Di Giada Lo Porto – EmmeReports
Qualcuno mi ha definito incosciente. Qualcun altro folle. Io non amo le definizioni ma se dovessi trovare le parole più adatte per descrivere il mio salto nel vuoto tra il cielo e la terra, in mezzo alle nuvole, userei un semplice binomio: affamata di emozioni. Mi avete chiesto di portare il lettore assieme a me, dentro di me, in ogni singolo battito di cuore lungo tutto il lancio in tandem con paracadute, in ogni minima particella di euforia che ha sprigionato il mio corpo, con me, su verso e oltre le nuvole, e poi giù, sempre più giù fino a che i piedi hanno toccato terra. Di nuovo. Io non credo che esistano parole adeguate per descrivere ciò che si prova. Ma posso tentare. Quindi grazie a chi mi ha regalato questo viaggio in mezzo alle emozioni nel giorno dei miei – folli incoscienti, affamati, poco importa – 30 anni. Che adesso provo a restituire a chi legge.
Io l’ho fatto da Caltagirone con i ragazzi dell’associazione sportiva Sunflyers (Via Caudarella, 34). Appena arrivati in zona di lancio si conosce la squadra che salterà insieme a te, composta da un istruttore tandem e da un video operatore. Ti accolgono con il sorriso e ti spiegano che vi lancerete in volo da 4200 metri di altezza saldamente uniti ad un istruttore, viaggerete alla velocità di 200 chilometri orari per un interminabile minuto di pura adrenalina. Adrenalina, dicono. Ma tu li per li non comprendi, abbassi la testa, sorridi, ascolti le istruzioni, non pensi, non pensi, non pensi per nulla al salto nel vuoto.
Sei lì e conta quello, la mente non pensa ad altro. Sei lì. Un singolo giorno di follia. Oggi non conta nient’altro. Ti forniscono l’attrezzatura, tuta, occhialini, ti fanno spostare nel campo dove c’è l’aereo, ma nel frattempo ci sono delle nuvole passeggere e un po’ di vento. Conviene aspettare. Nell’attesa l’istruttore Renato Caruso ti spiega che sull’aereo verrai legata a lui, che quando ci si butta devi tenere i piedi e le mani in un certo modo, provi a registrare tutto in testa e pensi che però forse non ci hai capito più di tanto, ma va bene te lo farai rispiegare, e a farti sorridere c’è il video flyer Memi Tarro che ti riprende, prima, durante, dopo per immortalare immagini preziose di un momenti indimenticabile, pure senza immagini.
Ci siamo il cielo si apre è arrivato il momento. Tutti sull’aereo e via verso il blu, l’istruttore ti lega a lui, gli dai le spalle, ti dice che adesso quando l’aereo si ferma, devi solo sollevare una gamba, che devi sederti con le gambe a cavalcioni sullo sportello aperto e che poi via, vi lancerete nel vuoto, oddio pensi quando vedi chi è con te scivolare giù, non è mai conveniente essere la seconda perché hai più tempo per renderti conto di dove sei e di ciò che stai facendo ma tant’è che alla fine non vedi l’ora di farlo e allora eccoci a cavalcioni, 1, 2, 3, adesso tocca a te e ti sale un po’ di saliva in gola, ma non è paura, affatto, è fame di emozioni da riempire.
Ti lanci, sei nel vuoto, è arrivato il momento di volare con il tuo corpo a 200 chilometri orari. Cavolo. Un minuto che ti sembra infinito di pura adrenalina, puoi aprire le mani, volare davvero, con sotto il nulla, sei nell’aria, stai volando, e guardi sotto, non chiudi gli occhi, non avrebbe senso, ormai sei lì e quindi devi prendertela tutta questa carica di euforia elettrica che ti fa vibrare ogni centimetro di pelle anche se coperta da maglione, tuta, scaldacollo. Tremi e basta. Tremi. Energia. Elettricità. Così ti senti, elettrico.
Ad un certo punto vedi tutto bianco, il paracadute si apre, tu entri in mezzo alle nuvole, ti si otturano le orecchie, basta tenere il naso e soffiare, esci fuori dalle nuvole e scendi dolcemente, vedi terra da lassù, da qui a terra hai la possibilità per altri 4 minuti di goderti il panorama. L’istruttore ti dice che a tre metri da terra dovrai alzare la gambe al petto. Mi fai vedere come si fa? Ti dice. Lo faccio, poi torno a godermi la discesa, è dolce la discesa, siamo a tre metri, sollevo i piedi, tocco terra.
La prima parola che ho detto è stata WOW. La seconda: STRATOSFERICO. E poi ho iniziato a dire a ripetizione una serie di PAZZESCO fino a sera. Dicono che l’adrenalina duri 24 ore. Io l’avevo addosso anche il giorno dopo. Quello che non ti dicono è che subito dopo aver toccato terra non vedi l’ora di riprovare. Mannaggia.
Alle follie che vi va di fare. Fatele!