Ci hanno insegnato, fin dai tempi della scuola, che siamo un popolo di perdenti e che non sappiamo cosa significhi combattere una guerra, arrivando persino a rinnegare le nostre vittorie.
La Storia non potrebbe essere più in disaccordo con questa impostazione e ne è prova che il 4 novembre 1918 assistiamo alla resa dell’Impero Austro-Ungarico e alla conseguente vittoria del Regno d’Italia.
Nei precedenti articoli abbiamo visto come in realtà l’Italia, dal 1861 ad oggi, vanta numerose vittorie in campo bellico e non dobbiamo dimenticare che dal Piave e dal Grappa fortificato (linee volute dal Generale Cadorna) sono seguite poi le imprese che hanno portato proprio a quel 4 Novembre che festeggiamo oggi.
In questo agile articolo, indicherò brevemente le tappe che hanno portato al 4 novembre 1918, da cui deriva il giorno in cui si rende onore a tutti gli eroi che hanno combattuto e dato la propria vita per la Patria.
Il 9 novembre del 1917, il comando in carica dell’esercito italiano passò dal Generale Luigi Cadorna al Generale Armando Diaz.
Il compito iniziale del Generale Diaz era quello di riorganizzare l’esercito rimpiazzando le perdite subite a Caporetto, ricorrendo anche ai nati nel 1899 (i cosiddetti ragazzi del ’99).
Le prime azioni per aumentare il morale dei soldati furono l’incremento della paga, vitto e alloggi migliori e si pensò di fare ricorso a un certo numero di intellettuali e artisti, scelti fra i soldati competenti in quelle aree, che furono impegnati nella redazione dei giornali di trincea intrattenendo così le armate impegnate nella difesa del Piave.
Altrettanto importante è stato l’ampliamento dell’Aeronautica che, nella Prima Guerra Mondiale, vede come protagonista Francesco Baracca.
La Germania, in vista dell’attacco previsto per la Primavera, ordinò agli austro-ungarici un’offensiva che prese avvio il 15 giugno dando così inizio alla seconda battaglia del Piave.
La pesante offensiva austriaca si tramutò in una sconfitta a causa dell’ottima difesa italiana supportata dall’artiglieria francese e così l’Impero Austro-Ungarico perse il Montello e il paese di Nervesa, precedentemente conquistati.
La seconda battaglia del Piave o Battaglia del Solstizio (nome coniato da Gabriele D’Annunzio che, dopo l’abbattimento del Maggiore Francesco Baracca, prese il comando delle operazioni dell’aviazione, effettuando il famoso volo su Vienna) si concluse il 23 giugno, con la presa della sponda destra del Piave.
In quest’operazione, ebbero un ruolo determinante gli Arditi: un reparto di fanteria specializzato negli assalti e nel corpo a corpo capaci di instaurare il terrore nei soldati austriaci.
Tra quegli arditi, ricordiamo Ettore Muti al quale ho dedicato un precedente articolo.
L’offensiva finale che decreterà la fine della guerra per l’Italia, sarà la battaglia di Vittorio Veneto combattuta tra il 24 ottobre ed il 4 novembre 1918.
Gli austro-ungarici opposero inizialmente una valida resistenza ma nonostante questo le truppe italiane, francesi ed americane riuscirono a creare delle teste di ponte.
Il 28 ottobre il Comando Supremo ordinò l’attacco ininterrotto fino allo sfondamento del fronte, facendo arretrare gli austro-ungarici fino al fiume Monticano e costringendo il Generale Svetozar Borojević von Bojna a chiedere e ottenere il permesso della ritirata.
Dopo aver attraversato il Piave, il XXIV Corpo d’Armata al comando del Generale Enrico Caviglia liberò Vittorio Veneto (al tempo il suo nome era solo “Vittorio”, “Veneto” fu aggiunto nel 1923), avanzando in direzione di Trento e mandando i reparti celeri (la cavalleria) all’inseguimento del nemico in ritirata.
Il 28 ottobre 1918 l’Impero Austro-Ungarico chiede un armistizio agli Alleati che fu firmato il 3 novembre a Villa Giusti vicino Padova, mentre l’esercito italiano entrava a Trento.
Il 4 novembre 1918 il Capo di Stato Maggiore Armando Vittorio Diaz rilasciò l’ultimo bollettino di guerra – il n.1268 – che sanciva la vittoria dell’esercito italiano su quello austro-ungarico.
Istituita nel 1919, la celebrazione del 4 novembre è l’unica festa nazionale che abbia attraversato decenni di Storia italiana: dall’età liberale, passando per il fascismo sino all’Italia Repubblicana.
Nel 1922 con la presa del potere del fascismo, la festa prese il nome di Anniversario della Vittoria, assumendo quindi una denominazione caratterizzata da un forte richiamo alla potenza militare dell’Italia.
Ritornerà ad avere il nome originario nel 1949.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports