Oggi pomeriggio, davanti il Teatro Massimo, si è svolta una manifestazione di protesta contro la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), della Corte Costituzionale e dell’Avvocatura dello Stato, di rivedere l’articolo 41-bis, la disposizione dell’ordinamento penitenziario italiano introdotta dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663, che prevede un particolare regime carcerario per i boss mafiosi.
Il Sit-In è stato organizzato dall’Associazione di Volontariato Our Voice – ODV e dall’Associazione Culturale Falcone e Borsellino.
“Oggi, nel silenzio generale, si rischia di portare a compimento la trattativa Stato-mafia” hanno spiegato i promotori della protesta. “Quegli obiettivi tanto voluti dai mafiosi stanno, in effetti, per essere realizzati. CEDU, Corte Costituzionale e Avvocatura dello Stato riaccendono le speranze di boss di primo piano con l’apertura alla libertà condizionale anche per i condannati per mafia e la possibilità di ottenere il beneficio senza bisogno di collaborare con la giustizia. Una manna dal cielo, l’ennesimo segnale grave e preoccupante di un governo che sulla lotta alla mafia resta silente”.
La Corte Costituzionale si pronuncerà definitivamente sulla questione, dopo Pasqua e una sua decisione favorevole potrebbe smantellare il sistema complessivo di contrasto alle organizzazioni mafiose ideato e voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
“Con questa situazione si rischierà, da una parte di vedere pericolosi boss rafforzare il proprio ruolo di comando all’interno delle organizzazioni mafiose, e dall’altra di avere sempre meno collaboratori di giustizia. Retrocedere su questi punti è uno schiaffo a chi ha sacrificato la propria vita e anche ai risultati che fin qui si sono ottenuti. Oggi più che mai dobbiamo unirci perché questo non accada. L’emergenza MAFIA non è finita, anzi il pericolo è sempre più grande e riguarda ognuno di noi!” hanno affermato gli organizzatori.
Alla manifestazione hanno aderito Agende Rosse, Scorta Civica, Associazione Nazionale Amici Attilio Manca, CELM (Comitato legalità e Memoria), Cittadinanza per la magistratura.
Hanno partecipato anche Igor Gelarda e Elisabetta Luparello, non come rappresentanti politici, come hanno voluto precisare i due esponenti della Lega di Palermo, ma come poliziotto il primo e come studentessa di Giurisprudenza la seconda.
Presenti anche i familiari delle vittime della mafia, tra cui la mamma di Claudio Domino, Graziella Accetta e Vincenzo Agostino, papà di Antonio, il poliziotto ucciso insieme alla moglie trentuno anni fa.
“Sono forse l’unico padre vivente che abbia visto ucciso il proprio figlio” ha detto Agostino. “Mia moglie, prima di morire, mi ha chiesto di scrivere sulla sua tomba, qui giace Schiera Augusta, mamma dell’Agente Agostino, in attesa di verità e giustizia, anche oltre la morte”.
Rabbia e dolore, dunque, tra i familiari dei morti per la brutale e vile mano della mafia che, dopo anni di lotte, temono di non avere una reale giustizia.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports