La vita dell’Italia intera è stata stravolta dall’emergenza sanitaria causata dal contagio del Coronavirus (Covid-19).
Anche gli studenti e il mondo della scuola si sono dovuti adeguare a questa nuova e, speriamo, momentanea situazione.
Abbiamo chiesto a Rachele, una brillante studentessa del terzo anno del liceo classico Meli, di raccontarci la sue giornate al tempo del Coronavirus.
Come stai affrontando questo momento?
Con tanta preoccupazione. È uno svantaggio non potere andare a scuola, mi si è sconvolta tutta una routine, la cosa positiva è che tutti cercano di farcelo pesare il meno possibile, anche con lo studio a distanza, cosa che alleggerisce la tensione.
Come avviene lo studio da casa?
I professori ci contattano e ci danno degli orari, noi ci colleghiamo ad un sito, weschool, poi ci danno dei codici per accedere a questo gruppo chiuso formato solo dalle insegnanti e dai miei compagni di classe. Poi in base al professore e alla materia, abbiamo dei metodi di studio diversi.
Una professoressa può scrivere diversi post, in cui ci spiega un determinato argomento, rimandandoci alle pagine del libro, possiamo usufruire di audio conferenze, soprattutto per quelle materie, come la filosofia, dove è fondamentale la spiegazione orale. Quindi anche video e post vari.
Quindi è come andare a scuola…
Si. La professoressa ci da un appuntamento, come se andassimo a scuola, ad un determinato orario, ci colleghiamo al computer e la nostra insegnante comincia a scrivere in una apposita chat. Inizia facendo una specie di appello, per sapere se siamo tutti presenti alla lezione virtuale. Quindi inizia a scrivere, poi noi possiamo fare le nostre domande, per capire meglio l’argomento del giorno, proprio come a scuola, solo che il tutto avviene da casa, attraverso il computer e una connessione Wi-Fi. Ne più ne meno come in una chat!
Ma vi lasciano anche dei compiti?
Certo! E dobbiamo consegnarli, come quando siamo a scuola, rispettando gli orari scolastici. Quindi se io ho la professoressa di Italiano lunedì e martedì, io studio il lunedì pomeriggio per consegnare i compiti martedì mattina.
Abbiamo anche un registro elettronico, in cui carichiamo il nostro lavoro, per essere poi corretto.
Secondo te è un metodo efficace?
Certo il contatto con la professoressa in classe è molto più semplice, però, in questo momento è una variante molto utile, perché fa si che non ci allontaniamo del tutto dalla scuola.
Ti manca la scuola?
Dopo un’euforia iniziale, ci comincia a mancare la scuola vera e propria, percepiamo che si tratta di una vera e propria emergenza nazionale e ci preoccupa che le scuole siano state chiuse per questo motivo. Mi manca la routine, l’alzarmi alle sette del mattino, il preparami per andare a scuola..
Abbiamo meno paura, perché i nostri professori, i nostri compagni, la nostra preside, sono più vicini, grazie alle tecnologie, ai computer, ai cellulari, però si sente la mancanza di un banco davanti!
Mi manca il contatto umano con i compagni, con le professoresse, i luoghi ormai familiari e rassicuranti del mio liceo, le chiacchierate in Agorà durante la ricreazione.
Senti compromesse le tue libertà individuali?
Restare a casa può sembrare uno svantaggio, un problema, ma capsico perfettamente la situazione. Se mi dicono di stare a casa, lo faccio, perché mi sento al sicuro.
Non ha senso andare contro qualcosa che ci dicono di fare per la salute personale e quella dei propri cari. Se vuoi rischiare la tua vita, sei libera di farlo, ma non mettere a repentaglio un’intera società! Quindi mi sento di dire ai miei coetanei di stare a casa, di ascoltare i consigli degli adulti e delle autorità, perché tutto andrà bene.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports