E’ morto questa mattina il palermitano Biagio Conte, il missionario laico di 59 anni, che aveva deciso di fondare la Missione di Speranza e Carità a Palermo, la città che lo aveva deluso e ferito, tanto da scappare e non farvi più ritorno, perché come lui stesso amava raccontare, “Gesù ha voluto che la Missione nascesse proprio nelle sue strade, partendo dalla stazione centrale, tra i vagoni e le sale d’aspetto, gli angoli di strada, i marciapiedi, le panchine dove tanti fratelli dormivano e passavano intere giornate tra l’indifferenza più assoluta. La società li chiama barboni, vagabondi, giovani sbandati, alcolisti, ex detenuti, separati, prostitute, profughi, immigrati, ma dal momento che ho sentito il coraggio di incontrarli ed abbracciarli, li ho chiamati fratelli e sorelle, senza farli sentire inferiori o diversi da noi tutti”.
L’ultima dimora del missionario è stata la Cittadella del Povero e della Speranza di via Decollati, dove si trova la seconda comunità maschile, nata per ospitare i migranti provenienti dall’Africa e dall’Asia. Nella Chiesa sorta al suo interno è stata allestita la camera ardente, per dare l’ultimo saluto a Fratel Biagio.
“Questa missione accoglie tutti i popoli e in questa Chiesa ci sono tanti segni di tanti popoli, come gli otto quadri realizzati da Bechir un musulmano, la Via Crucis scolpita da un ganese, l’altare e i mosaici fatti dalla cooperativa Testata d’Angolo composta da ragazzi disabili e gli scrigni di legno, invece, da un musulmano che lavora nel nostro laboratorio”, ha spiegato Riccardo Rossi, comunicatore della Missione e punto di riferimento per la stampa locale.
“Noi qua accogliamo persone di tutti i continenti e, infatti, abbiamo tanti coreani, vietnamiti, sudamericani e africani”, ha continuato Riccardo, spiegando che nella Missione sono tutti fratelli e che l’accoglienza è il principale valore su cui si fonda il lavoro di tutti i suoi volontari.
Vivere la vita rispettando coloro che hanno bisogno, che soffrono e che sono ai margini della società, perché ognuno può fare qualcosa per alleviare le sofferenze che ci sono in questo in questo mondo, come ha fatto Francesco Russo, il medico che è stato accanto a Biagio Conte, accompagnandolo nei suoi ultimi giorni di vita.
“Fratello Biagio ci lascia in questo momento la sua presenza”, ha afferamto Dottor Russo. “Il suo messaggio è grande, pian piano dobbiamo tutti un po’ scoprirlo. Ha continuato a ripetere fino all’ultimo di non perdere la speranza, lo ha detto anche a coloro che stavano male, anche se non quanto lui. E questo per noi è un messaggio forte, che ci teniamo a trasmetterlo. Ai tanti che negli ultimi giorni sono andati a trovarlo, medici, infermieri, ma anche politici, ha detto ‘voi non avete soltanto un lavoro o una professione, voi avete una missione da compiere’.
Il missionario palermitano ha esortato i potenti a non dimenticare i poveri, a costruire un mondo migliore, ripetendo alle varie autorità “siete un dono perché in realtà tutte le persone lo sono, ma non bisogna lasciare nessuno indietro”.
E proprio i potenti (almeno quelli locali) sono andati in via Decollati, per salutare il palermitano che aveva deciso di dedicarsi agli ultimi. “Il suo esempio sarà più vivo che mai nell’ispirare le mie personali azioni di solidarietà verso il prossimo e quelle del mio governo”, ha dichiarato il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha proclamato il lutto cittadino in memoria di Biagio Conte, esponendo a mezz’asta le bandiere presso tutte le sedi istituzionali e le scuole di ogni ordine e grado, disposizioni che saranno mantenute fino al giorno dei funerali.
“Nelle ultime ore più drammatiche tutta la città si è stretta attorno a fratel Biagio, a testimonianza del valore dell’eredità umana che oggi ci lascia e che non dobbiamo disperdere”, ha affermato Lagalla. “Resterà per me indimenticabile l’ultimo incontro di pochi giorni fa con Biagio Conte, durante il quale mi ha raccomandato di non dimenticare mai i poveri. Di fatto, un’eredità lasciata alla città da custodire con senso di responsabilità. È con questo spirito di che l’amministrazione e la nostra comunità devono a stare vicini alla Missione Speranza e carità che continuerà a essere un punto di riferimento per Palermo anche se da oggi dovrà fare a meno del suo fondatore, della sua guida che resterà comunque fonte di ispirazione per tutti noi”.
Di Francesco Militello Mirto e Victoria Herranz – EmmeReports