Come narra la leggenda popolare, Rosalia, fu vittima di pressioni insistenti all’interno della sua famiglia per un matrimonio non voluto cui riuscì a sfuggire con l’eremitaggio.
Oggi, molte donne, come delle moderne Rosalie, subiscono violenze fisiche, psicologiche, sessuali, economiche e di stalking, per mano dei loro aguzzini, mariti, ex-mariti, padri, fratelli, fidanzati, amanti e sfruttatori.
Per ricordare le vittime di femminicidi e quelle che riescono a uscire dal tunnel della violenza, ha avuto luogo a Palermo in piazza Politeama e per l’ottavo anno consecutivo, il flashmob di Nessuno tocchi Rosalia in cui i partecipanti, perlopiù donne, hanno deposto dei fiori a terra, dove erano posizionate tre sagome di donne.
L’emergenza sanitaria e il lockdown non hanno fermato le violenze verso le donne e i femminicidi. Il Centro Antiviolenza Le Onde Onlus e le Case rifugio sono rimasti attivi, le operatrici hanno continuato a seguire le donne già sostenute dal centro antiviolenza e le nuove richieste sono state accolte.
“In questo periodo di emergenza sanitaria sono arrivate molte richieste di aiuto da parte di donne che abbiamo accolto e allo stesso tempo abbiamo continuato a sostenere quelle che già venivano al centro anti-violenza, anche a distanza” ad affermarlo è Mariagrazia Patronaggio, Presidente del Centro Antiviolenza Le Onde Onlus.
“Siamo in piazza oggi, per l’ottava edizione di Nessuno tocchi Rosalia per ricordare chi è stata vittima di femminicidio, ma anche per ricordare coloro che ce la fanno ad uscire da un percorso di violenza” ha continuato Mariagrazia.
“Chi viene da noi o ci contatta, quando sanno di essere in una relazione violenta, fa una precisa domanda: mi voglio separare, cosa devo fare? Non sempre comunque hanno questa chiarezza. La bravura dell’operatrice dell’accoglienza, è proprio quella di capire dai segnali, dai racconti, dalla ricostruzione della storia che fa la donna, di capire qual è la situazione, di valutare il rischio e poi di accogliere la donna in un determinato percorso. Le opportunità che offriamo sono tantissime, come le consulenze giuridiche, gratuite, penali e civili, infatti i centri di anti-violenza nascono come luogo di aiuto assolutamente gratuito”.
Le operatrici che si occupano di accogliere le donne che chiedono supporto, come ha spiegato la presidente dell’associazione, sono solitamente delle psicologhe o assistenti sociali, ma questi centri anti-violenza possono usufruire anche di psicoterapeute, avvocati e orientatrici del lavoro.
“Offriamo pure sedute di psicoterapie, individuali e di gruppo, opportunità di lavoro, con un dispositivo che funziona attraverso bilanci di competenze, orientamento e inserimento nel mercato del lavoro. Sono le donne che decidono insieme all’operatrice dell’accoglienza quale percorso di aiuto intraprendere. Ogni approccio ha bisogno di un intervento particolare”.
“La convenzione di Istanbul ha offerto un quadro giuridico chiaro, preciso a cui si adegua anche la rete anti-violenza di Palermo, ma quello che lamentiamo è una situazione di precarietà dei servizi che non vengono finanziati in maniera continuativa e costante. Le risorse di cui noi usufruiamo possono essere locali, regionali o nazionali. Ma abbiamo anche lavorato con finanziamenti europei diretti. Ci vogliono delle risorse economiche adeguate, perché non è semplice gestire un centro anti-violenza o una casa rifugio. La liquidità deve essere garantita e i tempi burocratici non ci aiutano ad ottenerla” ha concluso Mariagrazia Patronaggio.
di Francesco Militello Mirto – EmmeReports