L’arte, nonostante la pandemia, continua a pulsare e ha trovato nella sinergia fra Istituzioni e mondo della scuola una strada per fiorire. Il 2021 si è aperto con un pregevole risultato: il nuovo prospetto della Questura di Bergamo, un’opera che è riuscita a legare identità, materie prime nazionali, tecniche e maestria di abili artigiani, progettisti e decoratori.
EmmeReports intervista il professore Domenico Boscia, docente di Progettazione Design Ceramica al Liceo Artistico di Santo Stefano di Camastra. È lui che, assieme alla professoressa Anna Scaramuzzi e agli allievi del Liceo Artistico “Giacomo e Pio Manzù” ha coordinato questo lavoro multidisciplinare.
Professor Boscia, come si presenta il nuovo prospetto della questura?
Abbiamo parzialmente rivestito la facciata, che è di colore grigio scuro, con una struttura plastico decorativa in marmo di Zandobbio ed elementi in pietra lavica ceramizzata. È un accostamento innovativo, certamente non facile da realizzare: questa lavorazione è stata resa possibile grazie all’azienda “Paganesi Marmi” e alla forte sintonia tecnica fra il titolare, Luigi Paganesi, e lo staff dei suoi collaboratori, specializzati nel taglio e nell’assemblaggio del marmo. La scelta della pietra lavica ceramizzata negli elementi simbolici è stata fatta per la sua resistenza tecnica e la duratura nel tempo.
Pochi sanno, per fare alcuni esempi, che la scultura classica, le statue etrusche in terracotta e l’arte romanica fossero ai loro tempi un tripudio di colori. Voi avete puntato invece su qualcosa che il tempo non possa ferire?
Certamente! L’utilizzo della pietra lavica ceramizzata nasce per preservare la bellezza delle opere, i loro colori, la lucentezza: soprattutto in questo prospetto dove è il colore, più della forma, ad essere simbolo. La lava ceramizzata è comunque un materiale straordinario, adatto per qualunque uso ed ambiente. Nasce per mantenere intatta la propria bellezza.
Può parlarci della progettazione sviluppata dal locale Liceo Artistico “Giacomo e Pio Manzù”?
Gli studenti hanno scelto la fascia tricolore come elemento caratterizzante dell’opera ispirandosi all’intreccio dei fumi, bianchi rossi e verdi, che ammiriamo durante i voli della Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) dell’Aeronautica Militare Italiana: le Frecce Tricolori, istituite nel 1961. Le tre fasce policrome in pietra lavica ceramizzata, il locale marmo di Zandobbio e, sempre su pietra lavica l’emblema della Repubblica Italiana che ho fedelmente riprodotto, creano un complesso decorativo con un significato molto profondo. Il Tricolore è il simbolo dell’Italia nel mondo, rappresenta la nostra identità nazionale. Verde della speranza di un’Italia libera e unita. Bianco della fede cattolica, professata dalla maggioranza degli italiani, bianco come le Alpi e i loro ghiacciai. Rosso, a ricordare il sangue versato dai Patrioti.
Come è nata la sinergia per questo progetto?
Rappresentare le Istituzioni anche attraverso l’arte è da sempre un tratto del Dottor Maurizio Auriemma, oggi Questore della città di Bergamo, cui mi lega un rapporto di profonda stima e amicizia sin da quando era Questore di Agrigento. Fin da subito trovai in lui un profondo e consapevole interesse verso l’arte, da cui nacque una proficua collaborazione: quando la Questura di Agrigento fu intitolata a Beppe Montana, vittima della mafia, e venne realizzato un monumento alla sua memoria, successivamente per il nuovo stemma araldico della Polizia di Stato e del relativo crest, cioè la sua riproduzione in metallo posta su uno scudo ligneo. Il dottor Auriemma, una volta trasferito a Bergamo, ha fatto realizzare la Medaglia celebrativa dei 100 anni ed ora il rifacimento del prospetto della Questura. Un’idea ambiziosa che mi ha portato a collaborare con il locale Liceo Artistico “Giacomo e Pio Manzù”, con la professoressa di progettazione Anna Scaramuzzi, e i suoi allievi, fino al mio inserimento con l’innesto degli elementi di pietra lavica ceramizzata.
Quando nasce la tecnica della pietra lavica ceramizzata?
È stata l’intuizione e la maestria dell’artista Filippo Severati, nel XIX secolo a Roma, e poi è stata sempre più perfezionata fino ai giorni nostri. Severati realizzò con questa tecnica innovativa più di duecentocinquanta ritratti funerari, conservati nel Cimitero Monumentale del Verano; per la maggior parte sono ancora oggi in buono stato di conservazione. Il pittore ne era così convinto della validità da chiederne brevetto “sulla pittura a fuoco su supporto di porcellana e lava vulcanica”, l’attestato originale è ancora conservato presso l’Archivio di Stato di Roma. Oltre che per l’arte funeraria questa tecnica ebbe tale successo e speranza di incorruttibilità da far riprodurre al Severati in grande formato i dipinti di Raffaello nelle Stanze Vaticane. Fu la stessa Commissione della Calcografia ad apprezzare la tecnica e a incaricare il Severati per la sua capacità di riprodurre nei minimi dettagli e di cogliere appieno lo stile rinascimentale e la grazia del maestro urbinate.
La pietra lavica ceramizzata rappresenta perciò per il Made in Italy un possibile campo di sviluppo?
Assolutamente sì. Oggi è anche più facile perché le moderne aziende, grazie all’avvento delle macchine CNC (Computer Numerical Control), possono dare forma alla pietra lavica attraverso il taglio, la sagomatura, la contornatura e la tornitura. Si possono realizzare opere d’arte uniche ma anche pezzi artigianali di altissima qualità, elementi di arredo urbano, elementi architettonici come archi, scale, camini, lavabi, piani per cucine e bagni, tavoli.
Come definire propriamente questa tecnica?
Col termine pietra lavica ceramizzata o maiolicata indichiamo l’oggetto di pietra lavica o più correttamente di basalto lavico, cosparso in superficie con uno strato di smalto ceramico di circa tre millimetri, decorato secondo tecniche vecchie e nuove dell’arte della ceramica. Durante la fase di cottura si ottiene la fusione tra la pietra lavica, lo smalto e i colori. Il risultato finale sarà un basalto lavico ceramizzato con decorazioni policrome, avremo uno stupefacente effetto estetico e di elevato valore, sia artistico che economico.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports