Oggi 9 agosto che ricorre il 75° anniversario di Nagasaki, mentre giorno 6 agosto ricorreva quello Hiroshima, pongo all’attenzione le conseguenze per il Giappone, che sono molto più gravi di quella che è stata la già gravissima immane tragedie delle bombe nucleari su obiettivi civili e non militari.
Inutile ricordare che la passerella dei crimini contro l’umanità già in tema di WWII, assuma toni da crimini di serie A e crimini di serie B e talvolta sembra che si ingigantiscano quelli di serie A per coprire quelli di serie B.
Piuttosto concentriamoci su cosa significava la resa incondizionata del Giappone agli Stati Uniti.
La società giapponese, vedeva alla sua testa, la casta guerriera, i samurai, che fu istituita da Minamoto Yoritomo negli anni ’90 del XII secolo, dopo che sconfisse il Clan Taira, entrando ad Heankyo (nome di Kyoto, che prende il nome dal periodo Heian).
La sconfitta del Giappone dunque non solo ha visto l’unico uso del nucleare nella storia, ma ne vede anche lo scioglimento dell’esercito per poi vedere una sorta di alleanza dove gli USA si sono visti come garanti militari della sponda est del Pacifico, ai quali il giappone fino ad oggi ha fatto appoggio. In seguito alla sconfitta militare, poi sarebbe creata la JSDF (Japan Selfe Defence Forces). Non un esercito vero e proprio, ma un contigente alle dipendenze degli USA.
Gli USA, pur passando per garanti, cosa hanno fatto in realtà? Di fatto si sono liberati di un temibile avversario, che l’ha visto costretto a piegarsi nei decenni passati, tanto da cercare accordi in temi migrazionistici come il Japanese Gentleman’s Agreement del 1907 che, vedendo il neonato Impero Giapponese del 1868 vincitore in due guerre contro l’Impero Cinese e l’Impero Russo, gli USA hanno pensato bene di scendere a patti, contrariamente per come avevano fatto coi cinesi in tema di migrazione.
Gli USA in quest’occasione hanno avuto tutto di guadagnato ed oltre alla brillante campagna militare condotta dal Generale MacArthur, non bastava aver sconfitto militarmente un nemico dallo spirito guerriero che caricavano con le katane contro i mitra, una volta che esaurivano le munizioni al grido di TENNO HEIKA BANZAI. No, bisognava stroncarne lo spirito e far si che la tanto temuta via del Bushido venisse accantonata, dando una dimostrazione di forza come quella delle bombe atomiche.
Gli USA oltre ad aver distrutto nuclearmente due città, hanno seppellito lo spirito di un popolo.
Questa era la denuncia attuata dal celebre scrittore Yukio Mishima che attuò il suicidio rituale, il seppuku, sperando di scuotere gli animi giapponesi, per far ritrovare loro la via della tradizione.
Qui le sue ultime parole, per far capire cosa denunciava il 25 novembre del 1975: «Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l’esistenza di un valore superiore all’attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo».
Concludendo, con le bombe non soltanto hanno distrutto vite. Gli USA hanno distrutto lo spirito di un popolo, e sempre per citare Yukio Mishima: “Nella fervida speranza che possiate risorgere come uomini e come guerrieri”.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports