Con la pandemia in corso e la continua richiesta di personale medico negli ospedali italiani, non ti aspetti che migliaia di nuovi medici vengano lasciati a casa. Ma la farraginosa burocrazia del nostro amato Paese può questo e altro!
A scendere in piazza oggi, sono stati, infatti, giovani medici abilitati, ma in attesa di potersi specializzare. Al sit-in di protesta in piazza verdi, anche la Dottoressa Caterina Curatolo “Stiamo aderendo ad una protesta nazionale iniziata la settimana scorsa in varie città italiane. Siamo l’unico Stato in cui quasi 24.000 medici vengono lasciati a casa durante una pandemia. Pertanto, possiamo definirci medici in ostaggio, del ministero, della burocrazia, della legge italiana, di una organizzazione fallace delle procedure di accesso alle scuole di specializzazione”.
Questi giovani medici, già laureati e abilitati, per diventare specialisti (figure di cui l’Italia ha disperatamente bisogno visti i 25000 pensionamenti dei prossimi anni), devono sostenere un concorso nazionale molto selettivo. Vista l’emergenza sanitaria in corso, ma soprattutto la disorganizzazione del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), quest’anno il concorso, invece di essere a luglio, è stato posticipato al 22 settembre.
“Io sono un medico abilitato, in attesa di poter accedere al concorso di specializzazione. Come me, in questo momento, altri 23700 medici si trovano sotto scacco dei continui rinvii da parte del Ministero dell’Università e della ricerca” ha aggiunto Caterina.
Abbiamo ripercorso insieme alla Dottoressa Curatolo quella che per i giovani laureati è stata una vera e propria Odissea, iniziata il 22 settembre 2020, giorno dello svolgimento del test e mai finita, a causa di svariati ricorsi e rinvii.
Il 5 ottobre, data in cui sarebbe dovuta uscire la graduatoria, sul portale ufficiale Universitaly, il MIUR pubblica un comunicato con il quale i neo medici apprendono che per via dei ricorsi, la graduatoria di merito non potrà essere pubblicata nella data prestabilita.
Il 7 ottobre viene annullato un quesito del concorso perché mal formulato e viene corretto con un altro quesito. Ogni concorrente subisce una modifica al proprio punteggio originale.
Il 26 ottobre viene pubblicata una graduatoria provvisoria, ma restano in attesa di sapere quando potranno indicare la specializzazione e la città in cui vorrebbero lavorare.
Il 9 novembre viene pubblicato un annuncio che indica che le scelte potranno essere presentate tra il 23 e il 27 novembre, le assegnazioni il 30 novembre, le immatricolazioni tra l’1 e il 9 dicembre.
Il 23 novembre aprono la fase di scelta alle 22 di sera. Quindi la prolungano fino al 30 novembre. Nel frattempo alcuni ricorsi vengono vinti, altri persi: cambia la posizione del singolo candidato in graduatoria, che permane provvisoria.
Il 30 novembre in seguito all’esito di un ricorso, vengono inseriti in graduatoria alcuni partecipanti e viene prolungata ulteriormente la fase di scelta per permettere a questi di poter esprimere le loro preferenze. La graduatoria subisce ulteriori modifiche.
L’1 dicembre vengono avvisati che il 3 dicembre saranno rese note le assegnazioni e che le immatricolazioni saranno effettuate dal 4 al 10 dicembre. La presa di servizio rimane fissata al 30 dicembre.
Il 2 dicembre scoprono che probabilmente l’indomani non sarebbero state rese note le assegnazioni. Infatti, a causa di una delle due domande che erano state contestate, viene pubblicato un decreto che precisa che le ulteriori procedure concorsuali (assegnazioni, etc.) andranno svolte successivamente alla decisione cautelare collegiale prevista per il 15 dicembre.
Come ha raccontato la Dottoressa Curatolo, al panico generale segue una disperata conferma o smentita a quanto detto.
Tramite le associazioni, in contatto con il Ministero viene confermato che le assegnazioni sarebbero state il 3 dicembre, data in cui non c’è traccia delle assegnazioni, il ministero continua a non dare risposte. Arriva dunque un nuovo decreto che spiega che le assegnazioni non saranno pubblicate prima del 15 dicembre, in attesa della riunione del consiglio di stato. Il tutto accompagnato da un video del ministro Manfredi, che si scusa chiedendo ai giovani medici di pazientare ancora qualche giorno, assicurandoli che questo ritardo non inficerà in alcun modo la loro formazione.
Quindi, i fortunati che, classificandosi nelle prime 14mila posizioni, saranno vincitori di una borsa di studio, qualora fossero assegnati in una sede lontana dalla propria provincia o regione, dovrebbero riuscire a immatricolarsi in tempo utile, pena la decadenza, mediante procedura interamente online in segreterie probabilmente in ferie per le vacanze di Natale, dare le dimissioni in tempo utile da lavori che attualmente li trovano in prima linea a combattere la pandemia e che risultano incompatibili con la scuola di specializzazione (USCA in primis, che di conseguenza rischiano di trovarsi svuotate con pochissimo preavviso), trovare una casa, senza neanche poterla vedere fisicamente perché impediti dal DPCM, in appena dieci giorni, sotto le feste natalizie e in piena pandemia, per essere pronti in reparto a lavorare dal 30 dicembre! Praticamente una follia!
Dopo l’ennesimo rinvio, i neo medici, in attesa di specializzazione, chiedono la pubblicazione immediata di una data certa per entrare in servizio, tenendo conto della necessità che molti di loro dovranno spostarsi in regioni differenti da quella di residenza, con i disagi logistici e burocratici che ciò comporta.
Chiedono anche che il MUR fornisca loro un documento ufficiale riconosciuto dalle autorità locali, che gli permetta di spostarsi liberamente tra province e regioni, senza incorrere in sanzioni, a causa del DPCM natalizio.
Molti dei futuri specializzandi sono impegnati in prima linea sul territorio nell’emergenza Covid-19. Le USCA potrebbero trovarsi svuotate al momento della presa di servizio, quindi, onde evitare disagi per i pazienti e sanzioni per i medici, chiedono il riconoscimento delle USCA sopracitate come Continuità Assistenziale compatibile con la frequenza delle Scuole di Specializzazione.
Infine i neo medici chiedono anche un finanziamento di un adeguato numero di contratti di specializzazione per l’anno 2021, volto ad abolire l’imbuto formativo.
Di Redazione – EmmeReports