Oggi pomeriggio, presso la sede di Sicindustria, lo Chef palermitano Natale Giunta, ha presentato il suo libro “Io non ci sto”, scritto insieme alla giornalista Angelica Amodei e edito da Rai Libri.
Lo chef nato a Termini Imerese è un ristoratore di fama internazionale. Ha aperto il suo primo ristorante di alta cucina quando aveva solo 21 anni. Ha guadagnato numerosi premi, prendendo parte a diversi campionati di cucina e dal 2005 ha iniziato a collaborare con la Rai, come ospite fisso della “Prova del Cuoco”.
Giunta ha dichiarato di aver subito negli ultimi anni intimidazioni e minacce, vere e proprie incursioni in casa e nei suoi locali, dopo aver denunciato e fatto arrestare i suoi taglieggiatori.
“Il permesso di aprire un ristorante va chiesto allo Stato e non alla mafia” ha sempre affermato Giunta. Dopo aver denunciato gli estorsori, sono seguite quindi le intimidazioni, anche dopo gli arresti, le minacce non si sono esaurite, tanto che Giunta è stato messo sotto scorta.
“Io dovevo fare il mio dovere. Non volevo avere paura, ma avevo paura. Per la prima volta nella mia vita. Vedrai che tra poco cambierai idea, mi avevano detto quella maledetta mattina. Mai, neanche per un solo istante, ho pensato di farlo”, scrive nel suo libro lo chef siciliano.
Pare non abbia proprio un buon carattere, che sia testardo e che non si arrenda mai, forse proprio per questo ha saputo reagire e continuare a lavorare in una terra difficile come quella siciliana. E non si è arreso nemmeno di fronte alla crisi economica provocata dalla pandemia, che ha causato la chiusura di tantissime attività commerciali. Natale Giunta non ha gettato la spugna e, come raccontano i suoi più stretti collaboratori, si è rimboccato le maniche e, mettendosi a confezionare lui stesso le pietanze che uscivano dalla sua cucina, ha organizzato un capillare sistema di consegna a domicilio per portare i suoi piatti in dovunque.
Qualche giorno fa Natale Giunta aveva lanciato un appello attraverso i suoi profili social, a tutte le categorie colpite dal nuovo decreto di chiusura per il Covid-19, invitandole a scendere in piazza e protestare contro le decisioni del nuovo esecutivo.
“Portiamo in piazza le nostre divise e gli strumenti da lavoro, che sono il nostro pane quotidiano e che ci vogliono togliere. Se stiamo in silenzio moriamo ogni giorno” aveva dichiarato il cuoco palermitano. Al suo appello hanno risposto tantissimi lavoratori, professionisti e partite IVA, che, dopo un anno di pandemia, tra decreti, ordinanze, zone multicolori, hanno perso fatturato o addirittura il lavoro.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports