Chi scrive è un uomo, quindi la persona meno adatta per parlare della Giornata Internazionale delle Donne. Potrei dire che oggi, in Italia, l’emancipazione femminile ha raggiunto traguardi importanti. Potrei elencare un numero infinito di professioni un tempo precluse e oggi aperte anche alle donne, a partire dalle Forze Armate. Oggi il nostro Paese ha addirittura una Premier donna. Ciononostante, tutto questo sarebbe scritto da un uomo, quindi non in grado di comprendere appieno l’altra metà del cielo, quello femminile. Pensiero non condiviso durante le manifestazioni che si sono svolte a Palermo, in occasione, ricordiamolo, della Giornata Internazionale delle Donne. Tanti gli uomini a parlare al posto di chi ne avrebbe avuto pieno diritto.
L’8 marzo 2023 di Palermo è iniziato ieri mattina, con il corteo di alcune studentesse dell’Università degli Studi che hanno sfilato lungo il viale principale del campus. La manifestazione è stata organizzato dal Collettivo Medusa, Rum, Udu, Vivere, Intesa donne, Onda universitaria, Impronta Studentessa, UniXcento, Potere e Sapere, con il patrocinio dell’Università di Palermo, tramite il supporto delle Prorettrici al Diritto allo Studio e alle Pari Opportunità.
Diversi i temi affrontati dalle studentesse, dalla necessità di momenti di mobilitazione collettiva al diritto all’aborto, la contraccezione gratuita, il gap salariale, il valore del lavoro di cura. Ma anche temi strettamente legati al mondo accademico, come la necessità di rimodulare i programmi, dando centralità alla storia e al contributo delle donne, la necessità di avere il congedo mestruale o l’accesso gratuito a tamponi e assorbenti.
“Con questa mobilitazione abbiamo voluto dare un segnale importante all’interno dell’università”, hanno dichiarato in una nota comune. “Soprattutto a seguito del grave caso di sessismo che ha coinvolto il dipartimento di Economia lo scorso dicembre, che ha fatto emergere l’esigenza, da parte della comunità accademica, di riunirsi intorno al tema della violenza sulle donne e di costruire percorsi di lotta e di emancipazione”.
“In quanto studentesse, ricercatrici, docenti e prorettrici dell’Università di Palermo abbiamo voluto ribadire la necessità di difendere i diritti finora acquisiti e di continuare a batterci per una vera emancipazione in una società, in particolare in un mondo accademico, ancora fortemente patriarcale”, hanno affermato le studentesse.
Nel pomeriggio, un altro corteo è transitato per il centro storico di Palermo, quello organizzato da Non Una di Meno Palermo. “L’8 marzo non può essere una giornata di festa, ma di sciopero, una piazza conflittuale in cui, con i nostri corpi, decidiamo di riappropriarci degli spazi che viviamo ogni giorno e decidiamo di assentarci dai posti di lavoro sia produttivo, ma anche e soprattutto riproduttivo”, ha dichiarato Simona del movimento Non Una di Meno Palermo. “Il nostro sciopero è anche una giornata di lotta contro tutte quelle politiche che, costantemente, ci costringono a dei lavori sottopagati e non tutelati, ci costringono a subire continue violenze e abusi. Parliamo di diritti negati, di tutta quella violenza economica che costantemente si riversa su di noi. Siamo lavoratrici, siamo precarie, siamo disoccupate, siamo casalinghe, siamo studentesse universitarie e delle scuole superiori, siamo comunità LGBTQ+. E questa è una giornata di lotta”.
In strada anche l’Arcigay e i movimenti LGBTQ+ che hanno supportato Non Una di Meno durante la Giornata Internazionale delle Donne, portando avanti le proprie istanze.
“Vogliamo mettere in evidenza come le donne trans siano donne, quindi hanno piena parola in quelli che sono tutti i movimenti femministi e soprattutto trans femministi”, ha spiegato Lorenzo Barbaro, vice presidente di Arcigay Palermo. “Siamo qua per dire che l’ideologia gender non esiste, non siamo un’ideologia, ma siamo persone, siamo corpi, siamo identità e le nostre identità non minano le altre, le nostre voci non possono che arricchire quello che è il movimento femminista”.
Presente al corteo anche Luigi Carollo, coordinatore del Pride Palermo: “È la nostra battaglia, la battaglia degli uomini. Quella che viene ancora raccontata come la festa per le donne, diventa, grazie alle rivendicazioni di Non Una di Meno, la festa delle donne, una giornata di lotta, di cui abbiamo bisogno. Compito di noi maschi non è quello di essere solidali, ma quello di comprendere che siamo il problema e parte del problema”.
Durante la manifestazione sono stati scanditi slogan contro il Governo e la premier e non sono mancati interventi sul tema immigrazione. In un’intervista a La7, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: “Non intendo abolire la legge 194, non intendo modificare la legge 194, ma aggiungere un diritto. Se oggi ci sono delle donne in Italia che si trovano costrette ad abortire, perché ritengono di non avere i soldi per crescere il bambino, per portare a termine la gravidanza, perché si sentono sole, voglio dare loro una mano, per avere la possibilità di fare una scelta diversa, senza nulla togliere a chi vuole fare la scelta dell’aborto. Questo è aggiungere o togliere un diritto?”.
Proprio partendo dalle parole della Premier, il coordinatore del Pride Palermo, ha affermato: “Se sei incinta si presume ci sia anche un padre. Ma un padre può rinunciare alla paternità. Non è mai tema di discussione. L’uomo è sempre cancellato da questa narrazione, perché esiste solamente la responsabilità della maternità, quindi solo delle donne, che non interrompe la gravidanza perché non può e non perché non vuole. Non viene riconosciuta la possibilità per una donna di non essere madre, di non esserlo in quel momento. Questa è la nostra battaglia. Serve la nostra voce, non come persone solidali, ma come persone consapevoli che noi siamo una parte del problema, noi siamo il problema! Se oggi esiste un problema di genere, è colpa dei maschi, non delle donne”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports
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