Un lancio molto spettacolare di una bottiglietta da mezzo litro di acqua da parte di uno studente con tanto di stuzzicadenti in bocca stile Johnny Stecchino, ha aperto la due giorni di Palermo dedicata alla legalità e al ricordo di chi è stato ucciso dalla mafia.
Questa mattina circa trecento studenti di diversi istituti scolastici di Palermo e provincia si sono radunati davanti al Palazzo di Giustizia per una marcia organizzata dalla rete per la promozione della cultura antimafia, in ricordo del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani assassinati nella strage di Capaci.
Il corteo transitato per via Volturno, Via Ruggiero Settimo, Via Maqueda, Corso Vittorio Emanuele, ha prima raggiunto Villa Bonanno davanti la Questura di Palermo, per poi concludere la sua corsa in Piazza Sett’Angeli, davanti al Convitto Nazionale Giovanni Falcone.
“Quest’iniziativa rappresenta un collegamento ideale tra il luogo di partenza, il Palazzo di Giustizia e la conclusione che è la Questura”, ha dichiarato il Primo Dirigente della Polizia di Stato Concetta Parrino, che ha incontrato i ragazzi delle scuole in rappresentanza del Questore Leopoldo Laricchia.
“In questi anni è stata complementare l’attività della magistratura e delle forze di polizia, di chi ha dedicato il proprio lavoro, l’attività di indagine o anche scortando i magistrati, sacrificando la propria vita per degli ideali condivisi di giustizia e di legalità”, ha continuato la Dottoressa Parrino.
“La Questura di Palermo è un luogo simbolo della lotta alla criminalità organizzata e all’associazione di stampo mafioso, che non si intuisce subito, ma che comincia a definirsi negli anni ’60”, ha continuato l’ufficiale, ricordando i Caduti della Polizia di Stato.
“Condividiamo con voi gli stessi valori di legalità che cominciano dal nucleo familiare, per poi essere ancora più corroborati a scuola e con l’esempio dei poliziotti e di tutte le forze dell’ordine che si impegnano quotidianamente in attività che non sono solo di contrasto la criminalità, ma anche di mantenimento dell’ordine della sicurezza pubblica”, ha concluso la rappresentante della Questura.
“I ragazzi sono diversi da quelli di trenta anni fa, sono più consapevoli perché è stato fatto un buon lavoro in tutte le scuole”, ha dichiarato Tina Montinaro. “Loro oggi sanno, mentre a quei tempi non se ne parlava. Oggi ne parliamo tutti i giorni e quindi abbiamo proprio questo riscontro. Oggi ho notato, proprio in base all’arresto di Matteo Messina Denaro, che forse bisogna educare gli adulti, perché certe cose ce le hanno radicate. Noi adulti dobbiamo essere credibili, lottare contro questa mentalità tutti i giorni”.
Abbiamo chiesto alla vedova del polizotto ucciso nella strage di Capaci di darci un’opinione sul moderato entusiasmo dei palermitani dopo l’arresto del latitante di Campobello di Mazara.
“La lotta alla mafia deve essere un impegno prioritario e sicuramente una grande fetta di palermitani perbene è contenta, perché dopo trenta anni, abbiamo preso l’ultimo stragista”, ha affermato la Montinaro. “Nonostante quest’arresto, diciamo tutti i giorni ai ragazzi delle scuole che non devono pensare che la mafia non esiste più”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports