Sono quasi cinquanta i giorni di guerra in Ucraina. Quella che probabilmente doveva essere un intervento militare di pochi giorni, si è dimostrato, per i russi, un conflitto armato internazionale vero e proprio, con migliaia di perdite tra le forze in campo. I militari di Putin, infatti, hanno impattato in una resistenza militare e civile che non si aspettavano. Le ragioni reali di questo scontro armato, probabilmente, non le sapremo mai, anche se è facile intuire che i giocatori sono gli Stati Uniti e, ovviamente, la Russia, il campo da gioco l’Ucraina e le vittime la popolazione civile.
Le iniziative di solidarietà, le manifestazioni per la Pace, sono all’ordine del giorno. Tante belle parole, cori, canzoni e bandiere multicolori. Poi tutti a casa a seguire il campionato di calcio o a prendere l’aperitivo e sfoggiare l’ultimo capo d’abbigliamento acquistato. Spesso e volentieri alle manifestazioni per la Pace, non vengono invitate, se non all’ultimo momento, le donne della comunità ucraina.
Ci chiediamo, anche, dove sono finiti gli attivisti sempre pronti a scendere in strada quando si trattava dei migranti provenienti dal continente africano. Forse le donne e i bambini sono troppo biondi, troppo vestiti bene e troppo simili a noi, per essere oggetto di attenzione e solidarietà?
Fortunatamente non tutti la pensano così e tanti cittadini, associazioni e scuole di Palermo, organizzano dei presidi e incontri per dimostrare l’innata ospitalità della maggior parte dei siciliani. Questa mattina, infatti, poco più di cento persone, tra cui alcune professoresse e studenti del Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei si sono radunate a piazza Vittorio Veneto, per manifestare contro la guerra.
“Oggi anche il Liceo Scientifico Galileo Galilei è qui, perché siamo coerenti e fedeli a tutto quello che, nel corso dei decenni, dal secondo dopoguerra ad oggi, abbiamo insegnato ai nostri ai nostri giovani” ha dichiarato Stefania Macaluso, insegnante di filosofia e storia presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei. “Siamo qui per essere fedeli ai principi di umanità che contraddistinguono la nostra civiltà. E l’umanità si protegge con la pace, il primo valore. Non c’è progresso senza pace, abbiamo insegnato questo a generazioni di studenti e, quindi oggi, i giovani sono qui perché capiscono che c’è un ricorso storico e un anacronismo. Quindi vogliamo che coloro che detengono il potere degli Stati, capiscano che le popolazioni vogliono Pace. Oggi, nella domenica delle Palme, gli ulivi rappresentano la Pace in tutto il mondo. L’unico che in questo momento ha chiaro il disvalore della guerra, la corsa al riarmo, è Papa Francesco. Allora noi vogliamo dare forza al suo grido, ‘La guerra è una follia’. Noi siamo per i negoziati, vogliamo che gli Stati portino avanti le trattative di pace”.
Anche Simonetta Genova è un’insegnante e, insieme ad alcuni amici, ha deciso di impegnare parte del suo tempo per fornire un supporto a chi arriva dall’Ucraina. “Siamo venuti qui stamattina, per incontrare gli amici ucraini appena arrivati a Palermo e quelli che stanno qui da tanto tempo, per cercare un modo per aiutarli” ha spiegato Simonetta. “Rappresento un gruppo di amici impegnati nel trovare risorse e il modo migliore per accoglierli. Più che parlare di guerra, qui ora, si parla di Pace, perché la guerra è brutta per tutti e le mamme dei soldati russi morti, sono uguali a quelle ucraine. Nel concreto abbiamo raccolto qualche informazione utile dal punto di vista burocratico e per l’assistenza sanitaria. Sicuramente organizzeremo qualche piccola manifestazione, qualche concerto, per raccogliere dei fondi da consegnare sia alle associazioni amiche o alla Caritas. Ci teniamo anche ad avere chiarezza degli utenti finali delle donazioni, perché in questo campo, ci sono sempre tanti intermediari”.
Helena Parfenova è ucraina, ma da venticinque anni vive e lavora in Italia. Apprende le notizie sia dai media ucraini che da quelli russi, per avere una situazione imparziale.
“Ho diversi parenti bloccati in Ucraina, come mia sorella. Mio nipote di 19 anni, si trova a Cherson, senza soldi, senza lavoro e senza cibo, perché non entra più niente” ha raccontato Helena. “Mia mamma si trova sola in campagna, oltre il ponte di Antonov, che ci si arriva dalla Crimea, i supermercati sono vuoti, senza cibo e senza niente, tutte le città sono occupate. Pian piano le truppe ucraine stanno cercando di liberarle dalle forze russe. Da Palermo, nel nostro piccolo, cerchiamo di aiutare i rifugiati che cercano di fuggire dalla guerra, la strada dalla Polonia, ad esempio, è lunga, molti si fermano nel Nord dell’Italia o a Roma o a Napoli, prima di arrivare qua. I Paesi limitrofi all’Ucraina stanno facendo abbastanza, ci sono 4 milioni di profughi. Chi arriva in Italia, anche se temporaneamente, vorrebbe lavorare, però è chiaro, che in Sicilia, ad esempio, la situazione è difficile e non vogliono essere di peso alle famiglie che li ospitano. Non si sa per quanti mesi, per quanto tempo si prolungherà questo periodo, quindi è chiaro che vorrebbero lavorare e rendersi utili alla comunità che li accoglie”.
I cittadini di origine ucraina a Palermo, sono molto preoccupati per quello che sta succedendo nella sua terra e si auspica un cessate il fuoco da entrambe le parti. “Non si può fermare una guerra se si fa la guerra” ha affermato Helena. “Se tu vuoi la pace, non c’è bisogno di fare la guerra, qualcuno dei due si dovrebbe fermare, si dovrebbero fermano entrambi, perché in una guerra non ci sono dei vincitori e, quindi, la pace non si fa con la guerra. Per la pace c’è il dialogo, trovare un compromesso per un pezzo di terra, per interessi si ammazzano persone innocenti. La vita di ogni persona è preziosa”.
Di Francesco Militello Mirto e Victoria Herranz – EmmeReports