I Carabinieri del Comando provinciale e la Direzione Investigativa Antimafia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, reati in materia di armi, droga, estorsione e corruzione.
Di queste 85 persone: 63 sono in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposte ad obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria.
Disarticolate 5 organizzazioni di trafficanti di stupefacenti i cui componenti sono accusati di produzione e traffico di marijuana, cocaina e hashish. Da segnalare reati contro la pubblica amministrazione come la corruzione di un agente della Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo.
L’inchiesta nasce da accertamenti avviati dai Carabinieri della Compagnia di Partinico nel novembre 2017 su Ottavio Lo Cricchio, imprenditore del settore vinicolo, e Michele Vitale, esponente della famiglia mafiosa a capo del mandamento mafioso di Partinico.
Tra i personaggi di spicco della famiglia Vitale risulta Nicola Lombardo, genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Lombardo era deputato alla risoluzione di controversie tra privati in virtù del “prestigio criminale” che gli derivava dall’inserimento organico nella famiglia mafiosa di Partinico.
Le microspie nell’agosto del 2017 avevano registrato che un cittadino si rivolse a lui, tramite un altro mafioso, per chiedergli di prendere provvedimenti contro un vigilante di una discoteca di Balestrate che aveva malmenato il figlio, la notte di Ferragosto, procurandogli 30 giorni di prognosi.
L’influenza mafiosa sul territorio del Lombardo si è manifestata in occasione del recupero di un mezzo agricolo rubato a un uomo d’onore e per l’ottenimento di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali condotti da un pastore.
Fedelissimo di Lombardo era Nunzio Cassarà che ha mantenuto i rapporti con un altro esponente di vertice del clan, Francesco Nania, poi arrestato nel febbraio 2018.
Michele Vitale, figlio del capomafia Vito, detto Fardazza, e nipote di Leonardo Vitale è un altro personaggio di spicco a capo del clan che era capace di coltivare e produrre nella zona di Partinico ingentissime quantità di marijuana. Il clan riusciva a gestire un vasto traffico di droghe, soprattutto di cocaina, proveniente dalla ‘ndrina della famiglia Pesce di Rosarno e da un noto narcotrafficante romano che è stato poi catturato in Spagna dove era latitante.
Nelle conversazioni con il narcos romano i mafiosi usavano un linguaggio cifrato legato ad acquisti di vini per non farsi scoprire.
Nel corso delle indagini la DIA ha effettuato diversi sequestri di grossi quantitativi di droga, come quello avvenuto il 10 ottobre 2018, nelle campagne di Partinico, quando fu scoperto un sito di stoccaggio in cui era in essicazione una gran quantità di marijuana, e qualche giorno dopo in contrada Milioti, dove fu scovata una vasta piantagione di circa 3.300 piante di cannabis indica.
Nel corso dell’operazione è stata arrestata anche Giuseppa Vitale detta “Giusy”, sorella dei capi del mandamento mafioso di Partinico Leonardo e Vito, che era all’inizio passata alla guida del clan dopo la detenzione dei fratelli e poi divenuta collaboratrice di giustizia, destando molto clamore negli ambienti di Cosa Nostra. Per i PM Giuseppa Vitale sarebbe al centro di un grosso traffico di droga.
Nel novembre 2018, suo nipote Michele Casarrubia si reca a Roma per trattare l’acquisto di un’ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, detto Claudio Casamonica, personaggio di vertice dell’omonimo clan romano, morto per Covid.
All’incontro, interamente registrato dagli inquirenti, partecipa anche Giuseppa Vitale: “E’ assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da Cosa nostra in particolare” si legge nel contenuto del provvedimento cautelare.
di Antonio Melita – EmmeReports