Se penso alla Spagna, mi vengono in mente il toro, la cerveza, il tinto de verano, i ventagli e le donne con peineta y mantilla sul capo, ma, soprattutto, il flamenco.
Se chiudo gli occhi, appena li riapro mi trovo in un luogo magico e unico al mondo, uno spazio intimo e accogliente con una luce fioca che lascia vedere solo due colori, il rosso e il nero. Si sente un odore di abete andaluso misto al profumo dello sherry di Jerez de la Frontera. Parte la musica e una ballerina flamenca comincia a ballare sbattendo gli alti tacchi sul palco del tablao, con il suo abito aderente sino alle caviglie e il tipico mantón di Manila.
Ma per gli spagnoli il flamenco è soprattutto un’arte, un inno alla storia, alla cultura e un’espressione della loro anima gioiosa, ma anche triste e tormentata. “Noi spagnoli lo abbiamo riscoperto proprio grazie all’attenzione data fuori dai nostri confini”, aveva dichiarato Vicente Amigo, chitarrista di flamenco di Guadalcanal (Siviglia) in un’intervista rilasciata nel 2015 al quotidiano Repubblica. “E nonostante sia un suono tanto antico, oggi in Spagna sono sempre più i giovani ad avvicinarsi a questo genere”.
Oltre Vicente Amigo, sono tante le figure del flamenco che hanno ottenuto grande riconoscimento, come Paco de Lucia, Antonio Gades, Enrique Morente, Eva La Yerbabuena, La Niña de la Puebla, Joaquín Cortés, Antonio Canales, Rafael Amargo, Camarón de la Isla, Cristina Hoyos e Carmen Amaya.
Il flamenco è considerato una forma d’arte complessa e profondamente affascinante, che esprime le emozioni dell’anima spagnola. Attraverso la danza, la musica e il canto, racconta storie di amore, dolore, gioia, speranza e passione. La sua cultura rappresenta un segno di identità e viene tramandata da una generazione all’altra, attraverso famiglie di artisti, festival, circoli e scuole.
Il flamenco, che affonderebbe le sue radici in Andalusia e nelle comunità gitana, ma anche nelle regioni di Murcia e dell’Extremadura, nel 1980 è stato inserito tra le materie di studio dei conservatori musicali e delle università spagnole, mentre nel 2010 l’UNESCO lo ha dichiarato “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”.
Il ballo (baile) flamenco è caratterizzato da movimenti del corpo, delle braccia (braceo) e dei piedi (zapateo). Quest’ultimo viene utilizzato dalle ballerine (bailaoras) per introdurre il canto (llamada), per sottolineare la fine di un verso (remate), oppure per eseguire dei veri e propri assoli ritmici (escobilla).
I palos flamenchi sono suddivisi in due grandi gruppi (il cante jondo e il cante chico) e ne esistono più di 50 tipi, tra cui la Bulería, la Soleá, la Alegría, la Seguiriya, la Farruca e la Sevillana.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports