Con l’Operazione Desert Storm, del 17 gennaio del 1991, si ha l’inizio di quella che verrà ufficialmente chiamata la Prima Guerra del Golfo.
Nel suo trentennale osserveremo in breve le cause che portarono alla più vasta operazione militare su scala globale dai tempi della seconda guerra mondiale.
Il contesto era estremamente confuso e con la caduta del gigante sovietico ad Oriente, abbiamo il crearsi una situazione geopolitica totalmente nuova che vede gli USA assumere un ruolo da protagonista anche ad Est.
Dopo il sostegno all’Iraq di Saddam Hussein contro l’Iran di Ruhollah Khomeyni da parte delle comunità internazionali e degli USA negli anni 1980 – 1988, in realtà si temeva un espansionismo ed un aumento d’influenza del leader iracheno nel Medio-Oriente.
L’inizio delle ostilità fu il 2 agosto del 1990 con l’invasione irachena del Kuwait che si concluderà in appena due giorni con la vittoria di Saddam Hussein.
Tra le ragioni di quest’invasione, sembra vi fossero i debiti che l’Iraq aveva accumulato nei confronti del Kuwait per le ingenti somme versate per finanziare la guerra contro l’Iran.
L’8 luglio 1990 il ministro iracheno Tareq Aziz aveva inviato un messaggio ufficiale alla Lega Araba accusando il Kuwait di aver rubato petrolio all’Iraq estraendolo lungo i 120 chilometri di frontiera comune, e di aver inflazionato quindi il mercato petrolifero per far cadere il prezzo del greggio.
Per questi motivi l’Iraq esigeva l’annullamento di un credito di 10 miliardi di dollari, che il Kuwait vantava nei suoi confronti. I toni si inasprirono presto e l’Iraq decise di dispiegare delle forze terrestri lungo la frontiera.
Saddam sosteneva anche che il Kuwait fosse storicamente parte dell’Iran e che divenne un emirato indipendente, soltanto per via degli interessi imperialistici britannici. Le ragioni dettate da Saddam avevano messo d’accordo le molteplici correnti etniche, politiche, ideologiche e religiose presenti in Iraq.
Tale mossa ovviamente indispettì le Nazioni Unite che non tardarono a condannare l’invasione (anche se gli USA in un primo momento fecero intendere a Saddam, tramite il loro ambasciatore in Iraq, che sarebbero rimasti neutrali) e che portò ad un ultimatum se le truppe irachene non abbandonavano il Kuwait entro il 15 gennaio, sarebbe scattato l’intervento militare internazionale.
Bisogna precisare che tra le ragioni dell’intervento delle Nazioni Unite, vi era anche il timore di una possibile invasione irachena dell’Arabia Saudita.
Nella Lega Araba non tutti si schierarono contro Saddam Hussein ed in un summit tenutosi al Cairo il 10 agosto 1990 solo una risicata maggioranza si impegnò a dislocare unità militari lungo la frontiera tra Iraq e Arabia Saudita, al fine di evitare l’intervento degli Stati Uniti.
Tra i sostenitori di Sadddam Hussein ricordiamo Muʿammar Gheddafi e Yasser Arafat; mentre Algeria, Tunisia e Yemen decisero di astenersi.
L’intervento delle Nazioni Unite, che vide all’attivo anche un contingente italiano di 1950 uomini ed una forza navale schierata sul golfo persico, può essere riassunto in tre fasi:
- Operazione “Desert Shield” (Scudo del Deserto): è la fase preparatoria all’intervento ONU dopo che la risoluzione numero 660, aveva condannato l’invasione e richiesto il ritiro delle truppe irachene. Il 6 agosto, la risoluzione numero 661 approvò sanzioni economiche contro lo Stato iracheno. L’operazione Scudo del Deserto ebbe termine il 16 gennaio 1991 alle ore 00:00 in concomitanza con l’ultimatum dell’ONU inviato a Saddam Hussein attraverso la risoluzione numero 678.
- Operazione “Desert Storm” (Tempesta del Deserto): avviata tra il 16 ed il 17 Gennaio 1991 prevedeva il bombardamento aereo da parte della coalizione ONU sule forze irachene in Kuwait e sui siti militari e civili in Iraq.
- Operazione “Desert Sabre” (Sciabola del Deserto): a seguito del bombardamento aereo in questa fase vennero utilizzate truppe di terra al fine di scacciare definitivamente quelle irachene dal Kuwait. Da notare che vi fu una penetrazione della coalizione per alcune centinaia di chilometri anche in territorio iracheno e, secondo alcune voci, tale ingresso delle truppe ONU non era stato autorizzato dalla coalizione, ma trovò giustificazione tra i militari al fine di evitare ulteriori raggruppamenti e contrattacchi iracheni. L’operazione Sciabola del Deserto ebbe inizio il 24 febbraio del 1991 alle ore 04:00 con la 6ª divisione leggera francese che arrivò fino all’Aeroporto di al-Salmān per creare un muro difensivo contro un eventuale contrattacco iracheno dal nord. Allo stesso tempo le truppe saudite della 20esima brigata corazzata e le 1ª e 2ª divisione marines penetrarono nel Kuwait senza incontrare resistenza. Subito dopo un attacco aereo, condotto da divisioni di elicotteri alle ore 8, il VII Corpo statunitense, lanciò un primo attacco in Iraq ed un secondo alle 14,35, ad ovest del Kuwait, cogliendo di sorpresa le forze irachene.
La guerra può dirsi conclusa con l’avvenimento chiamato “l’autostrada della morte”, dove tra il 26 ed il 27 febbraio, le truppe irachene in fuga dal Kuwait, presero il nord di Al Jahra. Una colonna di circa 1400 veicoli militari e civili venne attaccata e distrutta dai caccia dell’aeronautica e della marina statunitense.
Il 28 febbraio 1991 viene dichiarato un “cessate il fuoco temporaneo” proclamato dal presidente statunitense George H. W. Bush che lancia al mondo il seguente messaggio: «Gli Stati uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un’influenza in ogni dimensione politica, economica e militare realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana».
Per concludere, posso affermare con certezza che questa Prima Guerra che si presentava come un conflitto nuovo ed estremamente caldo, mise un punto fermo ai nuovi “equilibri” dinanzi alle guerre ideologiche, ormai crollate.
Posso affermare anche che oltre ad essere stata la più vasta operazione militare su scala globale dai tempi della seconda guerra mondiale, la Guerra del Golfo è stato per gli Stati Uniti d’America il primo passo verso la destabilizzazione del Medio-Oriente.
Da quel momento assisteremo al crollo, poco alla volta, degli ultimi leader carismatici rimasti in quelle terre e alla diffusione del caos che permetterà al fanatismo ideologico e religioso, di prendere pericolosamente campo arrivando sino in Europa.
Fanatismo che, fino a quel momento, era stato tenuto a bada proprio da quei leader carismatici eliminati poi dagli USA.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports