La difesa siciliana è un’apertura del gioco degli scacchi caratterizzata dalle mosse: il bianco muove il pedone di Re in e4 e il nero risponde con il pedone d’Alfiere di Donna in c5.
Questa successione di mosse è riportata nel trattato dello scrittore, sacerdote e scacchista siciliano Pietro Carrera “Il gioco degli scacchi” del 1617 e per questo motivo l’inglese Jacob Sarratt chiamò questa apertura “difesa siciliana” in onore della terra natale del Carrera.
Non c’è stato campione del mondo, a partire dal dopoguerra a oggi, che non abbia utilizzato la difesa siciliana: dal sovietico Mikhail Botvinnik all’attuale campione in carica (dal 2013) il norvegese Magnus Carlsen, passando per due leggende assolute degli scacchi Bobby Fischer e Garry Kasparov, i quali ricorsero quasi esclusivamente ad essa contro l’apertura di Re.
La difesa siciliana è una apertura di gioco (semiaperta) assai complessa con moltissime varianti il cui studio è sicuramente obbligatorio per chi vuole diventare un abile giocatore di scacchi.
Tra le varianti più utilizzate occorre citare quella del Dragone che vede partite generalmente caratterizzate da attacchi di entrambi i colori verso il Re avversario.
- e4 c5
- Cf3 d6
- d4 cxd4
- Cxd4 Cf6
- Cc3 g6
Prende il nome dalla disposizione dei pedoni neri sull’ala di Re che ricordano la Costellazione del Drago.
La variante Najdorf, che prende il nome dallo scacchista argentino Miguel Najdorf, più posizionale rispetto a quella del Dragone.
- e4 c5
- Cf3 d6
- d4 cxd4
- Cxd4 Cf6
- Cc3 a6
In questa variante, giocata dai campioni del mondo Bobby Fischer e Garry Kasparov, l’obiettivo del Nero è impedire al Bianco di dare scacco in b5 o di occupare la stessa casa con il cavallo, lasciandosi contemporaneamente aperte diverse possibilità a seconda del gioco del Bianco.
Da ricordare infine la variante Classica, Paulsen, Kalashnikov, Alapin e la Siciliana chiusa.
Nel prossimo articolo parleremo della difesa Tarrasch ideata da Siegbert Tarrasch, uno dei primi giocatori al mondo a fregiarsi del titolo di “grande maestro” che un giorno disse: “No. Non apro mai con e4. Non compio un errore fatale alla prima mossa”.
di Antonio Melita – EmmeReports