Don Carlo D’Aragona Tagliavia in testa a un corteo storico in suo onore, conduce Palermo in un tiepido pomeriggio di inizio autunno, nel XVI secolo. Patrocinato, gratuitamente, dall’Assemblea Regionale Siciliana e dal Comune di Palermo e curato nei particolari, dagli abiti di proprietà dei Frati Cappuccini di Castelvetrano, cuciti dalle sarte del luogo, alle pettinature realizzate dai ragazzi del CIRS, specializzati in trucco e parrucco d’epoca, il corteo è svolto a partire da Porta Felice, passando per il Cassaro, fino ad arrivare al Palazzo dei Normanni.
La città ha così reso omaggio a uno dei più illustri personaggi dell’epoca risorgimentale. Un uomo definito “di ieri e di oggi” da Frate Agostino, Decano della Provincia Cappuccina di Palermo e Presidente del Comitato Storico Culturale “Carlo Luigi D’Aragona Tagliavia”. Al termine della funzione, ieri 2 ottobre ai Danisinni, Frate Agostino, nel ringraziare i partecipanti e gli organizzatori del Corteo Storico, ha poi aggiunto “Don Carlo D’Aragona Tagliavia è stato un benefattore che ha “operato” per il bene collettivo. Ha fatto ciò che doveva fare, proprio come il servo inutile”, riferendosi alla lettura del Vangelo poco prima letta.
Il legame di Don Carlo d’Aragona Tagliavia con l’Ordine del Cappuccini risale al tempo in cui egli era Principe di Castelvetrano. Qui, infatti, nel 1546, ne fondò uno dotandolo di una rendita e di preziose reliquie, tra cui, una parte del velo di Sant’Anna e i resti del Frate Pietro da Mazara, giunti con un crocifisso miracoloso che il padre Cappuccino portava con sé nell’assistenza ai soldati, come cappellano nelle guerre d’Africa. Diversi anni dopo, inoltre, fece ingrandire la chiesa di San Domenico, sempre a Castelvetrano, fatta costruire dai suoi antenati.
Un eminente personaggio storico di cui in molti, probabilmente, non ne conoscono la storia e la grandezza. Conosciamo quindi, per grandi linee, l’indiscusso protagonista del suo tempo a cui la città di Palermo, grata, ha reso omaggio sabato 1° ottobre. Colui che si meritò, proprio per la sua magnificenza, l’appellativo di “Magnus Siculus”.
Figlio di Giovanni Tagliavia e della nobildonna Antonia Concessa D’Aragona, mantenne anche il cognome materno, poiché d’ascendenza più regale e antica rispetto a quella dei Tagliavia. Tra i numerosi titoli, Duca di Terranova (Gela), Primo Principe di Castelvetrano, Marchese d’Avola, Conte di Borgetto (l’odierna Menfi), Viceré di Catalogna. Lasciata la Sicilia, divenne poi Governatore di Milano, citato anche dal Manzoni ne i “Promessi sposi” per i bandi emanati contro la presenza dei bravi.
Convola a nozze con Margherita Ventimiglia e verso la metà degli anni sessanta la carriera politica di Don Carlo d’Aragona Tagliavia, raggiunse l’apice grazie alla nomina di Presidente del Regno di Sicilia. Ricoprì ben due mandati, uno dal 1566 al 1568 e l’altro dal 1571 al 1577. Durante il primo venne completata la costruzione del porto, realizzato in linea con le articolazioni fondamentali della città, quindi Cassaro e Piazza Aragona, divenuta poi Piazza Bologni, cui seguì l’inaugurazione del primo molo. Secondo alcune fonti, Carlo d’Aragona Tagliavia, dal 1571 al 1577, avrebbe governato in piena autonomia, ma senza detenere “ufficialmente” il titolo di Viceré. Ma secondo altre, ritenute più attendibili delle prime, egli governò a pieno titolo.
Ciò che molti non sanno di questo personaggio storico, però, è la sua importanza anche in ambito militare. Nel 1571, infatti, partecipò Battaglia di Lepanto, combattuta dalla flotta della Lega Santa contro gli ottomani. Una Battaglia che segnò il passaggio dall’arma bianca al fuoco. I soldati cristiani sparano anche con i loro archibugi, mentre gli ottomani rispondono principalmente con le frecce. Dopo essersi distinto nel corso della Battaglia, rientrò in Sicilia dove, appunto, continuò a governare e nel 1578 lasciò l’isola in cui, l’anno prima, era arrivato il nuovo Vicerè che gli succedette.
Don Carlo d’Aragona Tagliavia ricoprì il suo ultimo incarico nel Consiglio d’Italia a Madrid. Dopo la morte del Sovrano nel 1598, un anno dopo, il 23 settembre del 1599 anche lui lasciò questo mondo e, come disposto nel proprio testamento, le sue spoglie mortali vennero deposte in un sarcofago, traslate a Castelvetrano e seppellite al centro della Chiesa di San Domenico.
Si conclude così, la vita di Don Carlo d’Aragona Tagliavia, un personaggio di spicco che seppe distinguersi sia in ambito politico che militare, nell’amministrazione dei territori da lui governati, nonché in ambiti culturali e artistici. “Un uomo di oggi e di ieri” che ha segnato una linea di demarcazione tra un mondo che andava via via svanendo, per cedere il passo al “cambiamento”. Egli fu, infatti, quel “trait d’union”, tra la Sicilia e gli ambienti più moderni dell’epoca.
Di Monica Militello Mirto – EmmeReports
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