Quella del 23 maggio 2023 dovrebbe essere una data importante per la città di Palermo per ricordare e commemorare coloro che sono morti solo perché stavano facendo bene il loro lavoro. Magistrati, poliziotti, carabinieri e semplici, ma non meno importanti, cittadini uccisi ufficialmente dalla mafia, con il tritolo, con le pistole o con il dissanguamento sociale ed economico. Un Paese, una città divisa anche nel ricordo di Giovanni Falcone, che trenta anni fa era considerato scomodo dagli stessi siciliani infastiditi dalle sirene delle macchine di scorta, subito dopo la strage di Capaci, è diventato “Santo, martire ed eroe, rovinando a vita la sua reale immagine. Doveva essere un esempio ed invece lo hanno reso un supereroe irraggiungibile”. Tante (o troppe e inutili?) le iniziative per commemorare la strage di Capaci, a cominciare da quella organizzata presso l’area di fronte l’ingresso dell’Aula Bunker del Tribunale di Palermo, dove i veri protagonisti del futuro della nostra terra, i bambini sono stati lasciati lontani dal palco delle autorità e, soprattutto, a cuocere sotto il sole e buttati sull’asfalto rovente e sporco.
Nel pomeriggio, ad animare una giornata dedicata al ricordo un po’ sbiadito della strage di Capaci, sono stati gli scontri in via Notarbartolo tra alcuni manifestanti del corteo partito da via Maqueda e le forze dell’ordine. Come ha riferito la Questura di Palermo, sono tuttora in corso le analisi delle immagini per ricostruire i fatti, delineare i profili di responsabilità penalmente rilevanti ed individuare i responsabili dei disordini che hanno portato al ferimento di alcuni poliziotti. In serata la Questura di Palermo ha inviato il seguente comunicato stampa alle redazioni dei giornali: “Fra le diverse iniziative promosse si è registrata anche la presentazione di un preavviso per un corteo, promosso da svariate sigle, che ha registrato la presenza al proprio interno di gruppi riconducibili a frange antagoniste che, partendo dalla Facoltà di Giurisprudenza in via Maqueda, sarebbe dovuto arrivare nei pressi dell’Albero Falcone. Considerata la potenziale interferenza che si sarebbe potuta ingenerare dalla concomitanza nel medesimo luogo delle iniziative promosse dalla Fondazione Falcone ed il citato corteo, in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si è ritenuto inopportuno far giungere il corteo nei pressi dell’Albero Falcone”.
“La ragione di tale valutazione in termini di inopportunità risiede nell’esigenza di assicurare e garantire il diritto Costituzionalmente garantito della Libertà di Manifestazione del Pensiero ad entrambe le parti attraverso un bilanciamento delle contrapposte esigenze considerati i luoghi, il numero di persone partecipanti alle due iniziative, la presenza di diversi striscioni dal contenuto ingiurioso, nonché la presenza di veicoli dotati di strumenti di amplificazione sonora tra cui un mezzo furgonato”, ha spiegato la Questura. “La predisposizione dei servizi di Ordine e Sicurezza Pubblica ha visto un impegno delle Forze dell’Ordine con uomini e mezzi in diversi punti della città, finalizzati a garantire il fluido svolgimento delle diverse iniziative intraprese, la Libertà di Manifestazione del Pensiero ed anche il Diritto al Ricordo, alla Memoria dei caduti che in questa giornata si commemorano. Per questi motivi è stato individuato come punto di arrivo del corteo Piazza Alberico Gentili, a meno di 500 metri dal luogo inizialmente pensato dai promotori, scelta notificata agli stessi attraverso le prescrizioni del Questore di Palermo, frutto delle ponderazioni e valutazioni maturate in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica”.
“Una volta giunto in questo punto il corteo, cui hanno preso parte circa mille manifestanti, si sono intessute una serie di interlocuzioni tra i promotori e le Forze di Polizia che presidiavano il luogo al fine di non consentire il prosieguo del gruppo lungo via Notarbartolo fino all’Albero Falcone considerata la presenza dei mezzi amplificati che avrebbero gravemente interferito con le iniziative della fondazione Falcone nonché una gigantografia issata sul mezzo furgonato il cui contenuto palesava il chiaro fine di dileggio del corteo nei riguardi dell’altra iniziativa”, si legge nella nota della Questura. “È stato proprio durante questo dialogo, in cui si prospettava un ulteriore avvicinamento all’Albero Falcone qualora fossero stati spenti gli strumenti di amplificazione che avrebbero turbato la cerimonia promossa dalla Fondazione Falcone, che un gruppo di circa cento manifestanti ha forzato il presidio di polizia, causando il ferimento di un Funzionario della Polizia di Stato ed altri due poliziotti, che hanno riportato prognosi che vanno dai 10 ai 15 giorni. Successivamente il corteo è avanzato senza creare turbative e con gli strumenti di amplificazione spenti nei pressi dell’Albero Falcone dove ha atteso le ore 17:58 per poi sciogliersi”.
Secondo il Segretario della Camera del Lavoro della CGIL Palermo, la Questura ricostruisce parzialmente e forzatamente le vicende determinatasi ieri nel corso della manifestazione nell’anniversario della strage di Capaci: “Il corteo cosiddetto non ufficiale partito da via Maqueda, davanti la facoltà di giurisprudenza, si è sviluppato ordinatamente lungo tutto il percorso, dando vita ad una manifestazione colorata e vivace di donne, giovani, studenti, lavoratrici e lavoratori, ma anche semplici cittadini che si sono uniti lungo il percorso”, ha dichiarato il Segretario della CGIL Palermo. “Percorso concordato dal coordinamento 23 maggio (di cui facevano parte decine di sigle di associazioni e movimenti democratici), con la Questura e che ha subito modifiche continue con disposizioni cambiate all’ultimo minuto (alle 14 del 23 maggio) che impedivano l’accesso a via Notarbartolo. Abbiamo concordato lungo il percorso di addivenire alle richieste delle forze dell’ordine: scioglimento del corteo, all’incrocio via Libertà, via Notarbartolo, spegnimento della amplificazione e anche di fermare il furgone che trasportava la riproduzione di una opera satirica. L’accordo era comunque di dare la possibilità ai manifestanti di proseguire liberamente lungo via Notarbartolo. Evidentemente gli accordi presi con i rappresentati della Questura sono stati bypassati da decisioni che hanno secondo noi scavalcato anche i funzionari presenti. La prova è quella di avere trovato all’incrocio con via Notarbartolo in tenuta antisommossa uno schieramento che ha provocato un tappo e una frizione inutile in quanto il corteo numeroso ignaro di quanto stava succedendo spingeva la prima fila. Il riposizionarsi con i blindati di traverso non ha prodotto altro che una drammatizzazione della situazione di cui hanno approfittato alcuni a cui non è parso vera l’occasione. Il ferimento di alcuni agenti è il prodotto di una cattiva gestione dell’ordine pubblico di cui il Questore è responsabile, ma evidentemente anche vittima per evidenti interferenze che saranno arrivate da altre Istituzioni. Nello stigmatizzare quanto successo, confermiamo il nostro impegno quotidiano per affermare che lotta alla mafia e lotta per i diritti camminano assieme”.
Tra i promotori della manifestazione partita dalla Facoltà di Giurisprudenza, anche il movimento Our Voice. “Ieri siamo scesi in piazza per una manifestazione totalmente pacifica fatta da studentesse, studenti, ragazze, ragazzi, lavoratrici e lavoratori”, ha raccontato a EmmeReports, Lorenzo Capretta attivista. “Siamo tutte persone tranquillissime, siamo studenti e artisti. Un mese fa abbiamo inoltrato alla Prefettura di Palermo una richiesta con la nostra volontà di fare una manifestazione. Negli ultimi tre giorni abbiamo ricevuto tantissime sollecitazioni, pressioni, addirittura anche dal Prefetto, per far finire la manifestazione all’incrocio tra via Libertà e via Notarbartolo. Nulla di scritto, solo verbalmente e a poche ore dall’inizio della manifestazione. Questo perché sarebbero state coinvolte le cariche istituzionali, il sindaco, il presidente della Regione, forse era previsto l’arrivo della Meloni, quindi non volevano che rompessimo le scatole, che manifestassimo contro un governo che riteniamo fascista”.
“Ieri, nel momento in cui abbiamo chiesto di volere andare in via Notarbartolo per commemorare e ricordare Giovanni Falcone, per vivere l’antimafia a modo nostro, lontano dalle passerelle politiche, ci è stato detto di no e quando abbiamo provato a passare, la risposta della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza è stata quella della repressione”, ha continuato l’attivista di Our Voice. “Amici, compagne e compagni hanno preso manganellate. La violenza con cui si sono relazionate con noi le forze dell’ordine e quindi coloro che hanno dato loro l’ordine di farlo, è stata una cosa inaudita. Se ci avessero permesso di arrivare all’Albero Falcone, fare il minuto di silenzio e manifestare, come hanno fatto alla fine dopo tre cordoni, non sarebbe successo nulla. Ma a cosa è servito, se dopo tre cordoni ci hanno fatto passare?”.
“La manifestazione di ieri è il frutto di un lavoro di rete, di collaborazione tra le scuole, collettivi studenteschi e realtà che partono dal basso e che fanno un’antimafia sociale e intersezionale lontana dalle passerelle politiche, dall’ipocrisia, dalla corruzione, che tocchi tutte le sfaccettature della nostra vita quotidiana. Questo lavoro ha generato i vari interventi delle realtà partecipanti, la realizzazione degli striscioni e dei cartelloni”, ha spiegato Lorenzo Capretta. “Noi appoggiamo tutti i magistrati e tutte le forze dell’ordine che stanno cercando di fare giustizia. Quello che mi ha fatto male, ieri, è stata vedere una contrapposizione tra persone, tra uomini, tra esseri umani che, invece, dovrebbero viaggiare tutti insieme nella stessa direzione per trovare la verità sulle stragi. Noi crediamo in Giovanni Falcone”.
Di Francesco Militello Mirto e Antonio Melita – EmmeReports