Il 22,4% dei ragazzi in età scolare in Sicilia abbandona la scuola senza avere conseguito un diploma oppure una qualifica professionale.
La realtà siciliana degli abbandoni è stata descritta nelle “Mappe della povertà educativa in Sicilia” presentate nella sede della Fondazione Sicilia.
I dati tengono conto di quattro parametri: l’offerta di asili nido, le famiglie raggiunte da banda larga ultraveloce, gli edifici scolastici vetusti e gli edifici scolastici raggiungibili con i mezzi pubblici.
L’offerta disponibile di servizi prima infanzia vede la Sicilia penultima tra le regioni italiane. Con 10 posti ogni 100 bambini, l’offerta di asili nido presente sull’isola è poco superiore rispetto a quella della Campania (ultima con il 9,4%) e al di sotto di quella della Calabria (terzultima con l’11%).
Un problema, quello di possedere una connessione efficace, che nei mesi della pandemia, tra didattica a distanza e lavoro agile, ha mostrato tutta la sua rilevanza. La Sicilia ha 18,2 punti di vantaggio rispetto alla media nazionale per quanto riguarda la disponibilità di connessioni ultraveloci, ma risulta palese l’ampio divario tra la potenzialità della rete e la quota di famiglie che effettivamente vi hanno accesso.
In Sicilia, il 16,5% degli edifici scolastici statali sono classificati come vetusti. In città come Messina un quarto delle scuole non è adeguato per una corretta fruibilità. Non si segnalano problemi di questo tipo, invece, nelle isole di Pantelleria e Favignana.
Per quanto riguarda infine la raggiungibili degli edifici scolastici con i mezzi pubblici, in Sicilia la quota è inferiore di quasi 2 punti rispetto alla media nazionale, (84,2%), anche se la situazione varia sensibilmente a seconda della realtà. Ci sono province in cui le scuole raggiungibili con i mezzi superano il 90% (le più virtuose l’Ennese, il Catanese e il Messinese) e altre con percentuali inferiori al 70%.
“La povertà educativa è certamente il principale ostacolo alla crescita dei giovani. Come unica fondazione in Sicilia referente del Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile siamo partecipi di una realtà in cui la carenza di risorse economiche penalizza la formazione. Per questo la Fondazione Sicilia si è adoperata in sostegno degli studenti per i quali la didattica a distanza è stata un ostacolo insormontabile, per carenza di tablet o di adeguati collegamenti” ha affermato Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia.
“Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è un esempio emblematico di come il partenariato pubblico-privato sia una strada per affrontare in maniera efficace i problemi complessi del nostro Paese. Nel 2016 su impulso delle Fondazioni di origine bancaria, insieme a Governo e Terzo settore è nata questa inedita partnership per rispondere all’emergenza della povertà educativa. La strategia di intervento individuata è stata coinvolgere attivamente scuole, enti locali, organizzazioni del terzo settore, famiglie e ragazzi, per costruire una nuova comunità educante. In 6 anni, le fondazioni hanno messo a disposizione complessivamente oltre 600 milioni di euro, di cui circa la metà già assegnati per il sostegno di 384 progetti in tutta Italia, raggiungendo quasi 500mila ragazzi. La presentazione di mappe regionali della povertà educativa, come quella della Sicilia, permette di conoscere in maniera più dettagliata la situazione di un fenomeno che riguarda tutto il Paese” ha dichiarato Giorgio Righetti, direttore generale Acri.
“Siamo in un passaggio decisivo per l’educazione inclusiva e innovativa in particolare nel Sud e in Sicilia. I divari sono troppo aumentati. Una svolta è urgente. La leva sono le comunità educanti: terzo settore, fondazioni, cittadini, scuole e comuni. Insieme. I tanti progetti avviati grazie al Fondo, circa 30 sostenuti in Sicilia con 21,8 milioni di euro coinvolgendo 550 organizzazioni, mostrano che si può fare e fare bene” ha concluso Marco Rossi Doria, presidente di associazione “Con i Bambini”.
di Redazione – EmmeReports