Parafrasando Brecht “Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita, essi sono gli indispensabili” potremmo dire che “gli occhi di Letizia Battaglia hanno guardato tutta la vita e quindi indispensabili”.
La camera ardente a Palazzo delle Aquile è rimasta aperta tutta la notte, per dare la possibilità ai palermitani di salutare per l’ultima volta Letizia Battaglia, un’icona del fotogiornalismo, un’eccellenza tutta nostrana, ma conosciuta in tutto il mondo. Amici, colleghi, estimatori, anche oggi si sono stretti attorno alle figlie e ai nipoti della fotografa siciliana, facendoli sentire meno soli. Il feretro ha lasciato la sede del Comune di Palermo, tra musica, rose rosse e lunghi e interminabili applausi.
“La sua vita era progettare, sempre. Ora fatelo voi, raccontate storie, raccontate Palermo, date luce a tutte le cose che devono emergere, che sono la nostra ricchezza, la nostra qualità. Portiamola con noi, lasciamola fiorire, piantiamo ogni giorno semi di bellezza. É nostro compito, è quello che lei mi ha insegnato” ha detto a tutti i presenti, Shobha Angela Stagnitta, figlia di Letizia Battaglia, il cui scatto più famoso è forse quello della ‘bambina con il pallone’. Caterina Malizia, Katia per tutti, ritratta nel 1980 dalla fotografa palermitana, questa mattina ha salutato quella, che per lei, è stata una grande amica dispensatrice di consigli sulla vita.
“Ho dei bellissimi ricordi di Letizia. Ha fatto parte della mia infanzia” ha raccontato Katia. “Mi ha ritrovata dopo 38 anni e l’incontro con lei è stato qualcosa di meraviglioso. Quando mi vide, ormai grande, mi ha guardò con i suoi occhi dolci, dicendomi che ero la bambina col pallone che cercava qui a Palermo. Quando ci siamo rincontrati a distanza di tantissimi anni, Letizia mi disse ‘non ci posso credere, sei una fotomodella’. Quando poi andavo a trovarla al centro di fotografia alla Zisa, mi sorrideva ed elogiava, dicendo a tutti ‘guardate quant’è bella Caterina, quanto è alta, che fisico’”.
Presente oggi a Palazzo delle Aquile, anche l’attore e cantastorie palermitano, Salvo Piparo, che ci ha regalato un suo personale ricordo di Letizia Battaglia: “La sua voce graffiante, che ti penetra dentro le ossa e che ti fa sentire palermitano, non per la carta d’identità, non perché la porti in tasca, ma perché è anche una responsabilità essere palermitani. E questo ce lo ricorda la sua voce, ce lo ricorda la sua vita, in una città, come Palermo, dove ha scelto di rimanere. Per cui Letizia Battaglia, con il suo esempio, lascia a tutti noi, una bella responsabilità, ad ognuno di noi giovani e meno giovani”.
Padre Cosimo Scordato è stato per trentacinque anni parroco della Chiesa di San Francesco Saverio, nel quartiere dell’Albergheria, tra degrado, abbandono e spaccio di droga. Il suo ricordo di Letizia Battaglia è legato a tutta una serie di incontri che i due hanno avuto nelle circostanze più disparate, soprattutto quando lei è diventata assessore del Comune di Palermo, sotto l’amministrazione di Leoluca Orlando.
“Abbiamo visto che la sua presenza era sparsa in tutta la città, dove si faceva veramente portatrice di questo ascolto su tutti i fronti” ha detto a EmmeReports, Padre Scordato. “Non c’era qualcosa che lei rifiutasse. Era presa dall’abbellimento di Palermo che, da fotografa, d’artista, Letizia vedeva già in trasformazione. È stata lei a piantare gli alberi in tutta viale delle Scienze, a mettere in movimento tutta una serie di servizi e di attività che puntavano alla bellezza della città, come se lei ci volesse far sognare a occhi aperti, che era possibile una bella città di Palermo, da fotografare per la sua bellezza e non soltanto per tutte quelle stragi che l’hanno attraversata”.
Mezzo secolo di fotogiornalismo in mezzo alla gente, nei quartieri di Palermo, per Letizia Battaglia. Giorno dopo giorno, scatto dopo scatto, il suo obiettivo, la sua macchina fotografica, hanno documentato la nostra città. Che fosse atea, non è un mistero. Le sue ceneri, secondo le sue volontà, saranno sparse nel mare davanti Palermo.
“Le idee di ateismo o teismo, sono inadeguate, perché dobbiamo decidere in base a che cosa noi riconosciamo per davvero Dio” ha spiegato Padre Scordato. “Un mafioso potrebbe anche riconoscere Dio e andare a uccidere. E questo è un ateismo di fatto. Negare la vita, fare la guerra per quanto la si possa benedire, sono forme di ateismo, perché si nega la presenza di Dio come fonte della vita nelle persone e quindi queste categorizzazioni non sono adeguate. Io posso dare come semplice indicazione che dove c’è amore, lì c’è Dio. Lo cantiamo anche nella liturgia. Credo che Letizia, come ha dichiarato, prendeva la distanza da tutto quello che aveva a che fare con le Istituzioni organizzate o presuntuose, ma era per attingere alla sostanza della vita, dell’amore che è al servizio della verità e la verità di essere frontali. Con Letizia non potevi girare intorno nei discorsi, dovevi guardarla negli occhi, dialogare e insieme cercare qualcosa che andava oltre all’esistente, perché se Dio deve coincidere con l’esistente, non ci ritroviamo”.
È stato due giorni nella camera ardente, Leoluca Orlando, insieme alle figlie, ai nipoti e agli amici della fotografa palermitana. Un sindaco che, nel bene o nel male, ha rappresentato Palermo, mostrando tutti i volti e le contraddizioni di una città che tanta strada ha fatto e tanta strada dovrebbe ancora fare. In questo momento all’orizzonte, non si vede nessuno che abbia il suo carisma politico, con tutti i difetti che può avere e con tutti gli errori che potrà avere commesso. Nel suo percorso politico Orlando ha spesso incrociato quello di Letizia Battaglia, definita dallo stesso sindaco “una rompiballe”, ma comunque e sempre un’amica con cui ha attraversato più di mezzo secolo di storia palermitana.
“Era capace di fare emergere pezzi di umanità tra sofferenze e violenze disumane. Una grande voglia di rendere visibile l’invisibile nella sua vita, con i suoi scatti, nella sua attività politica” ha ricordato il sindaco di Palermo. “L’innocenza, la malvagità, la vita, la morte. Un amore senza regole e senza limiti per gli ultimi, per gli emarginati. Ha condiviso sempre il primato dei diritti anche oltre e contro la legge. Una donna, un’artista, una politica oltre, sempre oltre i luoghi comuni e i perbenismi ipocriti. Una donna leggera e scomoda come è chi ha valori forti”.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports