Sabato pomeriggio le donne di Non Una di Meno di Palermo, Messina e Catania, sono scese in strada per manifestare contro la violenza di genere e contro il sistema patriarcale. Il corteo, partito da Piazza Bellini, ha percorso il Cassaro ed è arrivato davanti Palazzo Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana. Non Una di Meno era già scesa in strada in agosto in solidarietà con la vittima dello stupro del 7 luglio scorso.
“Vogliamo una città a misura dei nostri bisogni e desideri, vogliamo sentirci libere di vivere le nostre vite come meglio crediamo, reclamiamo diritti finora non riconosciuti e negati”, ha dichiarato Non Una di Meno. “Non si tratta di un caso eccezionale, di un quartiere pericoloso, della mala movida o del branco di lupi. Si tratta invece di un sistema patriarcale che ci opprime tutti giorni e ovunque. Dalle mura di casa ai luoghi di formazione e lavoro, dalla stampa ai tribunali, dagli ospedali alle questure, un sistema intero che perpetra una violenza strutturata, pervasiva e culturale”.
Una dura presa di posizione contro ogni tipo di Istituzione, sociale, famiglia, economica e giuridica che, secondo Non Una di Meno, sarebbero responsabili delle violenze di genere.
“É ora che chi di dovere si prenda le proprie responsabilità! Che tutti gli uomini, che tutte le istituzioni, che tutti gli organi d’informazione scendano dal piedistallo del privilegio e la smettano con la retorica della deresponsabilizzazione! Siete tutti coinvolti”, hanno affermato le attiviste di Non Una di Meno.
Durante il corteo le attiviste siciliane hanno protestato contro la giustizia italiana che, a loro avviso, non tutela abbastanza coloro che denunciano di subire violenza di genere, contro un sistema sanitario nazionale che non è garantito e accessibile a tutti e, soprattutto, formato da troppi obiettori di coscienza.
“Vogliamo centri antiviolenza e consultori ovunque e funzionanti, vogliamo un mondo della formazione e del lavoro senza discriminazioni di genere e con equità salariale”, hanno chiesto le manifestanti provenienti da tutta la Sicilia.
Contro la violenza di genere, contro il sistema patriarcale, ma anche contro la spettacolarizzazione delle notizie e del dolore altrui perpetrato sistematicamente da alcune testate giornalistiche locali e nazionali che non esitano a calpestare il dolore e la dignità delle persone, pur di raggiungere un determinato numero di visualizzazioni utili solo alla monetizzazione del sito, piuttosto che al reale e puro dovere di informazione.
“Giornalmente ci imbattiamo in articoli di giornale, servizi televisivi, messaggi radiofonici in cui i femminicidi vengono raccontati come un raptus di follia o come conseguenza del troppo amore o della troppa gelosia”, ha spiegato Non Una di Meno sui social. “Gli uomini violenti e stupratori vengono etichettati come orchi o mostri come se fossero personaggi della fantasia, oppure con espressioni quali branco che permettono una deresponsabilizzazione della società tutta e riducono il caso a un evento straordinario causato da singoli”.
“Quando invece si parla della vittima si sprecano righe e righe nel descrivere quanto aveva bevuto, come era vestita, che atteggiamento avesse, andando a scavare nella propria vita, nei propri social, proprio per sottendere la sua colpevolezza”, ha continuato Non Una di Meno. “Articoli interi in cui in maniera minuziosa vengono descritte le violenze perpetrate sui nostri corpi e sulle nostre vite, per nutrire il classico voyeurismo da audience e ottenere click a discapito di chi queste violenze le ha subite e si ritrova a doverne subire una seconda, messa nero su bianco, in pasto a un pubblico più vasto, dovendo rileggere i dettagli del proprio stupro e dovendolo così rivivere contro la propria volontà”.
Non è un bel momento quello che stiamo vivendo a Palermo, per molti una città allo sbando, dove l’anarchia regna sovrana e dove l’insicurezza su ogni aspetto della nostra vita è l’unica certezza. Non è un bel momento per noi uomini (magari non tutti) che ci sentiamo ogni giorno sotto esame, dentro e fuori casa. Non sappiamo come comportarci per non essere fraintesi, a volte non sappiamo quali parole usare per non ferire chi ci sta accanto. Non è un bel momento.
Forse tutto questo porterà a un cambiamento radicale e, quindi, a qualcosa di buono. Magari, in un giorno lontano, la violenza di genere sarà solo un brutto ricordo. Ogni donna e uomo sulla Terra potrà vivere serenamente, senza alcuna paura. Ma fino ad allora dobbiamo continuare a combattere, a custodire quella paura dentro di noi, perché è e sarà l’unico modo per difenderci contro il male, che poco ha di ultraterreno e molto, invece, di umano.
Testo di Francesco Militello Mirto – Foto di Victoria Herranz e Francesco Militello Mirto / EmmeReports