Dopo la fiaccolata prenatalizia contro il carovita di martedì pomeriggio, questa mattina le strade di Palermo sono state occupate da un corteo di percettori del reddito di cittadinanza. Circa 150 persone con le bandiere della Trinacria hanno sfilato dalla Zisa a Piazza Indipendenza per protestare contro la decisione del Governo Meloni che ha deciso un ridimensionamento del sussidio, con l’adozione di misure più efficaci di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.
Il nuovo esecutivo ha dichiarato di voler mantenere il sostegno economico per i soggetti non in condizione di lavorare, ovvero pensionati, invalidi e famiglie a basso reddito con minori. Il contributo economico dovrebbe essere tolto solo ai soggetti in grado di lavorare che, secondo i dati ANPAL, sarebbero circa 600.000 percettori, soprattutto residenti nel sud Italia.
“I siciliani hanno smesso di abbassare la testa”, ha dichiarato Tony Guarino, uno degli organizzatori della protesta e responsabile dell’associazione Basta Volerlo. “Se qui non c’è lavoro è colpa dello Stato italiano che non ha mai voluto investire in Sicilia, ma solo al Nord. Noi rifiutiamo di emigrare, vogliamo lavorare nella nostra terra. È un nostro diritto. La Sicilia è dei siciliani, non siamo buoni solo come manodopera per le regioni sviluppate del Nord o per pagare le tasse. O il governo introduce un piano di sviluppo in Sicilia o l’Unità Nazionale è solo una barzelletta”.
Il corteo è partito dal Castello della Zisa, ha attraversato Via Lascaris e Via Imera, per raggiungere Piazza Indipendenza e terminare davanti Palazzo Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana.
“Adesso prendo il reddito, ma non arrivo a fine mese, sono costretto a chiedere la spesa alla Caritas”, ha detto Giuseppe De Lisi, percettore del reddito di cittadinanza da undici mesi. “Chi parla dentro i Palazzi o negli studi televisivi ha la pancia piena, non conosce la realtà. Perché non si fanno un giro nei quartieri popolari di Palermo? Lo sanno che mi spacco la schiena da quando ho 14 anni come muratore, lavapiatti o quello che c’è, in nero e con una paga misera? In Italia anche chi lavora è povero. È una vergogna. Ci vuole rispetto per i poveri. Chi governa deve pensare a tutelarci non a calpestarci e insultarci”.
Secondo Davide Grasso, titolare di un CAF di Palermo, bisognerebbe potenziare i centri per l’impiego, dove far arrivare tutte le offerte di lavoro, anche per garantire la massima trasparenza e la regolarità dei contratti, come l’attuare un cambio generazionale dei lavoratori forestali per assumere i giovani percettori del reddito. Davide Grasso ha affermato infine che “chi è disoccupato non ha come campare sé stesso e la propria famiglia, o si garantisce un’offerta di lavoro valida, con un salario dignitoso e un contratto regolare oppure il reddito non può essere tolto”.
Di Victoria Herranz – EmmeReports