Ogni mattina, Giorgio Boris Giuliano, Capo della Squadra Mobile di Palermo, prima di recarsi al lavoro, aveva l’abitudine di fare colazione con un’Iris e un caffè, presso la caffetteria Lux di via Francesco Paolo Di Blasi, la stessa dove, la mattina del 21 luglio 1979, veniva ucciso dai sette colpi di pistola Beretta Calibro 7,65, sparati dal boss mafioso Leoluca Bagarella.
Tenere vivo il ricordo e l’impegno nella lotta a Cosa Nostra, dei Caduti della Squadra Mobile, questo l’obbligo morale delle donne e uomini della Polizia di Stato e della Questura di Palermo.
Proprio per questo motivo, questa mattina, in occasione del 43° anniversario dell’uccisione del Vice Questore Boris Giuliano, è stato inaugurato il Percorso della Memoria, dedicato ai 10 Caduti per mano mafiosa, in servizio presso ka Squadra Mobile di Palermo.
Chi lo visiterà potrà vedere la fedele ricostruzione della stanza di Boris Giuliano, gli arredi, copie di alcuni documenti a firma dello stesso ed un sistema integrato touch screen, che rimanderà testi e immagini in ricordo dei poliziotti uccisi dalla mafia, correlati da contributi audio. Saranno presenti, altresì, dei Qr code che permetteranno ai visitatori l’accesso a contributi testuali e video attraverso l’utilizzo di dispositivi elettronici.
“É fondamentale rendere Onore a queste persone, ma lo è anche far conoscere agli altri queste storie di servitori dello Stato che hanno fatto il massimo, fino all’estremo sacrificio” ha dichiarato il Capo della Polizia di Stato, Lamberto Giannini. “I nostri Caduti, con il loro esempio, con le loro attività, con il loro insegnamento, vanno ricordati, perché così continuano il loro servizio, verso i ragazzi, verso le nuove generazioni, che capiscono cosa è stata e cos’è la lotta alla mafia e quanto si possa andare avanti, nel fare il proprio dovere fino a perdere la vita”.
“Ci sono certamente stati dei segnali estremamente positivi, però c’è da fare ancora tanto” ha continuato Giannini. “Sono convinto che ogni operazione porti una maggiore consapevolezza e una maggiore fiducia nelle Istituzioni, come la Polizia di Stato che, con le altre forze dell’ordine, si dedica in maniera importante, con grandi tecnologie e con investimenti importanti. Ma al centro c’è sempre l’uomo, come ci ha dimostrato Boris Giuliano, c’è sempre l’investigatore, c’è sempre la persona che ragiona e che poi deve dare una chiave di lettura ai big data che le macchine danno”.
“A distanza di 43 anni, la Polizia di Stato ricorda ancora mio padre ed è per me un’emozione grande, perché lo unisce anche a tanti altri Caduti della Polizia” ha detto a EmmeReports, la figlia di Boris Giuliano, Emanuela. “Un’iniziativa bellissima, per la quale ringrazio la Polizia di Stato, ma soprattutto, il Capo della Squadra Mobile e il Questore di Palermo. Spero ci sia un grande afflusso, soprattutto da parte delle scuole, perché della memoria non rimane nulla, se non c’è qualcuno che la porta avanti e dopo 43 anni, chiaramente, è sempre più difficile. Non è più la Palermo di 43 anni, molte cose sono cambiate, come la coscienza dei palermitani. Oggi, chi svolge il lavoro di mio padre, per fortuna, non si trova con le stesse difficoltà che ha avuto lui e tutti gli altri che sono stati uccisi. non è la Palermo di prima, ma sicuramente molto altro c’è da fare ancora”.
In rappresentanza del Comune di Palermo, il vice-sindaco Carolina Varchi, reduce della Fiaccolata per Paolo Borsellino del 19 Luglio.
“Palermo e la Sicilia hanno pagato un tributo di sangue elevatissimo sul campo della lotta della criminalità organizzata di stampo mafioso” ha dichiarato la Varchi a EmmeReports. “Boris Giuliano è stato un investigatore molto attento e molto acuto, con il suo ‘follow the money’, è riuscito a infliggere dei duri colpi alla criminalità organizzata, quindi un modo di investigare assolutamente all’avanguardia per quell’epoca, che ha fatto tanto bene per la nostra terra. Ricordarlo è un dovere, fare tesoro del suo insegnamento, lo è altrettanto”.
“Il Comune di Palermo sarà sempre in prima fila nella lotta alla corruzione e nella lotta alla criminalità organizzata” ha continuato il vice-sindaco. “Come ha pronunciato proprio una vittima di mafia, politica e mafia sono due forze che coesistono sullo stesso territorio. Quindi o si mettono d’accordo o si fanno la guerra. Io sono fermamente convinta che debbano farsi la guerra La mafia è il nostro primo nemico, perché aggredisce il tessuto sociale, culturale ed economico della nostra città e come tale va combattuto”.
“Tradurremo in atti quello che abbiamo scritto nel nostro programma elettorale, ovvero il coinvolgimento, soprattutto, dei giovani, coinvolgimento delle attività produttive devastate dalla mafia. Questi sono gli strumenti che noi vogliamo mettere in campo per liberare Palermo dal gioco della mafia” ha concluso la Varchi.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports