Capoverdiana di nascita e siciliana di adozione, Jerusa Barros è cantante, docente ed educatrice nella scuola La Casa della Musica.
Nel 2015 esce il tuo album “Di un solo colore” con, al suo interno, lo splendido brano “Maria nello specchio”. Quanto c’è di Jerusa nella Maria del brano?
Il brano “Maria nello specchio” è un dei pochi brani che non ho scritto io in questo album. E’ un brano che mi è stato “affidato” per la compilation Capo Verde Terra d’Amore vol.3.
La cosa particolare è che la canzone sembra che parli di una persona a me molto cara: mia madre. Mia madre si chiama Maria e la canzone sembra quasi raccontare la sua vita. Anche nella descrizione sembra che la canzone parli di lei, e quando mi guardo allo specchio, in qualche modo vede anche lei.
Quando l’ho sentita e l’ho cantata, è stato come cantare una canzone che mi è sempre appartenuta.
Sei educatrice alla Casa della musica dove lasci il microfono per insegnare ai bambini… Continua tu.
Mi sono sempre ritenuta una persona molto fortunata. Amo cantare da sempre come amo i bambini. La vita mi ha dato la possibilità di vivere facendo, non una ma, due cose che adoro: fare musica e stare con i bambini.
Chiaramente sono due ambiti molto diversi: sia nell’uno che nell’altro caso devo presentarmi nel modo più adeguato al contesto. Per questo amo definirmi camaleontica: la versione Jerusa Barros cantante è molto diversa da maestra Jeje….quasi non mi si riconosce.
Il bello è proprio questo, perché alla fine sono sempre io che faccio musica… O su un palco o in un’aula… L’ importante è che la musica la si possa sempre vivere e condividere, e condividerla con i bambini è una cosa speciale!
Un mondo senza musica non si può neanche immaginare” cantava Eros Ramazzotti nel 1988. Cosa è per Jerusa la musica?
Dice bene Ramazzotti perchè la musica è comunicazione e, non per dire una frase fatta, ma lavorando con i bambini ho capito quanto sia importante avere la possibilità di usufruire di questo prezioso linguaggio.
La musica può arrivare oltre ogni tipo e forma di barriera, non solo culturale, territoriale, ma anche “barriere” che eventualmente l’essere umano si può costruire da solo: emotive, fisiche, psichiche.
In tante tante occasioni la musica sostiene, la musica “dice”, la musica libera, la musica unisce, e lo fa per tutte le età, con tutte le culture, con ogni genere umano (e magari anche animale).
Non si può vivere senza musica…
Attraverso i video su YouTube stai continuando, dalla quarantena, ad insegnare musica ai tuoi bambini. Visto che la musica è anche una “esperienza fisica”, che puoi dirci?
Non è facile mantenere un contatto quando c’è di mezzo una quarantena, ma attraverso il canale LIBERE ARTI io e due mie colleghe siamo riuscite a mantenere un legame, se pur telematico, con i bambini della nostra scuola, ma allo stesso tempo con tutti i bambini che si trovano in questa situazione di “clausura forzata”.
La nostra è una scuola solidale. Nello specifico io mi occupo di realizzare video musicali per bambini di fascia 0-6.
Quando si lavora con i bambini così piccoli e importante, anzi direi indispensabile, far passare il messaggio musicale attraverso il corpo. Tutto ciò che si impara deve essere vissuto come una esperienza diretta, in modo che la stessa esperienza fisica possa creare e mantenere una memoria profonda, una memoria emotiva, che porti il bambino/a a godere di quel ricordo e a portarne con se i benefici, permettendogli di usufruirne (anche inconsciamente) in altri abiti come la matematica, la lettura, l’espressione verbale, ma anche in ambito relazionale ecc…
La musica si fa corpo e “parla” creando una sinergia magica senza confini.
Noi diciamo Cesária Évor, tu rispondi?
Cesaria Evora è una grande pezzo di Storia di Capo Verde, ma per me è anche “possibilità di ritorno”. Con le sue canzoni ho potuto ritrovare le radici di un passato che poco ho vissuto e che ugualmente so che mi appartiene.
Attraverso le canzoni ho potuto ricominciare a parlare il capoverdiano e, dopo 20 lunghi anni, ritornare nel mio paese natio grazie proprio alla musica.
Cesaria è stata l’opportunità di tanti artisti capoverdiani , perché ha “aperto le porte” della musica del nostro paese verso il resto del mondo, riscuotendone una successo universale.
Quindi se voi dite Casaria Evora, Jerusa dice: Grazie!
Hai a disposizione di “Gridare al mondo” una cosa, quale sarebbe?
Il nome della persona che amo! (a parte mio figlio: quello è sott’inteso)
Qual è l’ultima cosa che hai fatto prima del lockdown? Quale sarà la prima che penserai di fare?
A gennaio ho fatto un concerto tributo a Casaria Evora, una delle ultime cose meravigliose che ho vissuto e che vorrei subito rivivere (pubblico, palco, microfono, Musicaaaa).
La prima cosa che farò uscendo da questa “galera” sarà portare mio figlio al mare e a seguire organizzare una suonata con un sacco di amici musicisti… Possibilmente!
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto – EmmeReports