In una sorta di playback virtuoso, il Padova Jazz Festival 2021 recupera quasi totalmente i concerti dell’edizione 2020, che fu completamente annullata a causa del lockdown. E a essi aggiunge numerose novità, guardando al futuro. In scena dal 10 al 21 novembre, la ventitreesima edizione del festival padovano sarà un inno all’Europa, con un cast artistico proveniente da Italia, Svezia, Germania, Russia, oltre a una notevole rappresentanza di musicisti statunitensi che dell’Europa hanno fatto la loro seconda casa. Riflettori puntati, tra gli altri, su David Murray, Enrico Rava con Fred Hersch e su una presenza d’eccezione come quella di Charles Lloyd.
Il Padova Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Culturale Miles presieduta da Gabriella Piccolo Casiraghi, con il contributo dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Padova, il sostegno del Ministero della Cultura e la collaborazione del Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova, storica associazione cittadina attiva sin dagli anni Quaranta.
Due delle serate ospitate alla Sala dei Giganti (Palazzo del Liviano) saranno dedicate agli estimatori del grande jazz saldamente ancorato alle radici della tradizione afroamericana. Il 13 novembre due fenomenali pianisti come Dado Moroni e Danny Grissett si confronteranno sul repertorio di Charlie Parker (la serata prevede anche un set introduttivo con un solo del vibrafonista Pasquale Mirra). Il 17, il sassofonista statunitense David Murray si presenterà alla testa di un trio dalla composizione ideale per esaltare il suo percorso stilistico, partito dal free e poi approdato a un jazz più ‘ecumenico’ tra mainstream, world music, richiami africani (anche qui un set iniziale, con i fiati di Marco Colonna e il basso di Silvia Bolognesi).
Le serate al Teatro Verdi saranno inaugurate, il 18, dall’unica data italiana del sassofonista Charles Lloyd. Mito del jazz anni Sessanta, Lloyd è uno dei solisti dalla più intensa carica espressiva tra quelli in attività: le vibrazioni spirituali che si irradiano dal suo incandescente post-bop ne sono la prova.
Sempre al Teatro Verdi, il 19 si assisterà a un nuovo faccia a faccia tra jazz statunitense e italiano, con l’incontro tra il trombettista Enrico Rava e il pianista Fred Hersch, un duo che è uno dei momenti più poetici dell’attuale panorama jazzistico.
Le serate con i grandi interpreti del jazz in the tradition saranno affiancate da appuntamenti con un jazz indomito, libertario, decisamente allergico agli schemi precostituiti, affidati alle cure del Centro d’Arte dell’Università di Padova. Alla Sala dei Giganti si ascolteranno gli svedesi Angles 7, che daranno prova della loro capacità di sterzare con inaudita destrezza tra opposti espressivi (il 10 novembre, concerto di apertura del festival); il pianista Fabrizio Puglisi con i suoi Guantanamo, gruppo dedito al grande patrimonio ritmico della tradizione afro-cubana, rivisitato con un tocco di acida psichedelia (l’11, preceduto dalle sonorità mistiche di un solo del sassofonista Dimitri Grechi Espinoza); i Monk’s Casino, quintetto tedesco nel quale spicca la presenza del pianista Alexander von Schlippenbach, con un menù musicale a tutto Monk, reso frenetico e incalzante dalla propensione free della band (il 15, con un set della contrabbassista Federica Michisanti in duo con il sassofonista Errico De Fabritiis in apertura di serata).
Alla musica più avanzata sarà concesso anche l’onore del principale palco cittadino, quello del Verdi, dove il 20 si esibirà la Fire! Orchestra CBA. Il concerto, frutto di una produzione originale del Centro d’Arte in collaborazione con Padova Jazz Festival e Università degli Studi di Padova, sarà la prima assoluta di questa formazione, una compagine di quindici strumentisti che coinvolge artisti scandinavi (guidati dal trio Fire!, che funziona come nucleo dell’ensemble allargato) e un gruppo di ‘spericolati’ musicisti italiani.
Immancabili, al Padova Jazz Festival, sono le serate in stile jazz club. E il Caffè Pedrocchi si conferma anche quest’anno come sede privilegiata per questi concerti informali, in cui tra artisti e pubblico non esiste la barriera del palcoscenico. Caffè d’arte di giorno, lo storico locale del centro cittadino si trasformerà per tre sere in live music club: il 12 novembre con la cantautrice Lucy Woodward, che con la sua band propone una personale miscela R&B dal groove molto marcato e venato di jazz; il 14 con l’Expanding Trio del pianista Greg Burk, fautore di un modernismo che mantiene un profondo rapporto con la tradizione; il 16 con il sassofonista Maurizio Giammarco, il cui quintetto Halfplugged Syncotribe strizza l’occhio al crossover tra classico e moderno.
Il concerto di chiusura del festival, il 21 novembre alla Chiesa di San Gaetano, sarà sotto il segno dell’intimismo e del chiaroscuro, con il duo formato dal chitarrista Ermanno Maria Signorelli e il contrabbassista Ares Tavolazzi.
Come ormai da tradizione, i concerti principali del Padova Jazz Festival saranno affiancati dagli appuntamenti di Jazz@Bar, che portano la musica dal vivo in numerosi locali del centro e della prima periferia.
Vari appuntamenti confermano infine il profondo legame tra la programmazione concertistica del festival e le arti visive, imprescindibili come documentazione storica ma anche capaci di definire l’estetica del jazz: le mostre fotografiche dedicate agli scatti di Carlo Verri (Scuderie di Palazzo Moroni, dal 5 al 30 novembre) e di Giuseppe Craca (Caffè Pedrocchi, dal 9 al 28); la presentazione di un libro fotografico di Alessandra Freguja (Caffè Pedrocchi, il 14).
di Redazione – EmmeReports