Primo giorno di scuola per i senatori italiani della XIX Legislatura, la prima che avrà un Presidente del Consiglio donna. Tirati a lucido per l’occasione, i neo-eletti si proclamano salvatori della Patria, affermando davanti alle telecamere che lavoreranno per i cittadini o che vigileranno sulla Costituzione Italiana, sguainando la spada contro eventuali rigurgiti reazionari che potrebbero limitare le libertà e i diritti umani. Affermazione, quest’ultima, che arriva anche dai nostri amici europei abituati ad una subalterna politica italiana. La tracotanza d’oltralpe è stata poi messa a tacere dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha dichiarato che “L’Italia sa badare a sé stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell’Unione Europea”. E lo fa anche partecipando con le proprie Forze Armate alla difesa dei mari, della terra e del cielo dei Paesi dell’Unione Europea così come quelli della NATO. Gli Italiani sono sempre stati in prima linea, senza mai tirarsi indietro, spesso sacrificando le loro vite.
Nel 2014, il Governo Italiano dispose il rafforzamento delle attività correlate con il Controllo dei Flussi Migratori, attivando l’Operazione Mare Nostrum con la Marina Militare e la Polizia di Stato, per soccorrere, da soli, i migranti provenienti dall’Africa Subsahariana e dalla Siria. L’Italia ebbe il coraggio di intervenire per prima, mettendo in mare le proprie forze, nonostante gli evidenti problemi di risorse del Paese. Mentre gli altri, che spesso e volentieri ci bacchettavano (e lo fanno ancora) quando si parlava di Europa e immigrazione, si limitavano a girarsi da un’altra parte, lasciandoci soli.
Sono ancora vive nei nostri occhi le immagini che arrivavano da Kabul ed Herat, del ritiro del contingente italiano dopo venti anni di missione militare in Afghanistan. Lo Stato Maggiore della Difesa in quella occasione, ha attivato un ponte aereo che ha garantito l’evacuazione umanitaria in sicurezza di migliaia di persone.
L’Operazione Aquila Omnia, che ha visto in prima linea velivoli, equipaggi e personale di supporto, ha contribuito a fare dell’Italia uno dei Paesi europei che ha evacuato il maggior numero di cittadini afghani, ben 4.890, tra cui 1.301 donne e 1.453 bambini, sulle 5011 persone in totale che hanno lasciato l’Afghanistan nelle due settimane nel 2021. Una missione molto complessa per i piloti dei C-130J della 46ͣ Brigata Aerea che, in diverse occasioni, hanno evitato il fuoco delle mitragliatrici talebane, mettendo in pratica il loro addestramento al volo tattico.
“È stato uno dei ponti aerei umanitari più grandi mai messi in atto, sicuramente il più grande a cui gli italiani abbiano mai partecipato”, ha detto il Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, durante il conferimento delle onorificenze agli equipaggi coinvolti nell’Operazione Aquila Omnia.
“Pace e sicurezza sono state colpite e messe a grandissimo rischio dalle allarmanti vicende che nel centro Europa si stanno svolgendo”, ha dichiarato Sergio Mattarella nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico scolastico nell’area della Formazione dell’Esercito Italiano, il cui contingente di 260 militari in Ungheria ha da qualche giorno raggiunta la piena capacità operativa con l’esercitazione multinazionale Brave Warrior.
Sono state impiegate nell’esercitazione tutte le componenti facenti parte del Battlegroup italiano e inserite nella enhanced Vigilance Activity della NATO. Dai plotoni fucilieri che muovono a bordo dei VTLM Lince e dei BV206 (veicolo tattico a elevata mobilità tipico delle Truppe Alpine), sino alle unità pesanti di cavalleria su Blindo Centauro. Le squadre controcarri dotate di sistema missili Spike a lungo raggio, insieme a plotoni mortai pesanti Thomson da 120mm e ai nuclei tiratori scelti, hanno invece supportato la manovra amica in tutte le fasi dell’esercitazione. Per garantire inoltre la funzione di supporto al combattimento, l’artiglieria da montagna ha schierato obici FH70, mentre le unità del Genio Alpino i VTMM (veicolo tattico medio multiruolo) in assetto Route Clearance. Non è mancato infine l’intervento del team JTAC (Joint Terminal Attack Controller) deputato alla gestione del fuoco aereo.
Altra fondamentale capacità espressa dal Contingente Italiano è stata quella del sostegno logistico che ha garantito, durante tutte le fasi dell’esercitazione, di giorno come di notte, il rifornimento di carburante, viveri e munizioni alle truppe schierate, i recuperi di veicoli alleati resisi inefficienti e gli sgomberi di eventuale personale infortunato. Tutto questo in piena aderenza al principio di interoperabilità tra le unità di diversi Paesi facenti parte del Battlegroup.
Il raggiungimento della piena capacità operativa non è che il punto di partenza per il Battlegroup NATO dislocato in Ungheria. Le attività addestrative e operative continueranno nel corso dei prossimi mesi, permettendo di accrescere sempre di più la capacità di combattimento di tutte le componenti. La conclusione della Brave Warrior sancisce il raggiungimento della Full Operational Capability da parte dell’eVA Battlegroup, che da oggi passa sotto il comando diretto della NATO, con la missione di garantire la deterrenza e la difesa sul fianco sud-est dell’Alleanza Atlantica. Gli alpini della Brigata Taurinense hanno condotto numerose attività tattiche, difensive e offensive a fuoco, che hanno interessato l’intero Battlegroup, testando le reali capacità di rallentare, bloccare e rispondere con un contrattacco ad una eventuale azione nemica.
“Siamo qui, insieme ai nostri alleati, perché siamo parte integrante di una difesa rafforzata sul fianco est della NATO, decisa in seguito al recente vertice di Madrid e che oggi vede oltre 40.000 uomini e donne sotto il diretto controllo dell’Alleanza Atlantica, con un dispositivo che conta oltre 300.000 unità”, ha dichiarato il Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliolo, in visita in Ungheria. “Facciamo parte di una presenza militare che vede truppe NATO anche in Slovacchia, Bulgaria e Romania. A questa presenza, si aggiungono i gruppi tattici già esistenti in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, dove opera la Task Force Air White Eagle“.
Proprio il 5 ottobre, un nuovo scramble ha fatto decollare gli Eurofighter della TFAWE, impegnati in attività di Air Policing in Polonia. Una coppia di Typhoon rischierati sull’aeroporto Krolewo di Malbork, si è alzata in volo per intercettare quattro caccia russi che, seppure volando su acque internazionali, avevano interessato le Flight Information Region di Polonia e Svezia (gli spazi aerei di loro competenza) e rappresentavano una minaccia per i confini della NATO. L’intervento dei caccia italiani ha fatto sì che i velivoli russi rientrassero nello spazio aereo di Kaliningrad.
Nei primi due mesi di attività in Polonia, i velivoli Eurofighter della Task Force Air White Eagle hanno già effettuato 15 attivazioni su allarme, per un totale di quasi 40 ore di volo durante le attività di scramble reale ordinati dal Combined Air Operations Centre di Uedem in Germania, l’ente di controllo della NATO che ha il compito di controllare tutte le tracce radar di velivoli sospetti che si avvicinino o che tentino di entrare nello spazio aereo protetto dall’Alleanza Atlantica senza le dovute autorizzazioni.
I piloti della Task Force Air decollati su allarme in questi mesi hanno intercettato numerosi velivoli militari russi impegnati in attività fuori dal confine di Kaliningrad in acque internazionali, caccia Sukhoi 24 Fencer, Sukhoi 27 e 30 Flanker, ma anche di altre tipologie come l’Ilyushin-20. Tutti velivoli impegnati in attività, giudicate dalla NATO, potenzialmente pericolose per i paesi membri dell’Alleanza Atlantica.
Nelle ultime settimane l’attività si è intensificata in modo significativo, in soli sette giorni, infatti, la TFA è stata chiamata al decollo immediato per ben otto volte, mettendo a dura prova tutto il personale coinvolto a vario titolo, oltre agli equipaggi in volo, tutto il personale impiegato nella gestione e manutenzione dei velivoli fino all’analisi dei dati ed al combat service support. In totale, fino ad oggi, la Task Force Air ha effettuato più di 275 ore di volo, di cui quasi 210 ore in attività operative.
L’Italia è attualmente impegnata in 36 missioni internazionali in 20 paesi con circa 8000 militari. Da qualche giorno un contingente interforze composto dalle quattro Forze Armate, ma a guida Esercito Italiano, si è rischierato in Qatar in vista della FIFA World Cup 2022, che si disputerà nell’emirato del Golfo Persico tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022. Compito dei militari italiani sarà quello di supportare, insieme ai contingenti di Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Pakistan e Turchia, le Forze Armate qatariote nell’implementazione del sistema di difesa e sicurezza del campionato mondiale.
La Task Force italiana comprende circa 560 militari, 46 mezzi terrestri, una nave e due aeromobili. L’Esercito schiererà unità specialistiche EOD (Explosive Ordnance Disposal), per la difesa CBRN (da minaccia chimica, biologica, radiologica e nucleare) e unità cinofile. La Marina Militare contribuirà alla sicurezza delle acque internazionali al largo di Doha, con il Pattugliatore Polivalente d’Altura Thaon di Revel e dello spazio subacqueo, in prossimità della costa, con un Autonomous Underwater Vehicle del tipo REMUS. L’Aeronautica Militare, invece, concorrerà al controllo dello spazio aereo per contrastare l’eventuale impiego non autorizzato di mini e micro droni. Sarà infatti schierato un Counter-Unmanned Aerial Anti-drone System (C-UAS) costituito da dispositivi jammer portatili e dal sistema anti-drone stanziale ACUS (AMI Counter UAS). Il comando sul terreno dell’operazione, denominata “Orice” (l’Orice d’Arabia è l’animale nazionale del Qatar), sarà affidato al Generale di Brigata Giuseppe Bossa, comandante della Brigata “Sassari”. Il dispositivo nazionale interforze avrà il compito di concorrere e assistere le Forze Armate dell’Emirato nella loro opera di vigilanza sul sicuro e regolare svolgimento della manifestazione sportiva. I militari italiani saranno pronti a intervenire, in supporto e su richiesta delle autorità dello Stato ospitante, in situazioni di emergenza o in caso di atti ostili che possano minacciare infrastrutture critiche quali stadi, porti, aeroporti, complessi industriali, centri commerciali e luoghi affollati. Tutte le attività della joint task force italiana, nell’ambito del campionato mondiale di calcio in Qatar, saranno svolte sotto il coordinamento del Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa.
I militari italiani non sono solamente impegnati all’estero, ma anche in Patria, a cominciare dall’Arma dei Carabinieri che, insieme alla Polizia di Stato, garantisce quella cornice di sicurezza e legalità, in tutto il territorio nazionale. Troppi i caduti italiani in servizio. Tra questi la Medaglia d’Oro al Valor Militare Carabiniere Ausiliario Stefano Di Bonaventura, ricordato questa mattina presso la Caserma “Calatafimi-Dalla Chiesa”, sede del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”.
È il 13 ottobre 1986 quando, appena ventenne, il Carabiniere Ausiliario Di Bonaventura non esita ad affrontare alcuni rapinatori armati di pistola dentro un’agenzia di viaggi di Palermo. Un esempio di coraggio, non solo per tutti i colleghi in uniforme, ma anche per gli alunni di una scuola di Brancaccio, invitati alla commemorazione dall’Arma dei Carabinieri, che continua il suo percorso di legalità e inclusione.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports