“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà, che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” affermò Paolo Borsellino un mese prima di morire, dedicando il pensiero al collega Giovanni Falcone che, prima di restare ucciso nell’attentato di Capaci, disse al suo amico d’infanzia “La gente tifa per noi!”.
Un’affermazione, purtroppo, non del tutto vera, visto che la mafia è ancora molto radicata nel territorio e dura da estirpare in maniera definitiva, nonostante le commemorazioni, le fiaccolate, le targhe e tutte quelle iniziative delle Istituzioni e delle associazioni che mirano a portare la legalità e la giustizia nelle scuole di Palermo.
In una delle numerose intercettazioni in mano alla Direzione Distrettuale Antimafia, che, questa mattina, ha inflitto un duro colpo al mandamento mafioso di Brancaccio\Ciaculli, è emersa un’agghiacciante conversazione tra uno dei boss arrestati, Maurizio Di Fede e una sua amica, in merito alla possibilità per la figlia della donna, di partecipare a una manifestazione in ricordo della strage di Capaci.
“Non ci immischiamo con i Carabinieri. Falcone e Borsellino vergogna!” afferma il boss Di Fede. “Queste vergogne sono. Con Falcone e Borsellino non ce le possiamo immischiare le carte!. Vedi che vergogna, le persone devono guardare! Possono pensare tutte cose, che c’entra che deve mandare la bambina alla manifestazione di Falcone e Borsellino. Minchia nel coso di Falcone”.
Maurizio Di Fede, considerato la mente operativa della famiglia mafiosa della Roccella, con compiti di “marketing” ed organizzazione delle attività estorsive e del traffico di stupefacenti, prima di essere arrestato dalla Squadra Mobile, sarebbe stato a capo di una squadra di taglieggiatori sempre pronti a raccogliere il pizzo presso i commercianti, ma anche ad effettuare sistematiche perlustrazioni della zona, alla ricerca di nuove attività commerciali da stritolare nella morsa dell’estorsione.
“Falcone… minchia che cosa inutile!” continua il boss nell’intercettazione. “Magione, perché la sono nati e cresciuti, i cornuti là sono nati! Ci devo andare a parlare io col preside di sta scuola”.
Oggi Maurizio Di Fede è in carcere, dopo il blitz antimafia delle forze dell’ordine che hanno arrestato sedici esponenti della mafia di Ciaculli.
“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza” sosteneva Paolo Borsellino. E forse è proprio pensando a questa frase che, questa notte, donne e uomini in divisa sono saliti sulle volanti e gazzelle per andare ad arrestare gli uomini di Cosa nostra, ricordando con il loro lavoro, Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, caduti in via D’Amelio.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports