Solo chi ha vissuto la periferia conosce il disorientamento dovuto alla mancanza di elementi identitari ed è consapevole di quanta bellezza e nostalgia rappresenti il centro storico di ogni città. Camminare entro i confini delle vecchie mura civiche sentendo il respiro e le tracce del tempo, riconoscere nelle ferite urbanistiche e nelle facciate dei palazzi i fasti e le miserie delle epoche, i segni della guerra e l’attenzione contemporanea a valorizzare questa sedimentazione secolare. La periferia, di contro, conosce solo un passato di campagna che più non le appartiene e un presente disegnato al tecnigrafo, nella migliore delle ipotesi, di strade ortogonali luci pubbliche aree di sosta e talvolta spazi verdi, dove si mescolano ricordi d’infanzia, momenti di svago e il senso di vuoto, di vento che soffia in una terra di nessuno. Per questo ha grande importanza l’esperienza artistica e sociale nata ad Ascoli Piceno che in pochi anni è riuscita a creare un legame emotivo fra gli abitanti dei nuovi quartieri e lo spazio pubblico di cui finalmente si stanno appropriando. EmmeReports incontra e intervista il Presidente dell’Associazione culturale Defloyd, Alessandro Piccioni.
“ll nome Defloyd è un omaggio ai Pink Floyd, alla loro capacità di canalizzare l’energia di una generazione, di darsi con la propria arte uno scopo e un valore, coinvolgendo ed entusiasmando milioni di giovani; anch’io sono un fan della loro musica, e l’associazione ricorda The Floyd anche così, trascrivendone la pronuncia, per evocare il mondo straordinario che ci hanno saputo mostrare. Ricordo quando il 2 aprile del 2011 a Milano ho assistito al concerto di Roger Waters, era il live del capolavoro The Wall, a mio parere lo show che più di ogni altro ha fatto emozionare cuore, occhi e orecchie: è inimitabile. Dopo l’ultima nota ho deciso che non avremmo dovuto tenere chiusa in noi questa energia, questo bisogno di vita e di bellezza; passati alcuni mesi, assieme a due miei amici, ho fondato l’Associazione Culturale Defloyd”.
Presidente, perché partire dalla musica per arrivare al territorio?
“La musica è un’esperienza molto profonda, capace di scuotere e rinnovare. I Pink Floyd sono stati veramente importanti per me, per la mia crescita sia musicale che culturale. Con il loro stile che è inconfondibile mi hanno aperto gli occhi su temi tutt’oggi attuali e penso al brano “Time”, che ci fa capire quanto sia prezioso il tempo e non si debba sprecarlo. Ragionando sul tempo penso spesso ai giovani di oggi, ai quali consiglio di non arrendersi alle prime difficoltà, che il tempo di proporre e mettere in atto nuove idee si trova sempre, bisogna solo crederci. Così facciamo anche noi di Defloyd che di idee ne abbiamo messe in pratica tante e molte altre ne proporremo. Nel 2015 è nata “Arte Pubblica” un progetto che promuove interventi di arte urbana per ridare vita a spazi urbani creando opere d’arte pubbliche permanenti; l’idea è di Leonardo Faraglia, il curatore, appoggiata con entusiasmo da Silvia Giardini, responsabile della parte amministrativa e da me”.
Come scegliete gli spazi da valorizzare?
“Interveniamo spesso nei quartieri popolari, dove maggiore è il disagio soprattutto tra i giovani, sperando di attirare in quelle zone anche l’attenzione delle istituzioni. Uno degli scopi primari di Arte Pubblica è l’educazione e lo stimolo per le nuove generazioni a creare. La curiosità non ha ceto sociale, è bello quando le persone si fermano mentre l’artista dipinge e a volte gli fanno domande, anche stravaganti: c’è interesse, relazione. Ma ancora più bello è l’umanità che si respira, l’accoglienza, l’attesa di vedere l’opera d’arte che cresce, la signora del vicinato che porta il caffè e scambia una parola gentile. Ogni qualvolta completiamo un murale mi sento più soddisfatto, ho la consapevolezza di aver fatto un piccolissimo gesto e regalato almeno un piccolo sorriso a quelle persone del quartiere che ogni mattina si apprestano ad affrontare problemi, spesso pesanti. Mi auguro che gli artisti coinvolti, grazie alle loro opere e ai temi che affrontano, abbiano contribuito a dare speranza ai cittadini per un domani migliore”.
Defloyd non è un’iniziativa occasionale ma un progetto strutturato orientato a crescere, anche per questo ha deciso di appoggiarsi a Leonardo Faraglia come curatore e responsabile artistico. Il suo ruolo richiede una consapevolezza critica e una profonda conoscenza del settore. Faraglia, nel corso degli studi universitari alla Sapienza di Roma si è appassionato al mondo dell’Arte urbana e su questo scrisse la propria tesi: “Street art 1980-2009”. Dal 2015 collabora con l’Associazione culturale Defloyd seguendo due progetti: “Arte Pubblica” rivolto al recupero e alla valorizzazione dell’ambiente cittadino attraverso l’arte urbana per educare i più giovani a questa pratica artistica nel pieno rispetto civico e “Muri a perdere” insieme ai due artisti ascolani Urka e Andrea Tarli, per accendere i riflettori sulle zone del Piceno colpite dal sisma del 2016.
La sua funzione di curatore e responsabile artistico incide esteticamente e socialmente sul territorio. Come vive questo ruolo?
“Significa avere una grande responsabilità, prima di tutto nei confronti degli abitanti che vivono nel luogo prescelto ma anche verso tutto il resto della città o piccolo comune in cui interveniamo. L’opera, infatti, dovrà convivere per molto tempo con i residenti di quello specifico contesto urbano ed è importante coinvolgere la cittadinanza nelle prime fasi progettuali, per presentare al meglio i propositi e gli scopi del progetto. Sappiamo bene che i nostri interventi artistici sono solo un piccolo passo per un eventuale riqualificazione urbana, ma in alcuni casi grazie a loro abbiamo risolto alcune problematiche strutturali o urbanistiche, grazie all’intervento degli organi competenti. Fino ad oggi Defloyd ha promosso la realizzazione di oltre 30 opere di arte urbana”.
Dare voce ad artisti così diversi la rende in pratica direttore di un museo urbano?
“In un certo senso sì, infatti uno degli scopi di Arte Pubblica è proprio quello di creare degli itinerari artistici nelle città, paralleli e sovrapponibili con tour turistici più convenzionali già presenti, in modo da allargare gli orizzonti delle città fino alle periferie e quartieri o luoghi poco conosciuti”.
Crede che i murali possano diventare in futuro parte integrante della progettazione architettonica?
“Ritengo proprio di sì perché negli ultimi anni si sono sviluppate collaborazioni tra ditte edili e progettazioni artistiche su immobili pubblici e privati, sedi aziendali, capannoni industriali. Questa cooperazione giova innanzitutto alla durata dell’opera nel tempo, perché è molto diverso intervenire su un supporto creato ex novo con tutte le accortezze tecniche del caso rispetto alla realizzazione fatta a posteriori su una parete precedentemente compromessa o rovinata”.
Come viene garantita la conservazione delle opere realizzate?
“Anche se l’arte urbana è di per sé effimera trovandosi all’aperto, soggetta agli agenti atmosferici e all’azione di qualsiasi passante, non è da escludere che anche grandi interventi artistici precedentemente autorizzati possono subire modifiche, essere coperti o addirittura cancellati. L’unica garanzia di conservazione è data dalla salvaguardia e dalla manutenzione ordinaria, o quando necessario da un restauro. La vera garanzia, però, viene dall’identificazione e dal coinvolgimento di chi quella realtà la vive quotidianamente. Se un’opera di arte urbana ha saputo interpretare le esigenze di una collettività, questa nel corso del tempo farà di tutto per preservarla”.
L’Associazione Culturale Defloyd è un’associazione no profit apolitica e apartitica del territorio Piceno. In collaborazione con il Comune di Folignano (AP) organizza dal 2011 eventi come Villa Pigna Blues Festival (9 edizioni) che ha avuto come protagonisti artisti del calibro di Randy Hansen, Michael Burks, John Henry Blues, Justina Lee Brown&Morblus Band, Kay Foster Jackson ed il grande Scott Henderson, e Un Festival alle Corde (3 edizioni), evento dedicato agli strumenti a corda con l’esibizione di artisti quali: Quintorigo, Roberto Angelini (Discoverland), Francesco Baccini, Linda Valori, Gnu Quartet, Omar Pedrini, Finaz, Orla e Nuto della Bandabardò, L’Aura, Dario Faini e tanti altri. Ha inoltre collaborato con il Comune di Roma per L’immaginario sonoro degli Etruschi – Concerto tra sperimentazione e archeologia svoltosi presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia in Roma durante la Notte dei Musei (18 maggio 2013) e con il Comune di Ascoli Piceno nel 2014 per la realizzazione della Festa della Creatività nell’ambito del progetto AP Art UP Gioventù creativa, dal 2017 per il progetto Space e dal 2019 per il progetto Invasioni Contemporanee.
Defloyd è anche ideatore del progetto “MARCHE di Fabbrica”, etichetta discografica indipendente che ha lo scopo di promuovere artisti esclusivamente marchigiani su tutto il territorio nazionale.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito