“Il business delle scommesse “punti-net” e “punti-com” vietati in Italia, un’attività che la Squadra Mobile di Palermo ha sempre seguito, era appannaggio di soggetti apparentemente insospettabili, ma collegati a famiglie di Cosa Nostra che permettevano l’entrata di tutte queste agenzie sul territorio palermitano e non solo” ha esordito il Capo della Squadra Mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, durante la conferenza stampa dell’Operazione Game Over II, che ha visto impegnati 150 agenti della Polizia di Stato, nelle province di Palermo, Ragusa, Messina, Agrigento e Trapani e che si è conclusa con l’esecuzione dell’ordinanza di applicazione di misure cautelari e reali, emessa dal Giudice per le indagini preliminari, su richiesta Direzione Distrettuale Antimafia della Procura, nei confronti di dodici persone indagate per il reato di associazione per delinquere semplice, di illecite scommesse on line ed intestazione fittizia di beni.
Gli indagati sarebbero accusati di avere svolto un’attività di scommesse online attraverso siti internet appartenenti a società maltesi prive di concessioni in Italia da parte dei Monopoli di Stato, con l’aggravante, per cinque indagati, di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione di Cosa Nostra. Per poter gestire le scommesse, tre degli indagati avrebbero chiesto il supporto della Mafia, per imporre il sito di scommesse on line nelle agenzie ricadenti territorialmente nel comprensorio di influenza della famiglia di riferimento. “L’ultima giocata, quella che avveniva fisicamente nell’agenzia, veniva fatta in contanti. Un movimento di contanti pazzesco, un notevole gruzzolo di denaro che il responsabile del negozio, a fine mese, avrebbe potuto far sparire, innescando l’eventuale violenza intimidatoria di Cosa Nostra e il suo controllo sul gioco Online” ha affermato il Capo della Mobile.
“Un’attività molto produttiva dal punto di vista criminale, quella delle scommesse illecite, fatte attraverso piattaforme estere, come Malta appunto, in cui Cosa Nostra, con le famiglie della Noce e Passo di Rigano, si è inserita perfettamente in un business organizzato da altri, dove portava il profitto delle famiglie mafiose e utilizzando la forza di intimidazione data dall’appartenenza dell’associazione mafiosa” ha spiegato il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia.
Dalle indagini è emersa l’esistenza di una forte compenetrazione tra l’attività di Cosa Nostra e la gestione, così come la distribuzione sul territorio, di una rilevante parte delle sale gioco e scommesse in seno alle quali, quotidianamente, si muove una mole di denaro, spesso sottratta a qualunque forma di controllo legale e fiscale, di non facile quantificazione, che va a rimpinguare significativamente le casse dell’associazione mafiosa fino a diventarne una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni.
“Riteniamo che ci sia stato un giro di affari di 14.000.000 di euro al mese, diviso tra tutte le agenzie, di cui il 15% rimaneva agli organizzatori e un 45%, tra scommesse vinte e perse alle agenzie” ha aggiunto il Questore, spiegando che parte dei soldi serviva per pagare coloro che materialmente andavano tutti i vari “attori” di questa illecita e proficua attività, quindi, agenti, broker e i master, ovvero i capisaldi delle famiglie mafiose che garantivano poi la copertura all’operazione. Come ha spiegato Laricchia, “I proventi di quest’attività consentiva il riciclaggio di altro denaro, così come l’acquisto di beni, come l’azienda agricola sequestrata ad un prestanome”.
Una vera e propria organizzazione piramidale strutturata quella scoperta dalla Squadra Mobile di Palermo, con al vertice il gestore del sito di scommesse, coadiuvato da un numero variabile di responsabili di macro aree territoriali, cosiddetti “Masters”, incaricati della diffusione del sito stesso sul territorio, dei rapporti con i referenti tecnici e della movimentazione del denaro. In posizione subordinata rispetto ai Masters si pongono gli “Agenti”, incaricati della supervisione di un determinato numero di Agenzie ed infine, i “Preposti” ai singoli negozi di gioco. L’associazione si avvantaggerebbe, infatti, di una ramificata rete di agenzie che dissimulerebbero la loro reale operatività sotto la copertura di punti vendita di Ricariche, Corner (Bar, Tabacchi, edicole, internet point), sebbene legate in realtà a piattaforme internet riconducibili a bookmaker stranieri.
Il pagamento delle scommesse non avverrebbe attraverso una transazione on line diretta tra giocatori e bookmaker estero, ma in contanti, con pagamento di denaro nelle mani del gestore delle agenzie dislocate sul territorio. Il contratto di gioco si perfezionerebbe sul territorio italiano e verrebbe gestito dal punto commerciale affiliato all’associazione criminale, il quale, poi trasferirebbe le somme, al netto delle provvigioni (compensando le perdite con le vincite), alla direzione amministrativa della piattaforma estera (i cosiddetti rientri).
“Tre degli indagati avrebbero avuto dei collegamenti a Malta, con due imprenditori del settore, dai quali ricevevano dietro lauto compenso, le skin per poter giocare su dei siti vietati nel territorio italiano. Ottenute queste password, espandevano questi marchi illegali in molte agenzie ubicate sul nostro territorio e altre aperte ad hoc, dove era possibile fare delle puntate nei siti di gioco illegali” ha spiegato il Capo della Squadra Mobile di Palermo. Per gli appassionati di gioco online era possibile, dunque, puntare su questi siti web, appartenenti a Bookmakers con server aventi sede a Malta, fornitori di servizi di giochi e scommesse contenenti una vasta tipologia di giocate (calcio, formula 1, ciclismo, tennis, ippica, poker, casinò nonché anche i cosiddetti giochi virtuali).
“Emerge uno spaccato di natura imprenditoriale, per cercare nuove frontiere di guadagno, nuovi adepti per Cosa Nostra e per controllare il territorio” ha aggiunto Ruperti. “Si tratta di una nuova forma di business per Cosa Nostra, che cerca di controllare attraverso la gestione del territorio, delle varie agenzie e delle persone a cui vanno date le password per questi giochi che non possono essere condotti nel nostro territorio”.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports