Era il marzo del 2017 e la scolaresca della SMS Dante Alighieri di Volpiano (Torino) ascolta assorta il fotografo Antonio Vassallo, uno dei primissimi testimoni della strage di Capaci, che racconta l’esperienza di quel 23 maggio che ha cambiato in maniera profonda la sua vita.
A guida della scolaresca in gita c’era l’insegnante Cesi Priano, che osservando le pareti rocciose circostanti racconta ad Antonio della passione di suo marito per l’arrampicata e “delle possibilità di aprire nuovi itinerari di salita che tanta ricchezza di roccia offre”.
Antonio Vassallo si illumina e spiega all’insegnante che sono anni che vorrebbe vedere giovani sportivi arrampicare su quelle pareti e contemporaneamente promuovere nelle scuole attività che avvicinino i ragazzi a questa pratica sportiva.
La proposta entusiasma l’insegnante e le sue colleghe che da anni lavorano con le associazioni Libera ed Addiopizzo per sensibilizzare i ragazzi e far conoscere la realtà della lotta contro le mafie. Aprire una via di arrampicata nel luogo dove sono morti Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, sarebbe il coronamento ideale di tutti questi anni di attività.
Al ritorno a casa Cesi Priano ne parla a suo marito Daniele Bagni che decide di coinvolgere degli amici nell’iniziativa.
Daniele Bagni insieme all’amico Luciano Bizzotto partono quindi per la Sicilia con l’attrezzatura necessaria. La zona è incolta e i due istruttori regionali di alpinismo tracciano anche il sentiero per arrivare a base parete e in due giorni di intenso lavoro attrezzano la via.
Era il maggio del 2017 e i due alpinisti piemontesi istruttori del CAI di Chivasso, scelgono di battezzare la via di arrampicata con le parole della scritta che campeggia in alto, ben visibile dall’autostrada, sopra il luogo dell’attentato: NO MAFIA. La via che si sviluppa per circa 100 metri di lunghezza, suddivisa in tre tiri, è di media difficoltà.
“Un modo per valorizzare, tutelare e approfondire la conoscenza della nostra meravigliosa montagna e le sue pareti, un’occasione per attivare meccanismi di microturismo che a San Vito Lo Capo porta ogni anno migliaia di appassionati di questo sport” afferma Antonio Vassallo.
Era marzo del 2017 e Daniele Bagni sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima via aperta, su quella bellissima parete di roccia alle spalle della casina NO MAFIA, “quella più faticosa e forse quella più desiderata”.
“Daniele era venuto dal Piemonte insieme al suo carissimo amico Luciano, entrambi istruttori alpinisti del CAI. Era evidente, durante l’arrampicata, la fatica nel volto di Daniele, come era evidente nel suo sorriso la felicità e la soddisfazione di stare realizzando quello che desiderava. Daniele dopo qualche mese, tornato a casa ha percorso la scalata più alta, quella che ti porta al di la del cielo! Ciao Daniele Grazie Grazie Grazie” ricorda Antonio Vassallo.
di Antonio Melita – EmmeReports
foto ©Antonio Vassallo