Sarà possibile visitare fino al 15 ottobre presso lo Spazio Almareni di Palermo la collettiva “Il gioco riflesso” a cura di Marilena Morabito, Aurelia Nicolosi e Floriana Spanò, mostra che s’inserisce all’interno del programma della Settimana delle Culture.
“Dieci artisti in mostra, per questa manifestazione legata alla Settimana delle Culture di Palermo, che per loro predisposizione stilistica – spiega Marilena Morabito – amano rappresentare soggetti legati al ludico nelle sue varie sfaccettature che siano esse esplicitamente legate al gioco o legate a particolari concetti interpretativi che rendano stimolante la ricerca e l’approccio fisico. L’uso di materiali e di colori utilizzati creano una fonte di attrazione verso le opere che passano dai giochi legati ad un’infanzia passata, a piccoli caroselli illuminati come se fossero degli stereoscopi dalle immagini illusorie, alla serie di fanciulle prodighe ognuna al proprio gioco, al fermo immagini di giostre, passando a super eroi sempre più simili a fanciulli reali. “Il Gioco riflesso” è un desiderio che non è presente solo nell’età infantile ma è latente in ognuno di noi spesso represso o assopito”.
Dario Agrimi, Blink, Simona Cavaglieri, Luigi Citarrella, Cristina Mangini, Martin Emshermann, Susy Manzo, Lorenzo Pacini, Salvo Rivolo e Vittoria Spoto: sono i dieci artisti coinvolti, i quali affrontano la tematica del gioco riflesso interpretandola e declinandola in base al proprio percorso esperienziale/creativo, secondo due modalità differenti: quello della relazione tra individui e quello psicologico-emotivo in quanto mezzo per affrontare le sfide e gli obiettivi posti dalla vita.
“Nella Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo dell’ONU (1959) – afferma Aurelia Nicolosi – si afferma quanto sia importante la dimensione del gioco per la crescita educativa, comportamentale, intellettuale dei bambini, degli adolescenti e financo degli adulti, come scambio prezioso generazionale. L’esplorazione, la manipolazione, la sperimentazione sono alla base delle attività ludiche ma anche alla base di un’arte, intesa come creazione, espressione delle emozioni e sublimazione delle pulsioni. Ogni artista, pertanto, in mostra è chiamato a cimentarsi con tale tematica, interpretandola in base al suo sentire, alla sua esperienza e alla sua progettualità, passando da una varietà di tecniche che dimostrano quante forme d’arte e di gioco possano esistere e insistere in un rapporto osmotico, personale, collettivo e sociale”.
Il titolo sottende a un significato profondo del gioco in cui alla leggerezza, alla creatività e alla voglia/bisogno di relazionarsi tra individui fa da contrappasso il bisogno psicologico in cui il gioco stesso diventa riflesso dell’uomo scevro da condizionamenti esterni e sociali. Sappiamo, attraverso studi recenti sulle attività educative e arte terapeutiche, che l’evoluzione ludica cresce e si modifica di pari passo con lo sviluppo intellettivo e psicologico dell’uomo, a prescindere dall’età, e risponde ad un bisogno e ad un piacere di giocare.
“Il gioco è un’attività – dichiara Floriana Spanò – che attraversa tutti gli stadi dello sviluppo umano. Possiamo dire che non esiste uomo che non abbia giocato. Fin da piccoli, infatti, ci ritroviamo immersi in attività ludiche che ci danno l’opportunità di esplorare, apprendere, manipolare, distaccandoci dalla realtà e acquistando la libertà di poter essere sé stessi scevri da giudizi e condizionamenti esterni. Da questa considerazione scaturisce un valore del gioco non solo funzionale e manuale ma anche emozionale e psicologico dove la parola gioco acquista significati diversi. Gli artisti coinvolti nella mostra Il gioco riflesso giocano proprio sul significato della parola “gioco” sia da un punto di vista dell’oggetto e della dinamica che si instaura tra l’oggetto ed il giocatore ed il significato psico-emozionale della parola che si riflette e cambia in base alla propria sensibilità o esperienza di vita”.
All’interno dello Spazio Almareni gli artisti si confrontano con diversi medium artistici: dalla pittura al disegno, dalla grafica all’installazione. Le opere costituiscono il riflesso di esperienze individuali e collettive, specchio dell’io in relazione con l’ambiente esterno e la società. Esse si modificano di volta in volta, toccando in maniera trasversale la manifestazione delle proprie emozioni, il confronto con gli altri e il raggiungimento del benessere individuale.
di Redazione – EmmeReports