Cari lettori,
questa settimana, leggendo tra i vari post, ne ho trovato uno che riguarda gli stereotipi sullo psicologo e sulle conseguenti resistenze che frenano la possibilità delle persone di chiedere aiuto.
Per questo oggi rifletteremo su alcuni punti importanti che mi auguro possano aiutare ad avere una visione più chiara.
Partiamo dal presupposto che ognuno di noi, ha dovuto o sta affrontando un momento di criticità dovuto a contingenze specifiche o alla mancata elaborazione di problematiche del presente/passato.
Le conseguenze emotive, che queste problematiche comportano, possono essere sia sul piano emotivo: rabbia, sensi di colpa ed apatia che sul piano comportamentale: incapacità di prendere decisioni ed evitamento esperienziale.
Il disagio psichico è l’espressione dell’incapacità delle persone di trovare le vie alternative e funzionali alla gestione delle proprie difficoltà. La consapevolezza dell’incapacità di trovare strumenti riflette la condizione di limiti, relative alla mancata disponibilità di risorse.
Questo è il primo passo per predisporci alla richiesta di aiuto.
Quanti di noi sono rimasti intrappolati nel circolo vizioso di pensieri e comportamenti che a lungo andare hanno generato un malessere cronico? Ad ognuno la propria riflessione!
A questo punto chiariamo invece cosa vuol dire rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta e in che cosa consiste questo tipo di aiuto.
Chi è questo specialista? Cosa fa? Come può aiutarci? Sfatiamo alcuni miti per orientarvi verso una scelta consapevole.
Esistono intanto diversi approcci psicoterapici ed è importante conoscere i vari modelli.
Lo psicoterapeuta competente intanto possiede alcune specifiche caratteristiche che sono in primis un aggiornamento continuo sulla ricerca e la clinica. E’ colui che, attraverso specifiche conoscenze relative alla psicopatologia, possiede gli strumenti riconosciuti per effettuare valutazione e diagnosi, affidandosi esclusivamente al metodo scientifico.
Un terapeuta competente è inoltre colui che a sua volta porterà i suoi casi in supervisione (dal suo formatore) per garantire l’efficacia del percorso dei propri pazienti. Un principio sacro nel nostro lavoro è il rispetto del paziente, caratterizzato da un attenzione non giudicante nei suoi i confronti e libera da pregiudizi, con una chiara definizione degli obiettivi.
È importante quando si intraprende un nuovo percorso, sapere quali sono i suoi obiettivi e verificare nel tempo se sono stati raggiunti poiché è questo che supporta l’evidenza scientifica della psicoterapia.
Il terapeuta aiuta la persona a riconoscere i processi sottostanti alla sua personale percezione del malessere, indica dei percorsi alternativi che consentono nel tempo di apprendere bene e continuare da solo il percorso.
Il concetto di autonomia è quindi molto importante e da prova di efficacia del percorso.
Il terapeuta Cognitivo-Comportamentale fornisce in modo semplice ma anche rigoroso spiegazioni, esemplificazioni, che rendono nel tempo le persone sempre più padroni di un bagaglio di tecniche e metodi che potranno essergli utili per tutta la vita per gestire al meglio le proprie reazioni emotive. Ciò vuol dire che agendo attivamente ed energicamente sui nostri pensieri e azioni possiamo liberarci dai problemi che ci affliggono (Prof. Claudio Sica, Università di Parma).
La mente umana ha una infinita capacità di notare cose spiacevoli come la paura e aggiungerla a storie che limitano le cose che facciamo.
Scegliere di vivere la propria vita con pienezza equivale anche a saper chiedere aiuto. Ciò ha a che fare con il senso di responsabilità verso noi stessi e le persone che amiamo.
A questo punto buona riflessione nell’augurio di avere modificato pregresse percezioni sulla psicologia.
di Francesca Aneli – EmmeReports