All’ora di mensa di martedì, le insegnanti e la preside del Plesso Ferrara (ICS Rita Borsellino) hanno accompagnato i loro alunni sul prato di Piazza Magione per consumare il pranzo cucinato a casa dai loro genitori, rifiutando quello preconfezionato dalla ditta C.O.T., azienda che gestisce tutte le mense scolastiche di Palermo. Una singolare protesta per chiedere all’amministrazione comunale l’attivazione di una mensa per gli studenti del tempo prolungato.
“È un picnic di appello perché vorremmo che l’amministrazione comunale, insieme a noi e a tutte le altre scuole, cominciasse un processo di riflessione sul nuovo modo di intendere la mensa”, ha dichiarato Lucia Sorce, dirigente scolastico dell’ICS Rita Borsellino. “Vorremmo delle risposte meno secche sul fatto che ci sia soltanto una gara d’appalto con un cibo industriale. Il Comune di Palermo ci scrive che se vogliamo, possiamo anche cambiare e rinunciare al servizio all’appalto esterno. Ok allora dateci le risorse per poter gestire un appalto interno”.
“Speriamo che si possano accendere i riflettori sulla complessità del servizio mensa, sul fatto che gli addetti comunali, quando sono assenti, non vengono sostituiti”, ha continuato la preside. “Dobbiamo diventare coerenti rispetto allo spreco alimentare e a quello della plastica. Probabilmente il Comune ha delle difficoltà, ma vorremmo riuscire veramente a pensare in maniera diversa, anche sperimentale, perché se puoi pensarlo, puoi farlo!”.
Come ci è stato spiegato dalla dirigente del Plesso Ferrara, i locali della scuola sono a norma, con tanto di office, antibagno e refettori, ma mancherebbero le cucine industriali e il personale dedicato. “Vorremmo che questa cucina prendesse vita, magari attraverso delle sperimentazioni con gli istituti alberghieri di zona o con Startup di alternanza scuola lavoro”, ha aggiunto Lucia Sorce. “Perché non pensare ad altro prima di fare un nuovo bando, come se fosse la cosa più scontata possibile? Ecco noi vorremmo soltanto fermarci un attimo, pensare e valutare delle alternative per una qualità a chilometro zero e una sostenibilità che non può essere solo di parola, ma deve essere anche nei fatti”.
La società cooperativa C.O.T. fornisce i pasti ai principali nosocomi palermitani, alle mense universitarie e a quelle scolastiche. “Abbiamo trovato sempre una massima apertura nel trovare soluzioni, ma resta il fatto che si tratta di un cibo di tipo industriale fatto per una popolazione molto numerosa e quindi alcune cose non possono essere necessariamente sempre garantite, soprattutto nella presentazione dei piatti. Tutto molto dozzinale in alcuni casi, però sicuramente il processo di miglioramento c’è stato, questo è innegabile, non mi sentirei di dire il contrario, però vorremmo qualcosa di più familiare nelle nostre cucine”, ha dichiarato la preside del Plesso Ferrara, aggiungendo che, spesso, le lungaggini burocratiche fanno partire il servizio di mensa in ritardo e ad anno scolastico già iniziato, causando disagi per le famiglie degli alunni.
“Non abbiamo le cucine perché non abbiamo il personale, ma abbiamo anche detto al Comune di Palermo che avremmo organizzato un crowdfunding per comprarle”, ha detto Lucia Sorce. “Perché non provarci?”.
Antonia Giusino è una mamma di uno degli alunni del Plesso di Piazza Magione: “Abbiamo pensato che questo sistema di protesta pacifica potesse essere un modo per andare fuori e dire che abbiamo proprio bisogno di cambiare marcia. Da diversi anni si parla di questa cucina, la dirigente è anche pronta a trovare dei sistemi per acquistare tutto ciò che occorre, quello che come sempre manca in queste circostanze sono i permessi e, soprattutto, il personale”.
L’apertura di una cucina vera e propria permetterebbe di diminuire gli sprechi alimentari ma, soprattutto, di avere un cibo più appetibile e un menù ancora più attento e adatto ai bambini. Un’altra battaglia portata avanti dai genitori degli alunni della scuola è quella contro le bottiglie di plastica. “Basterebbe forse avere delle spine dell’acqua per riempire le borracce dei nostri figli”, ha affermato la signora Giusino.
Sul prato di Piazza Magione anche le insegnanti dei tanti bambini che, da lunedì a venerdì, pranzano con i pasti preconfezionati e cellofanati dell’azienda che si è aggiudicata l’appalto.
“Negli anni qui si è creata una comunità educante dove la scuola, le famiglie e tutte le associazioni presenti in questo territorio, hanno creato un patto per poter far crescere questa realtà”, ha spiegato Isabella Pendola, insegnante del Plesso Ferrara. “Credo moltissimo in queste battaglie e nella possibilità di una transizione ecologica. Perché pensare ad una mensa a chilometro zero, una mensa gestita dalla comunità, che possa essere un fatto condiviso da tutti, secondo me è importante per il futuro, per una visione diversa di tutto quello che riguarda il nostro stare insieme e la concezione della scuola”.
“In questo territorio ci sono le risorse per poter attivare una mensa autonoma e ci piacerebbe avere la possibilità e la libertà per poterlo fare”, ha continuato l’insegnante. “La COT è un’azienda molto seria che sta lavorando bene. Non vogliamo andare contro chi sta facendo un buon lavoro, ma cambiare la concezione del consumo alimentare e dell’organizzazione delle mense. Noi vorremmo che ci fosse una svolta in questa direzione, in questa comunità dove è possibile farlo, perché magari in altri luoghi di Palermo, dove non c’è la stessa rete, non ci sono magari i locali, non c’è gente disponibile per attivare questo diverso tipo di sistema più vicino alle persone e alle loro esigenze, queste aziende servono. Sarebbe bello se, a livello nazionale e comunale, non fossero imposte delle ricette o delle regole che devono valere per tutti, ma che ognuno possa autodeterminarsi”.
Di Francesco Militello Mirto e Victoria Herranz – EmmeReports