Con l’ultimo C-130J della 46ͣ Brigata Aerea, decollato da Kabul, con a bordo i nostri militari e gli ultimi afghani da recuperare, si è conclusa l’Operazione Aquila Omnia, che ha permesso di evacuare 5.011 persone, 4.890 cittadini afghani, tra cui 1.301 donne e 1.453 bambini. Come ha sottolineato il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, le Forze Armate italiane, con questa operazione molto delicata e complessa sin dalle fasi iniziali, hanno svolto un eccezionale lavoro garantendo il ponte aereo che, dopo l’aggravarsi della crisi politico e sociale in Afghanistan, ha portato in Italia un numero di persone ben oltre superiore. “La Difesa ha impiegato tutte le risorse disponibili per mettere in sicurezza ed evacuare più persone possibili” ha spiegato il ministro “All’operato dei nostri militari, silenzioso e costante, va il plauso e la gratitudine di tutta l’Italia. Professionalità, sacrificio e una straordinaria umanità che sono riconosciuti da tutti”.
Con il decollo da Kabul dell’ultimo velivolo C-130J, ha lasciato l’Afghanistan anche la Joint Evacuation Task Force (JETF), che dal 13 agosto scorso ha gestito sul campo le operazioni di evacuazione. La Difesa ha messo in campo per l’operazione Aquila Omnia, pianificata e diretta dal COVI, Comando Operativo di Vertice Interforze, comandato dal Generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, 8 aerei, 3 KC-767A, che si sono alternati tra l’area di operazione e l’Italia e 5 C130J, questi ultimi dislocati in Kuwait, da cui è partito il ponte aereo per Kabul. In 15 giorni sono stati effettuati in totale 87 voli.
“Abbiamo evacuato e portato in Italia, in condizioni difficili, 4890 cittadini afghani, tra cui donne e bambini” ha dichiarato il Generale Portolano. “Abbiamo fatto il massimo. Con l’ultimo volo da Kabul, termina l’impegno ventennale delle Forze Armate Italiane in Afghanistan e il mio pensiero va ai 54 Caduti, alle loro famiglie, ai 703 feriti e alle vittime degli attentati terroristici”.
Nell’Operazione Aquila Omnia è stata fondamentale la Task Force Air Kuwait, come area di transito e di supporto logistico agli assetti aerei dell’Aeronautica Militare. In particolare i velivoli C-130J della 46^ Brigata Aerea hanno effettuato, in sicurezza e con estrema rapidità, il cosiddetto trasporto tattico del personale militare e civile, sia italiano che straniero, dall’Afghanistan al Kuwait. Da qui i velivoli da trasporto strategico e di lungo raggio KC-767A del 14° Stormo hanno completato il ponte aereo dal Kuwait all’Italia. Durante tutta l’operazione, il Comando Operazioni Aerospaziali ha attivato una cellula di pianificazione operativa, attiva 24 ore su 24, per supportare i voli, con piani aerei costantemente aggiornati, in funzione degli sviluppi della situazione in atto in Afghanistan. Le varie linee di azione sono state sviluppate in stretto coordinamento con il COVI, il Comando Squadra Aerea (CSA), il Comando Forze Mobilità e Supporto (CFMS) ed i Reparti dipendenti.
Sono stati oltre 1500 i militari italiani del Comando Operativo di Vertice Interforze impegnati in questa complessa operazione, per il ponte aereo Roma-Kabul. Personale del Joint Force HQ (JFHQ), del Comando Operazioni Forze Speciali (COFS), della Joint Evacuation Task Force (JETF), della Joint Special Operation Task Force (JSOTF), del Comando Operazioni Aerospaziali AM (COA), della 46^ Brigata Aerea, del 14° Stormo, della Task Force Air di Al Salem (Kuwait). Tra le risorse messe in campo all’interno del sedime aeroportuale della capitale afghana, Paracadutisti dell’Esercito Italiano del 187° Reggimento della Brigata Folgore, militari del Reparto Comando Supporti Tattici della Brigata Granatieri di Sardegna, Fucilieri dell’Aria, del 9° e del 16° Stormo e team del Tuscania, che hanno garantito la sicurezza delle operazioni di imbarco e identificazione dei cittadini afghani che hanno collaborato con il contingente nazionale.
“In questi drammatici giorni di apprensione e tensione per quanto sta succedendo in Afghanistan, voglio ringraziare tutti gli italiani impegnati in questa grave emergenza umanitaria a tutela della vita” ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “Esprimo un apprezzamento ai rappresentanti della società civile, della diplomazia e della difesa. Un particolare ringraziamento va alla pilota Annamaria Tribuna, che invito a Palermo chiedendole di accettare l’apprezzamento della città con lo speciale riconoscimento della Tessera preziosa del Mosaico Palermo”.
Orlando ha commentato la notizia del Maggiore Annamaria Tribuna, pilota palermitana che, dopo circa 10 minuti dal decollo da Kabul, ha dovuto effettuare delle manovre evasive per evitare che il C-130J, con a bordo i cittadini afghani e i giornalisti embedded, venisse centrato dai colpi di artiglieria sparati dai talebani verso il velivolo italiano.
Il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, insieme agli omologhi di Francia, Spagna e Lussemburgo, ha inviato una lettera al Commissario Europeo per la Giustizia, Didier Reynders, per sensibilizzare le istituzioni comunitarie, sui rischi di rappresaglie a cui potrebbero incorrere, dopo l’avvento dei talebani, soprattutto gli operatori di giustizia, che hanno collaborato con la comunità internazionale per l’edificazione dello stato di diritto. Come riporta la nota del Ministero di Giustizia, negli ultimi venti anni, l’Italia ha contribuito alla formazione e alla promozione dell’indipendenza dei magistrati, e alla diffusione di una cultura giuridica basata sul rispetto dei diritti della persona. Particolare preoccupazione è espressa per le donne magistrati e avvocatesse, che rischiano di pagare con la vita, l’aver contribuito alla difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. I ministri chiedono al Commissario Ue di poter discutere rapidamente di eventuali iniziative congiunte, per continuare a far evacuare e quindi accogliere i professionisti minacciati, già in parte individuati in questi giorni convulsi. Allo stesso tempo, i quattro titolari della Giustizia lanciano un appello, per una raccolta di prove delle violazioni delle libertà fondamentali, che dovessero essere commesse dai talebani nei confronti di giudici, pubblici ministeri e avvocati afgani.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports