto al lancio dell’aerosoccorritore, questa manovra comporta l’abbassarsi dell’elicottero fino ad un minimo di circa tre metri dalla superficie del mare, per permettere al personale di bordo di tuffarsi dal portellone. L’aerosoccorritore una volta raggiunto a nuoto il primo naufrago ha poi provveduto a portarlo sotto la verticale dell’elicottero per il recupero con il verricello di soccorso. In questa tipologia di soccorsi/simulazioni, vista la bassissima quota e le molte varianti che potrebbero entrare in gioco è richiesta la massima coordinazione tra tutti i membri dell’equipaggio. I piloti per la condotta del velivolo, i movimenti e gli spostamenti sono sempre minimi e devono avvenire nel modo più fluido possibile, l’operatore di bordo è colui che dal portellone ha tutta la situazione in vista, e deve fornire indicazioni dettagliate e precise e l’aerosoccorritore che deve coordinare con l’operatore di bordo il recupero del naufrago”.
Il lavoro dell’aerosoccorritore è molto rischioso e per questo è fondamentale addestrarsi tanto e sempre in ogni condizione. “Il nostro pane quotidiano è allenamento e addestramento ed il tutto è svolto per mitigare il più possibile i rischi a cui potremmo andare incontro”, ha spiegato S27. “Ciò non toglie che i pericoli sono imprevedibili come ad esempio, avaria al verricello, condizioni metereologiche che cambiano repentinamente e tanti altri, ma in genere cerco di non pensarci e mi focalizzo sull’obiettivo. Il soccorso non viene svolto solo da me in qualità di aerosoccorritore, ma l’obiettivo viene raggiunto solo grazie alla sinergia che si crea con tutto l’equipaggio, piloti, operatori e tecnici. Il timore di lanciarsi da un elicottero c’è, ma viene compensato dall’adrenalina, dalla voglia di portare a termine la missione e da tanto addestramento”.
Una notte a Vulcano
“Ogni soccorso rimane indelebile nel cuore, soprattutto le facce delle persone, però se devo raccontare la missione che mi è rimasta più impressa è quella effettuata alle Eolie, precisamente a Vulcano in cui tre ragazzi rimasero bloccati su una scogliera a picco sul mare dopo un improvviso cambiamento delle condizioni meteorologiche”, ha raccontato l’Aerosoccorritore Gianluca Capuano. “Erano le 21.00 e mi trovavo a casa, reperibile in caso di chiamata SAR. Giocavo con mio figlio, fuori pioveva ed il vento era forte. Mi arriva la chiamata dalla Sala Operativa con la notizia della presenza di tre ragazzi in difficoltà su una scogliera. Bisognava andare in volo. Arrivati sul punto, ci accorgiamo effettivamente della gravità e complessità della situazione: buio, mare con 6 metri d’onda, vento forte, pioggia e i tre ragazzi bloccati lì in quel pericolosissimo punto della scogliera a picco. Un passo falso sarebbe potuto essere fatale. Mi preparo all’operazione. L’operatore al verricello mi ammaina su quel difficile punto, e una volta giù, mi rendo conto che la zona, oltre ad essere particolarmente scivolosa, presentava parecchi scogli appuntiti e taglienti che dall’alto, con il buio, erano difficili da individuare. Accertatomi del loro stato psicofisico comincio a portarli su uno alla volta; l’operazione si è conclusa nel migliore dei modi solo grazie alla sinergia e grande professionalità di tutto l’equipaggio. Non dimenticherò mai i loro volti e le loro lacrime di gioia. Tornato a casa, mio figlio e mia moglie dormivano ed io, stanco ma felice e soddisfatto, mi addormento accanto a loro”.
Di Francesco Militello Mirto & Antonio Melita – EmmeReports