Palermo. Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di Vincenzo Gammicchia, noto imprenditore palermitano operante nel settore della vendita ed assistenza di pneumatici. Il valore complessivo dei beni confiscati è di circa 17 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.
Fanno parte del patrimonio confiscato, 2 aziende ubicate a Palermo, operanti nel settore della vendita e riparazione di pneumatici. Un Consorzio, sempre sito a Palermo, operante nel settore della revisione dei veicoli. E ancora 28 immobili comprendenti magazzini e appartamenti, tra cui una villa con piscina a Palermo e una a Isola delle Femmine, nonchè nove tra autoveicoli e motoveicoli Confiscati anche una cassetta di sicurezza, contenente preziosi e orologi di pregio, 32 rapporti bancari e 8 polizze vita.
Sulla base degli accertamenti svolti dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria – G.I.C.O. di Palermo, l’Autorità giudicante, in merito anche alle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia e la rilettura degli esiti di diversi procedimenti penali, ha ritenuto che l’imprenditore, formalmente incensurato e seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, sia da ritenersi “colluso” al sodalizio mafioso. Egli ha infatti ha operato, fin dall’inizio della sua avventura imprenditoriale avviata negli anni ’70, sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra, in particolare delle famiglie mafiose operanti nei quartieri Acquasanta e Arenella.
Secondo quanto emerso, quindi, è stato ritenuto che abbia occultato, risorse delle famiglie mafiose investendole nella propria attività e pattuendo con esponenti di spicco del sodalizio, forme di compartecipazioni da cui far derivare il periodico versamento di somme negli anni.
Si ritiene, inoltre, che abbia messo a disposizione del sodalizio la sede della propria attività per incontri e comunicazioni riservate, fra esponenti mafiosi, nonché favorendo, con duplicazione delle chiavi, il furto di autovetture che gli erano state affidate per riparazioni. Quest’ultime venivano poi utilizzate anche per il compimento di ulteriori attività illecite.
Attraverso specifici accordi con esponenti di spicco del sodalizio, inoltre, sembra avesse ottenuto l’esonero da richieste estorsive. Sempre da quanto emerso dalle indagini, beneficiando del sostegno dei “solidali, sarebbero state eliminate attività concorrenti ricorrendo, talvolta per tale fine, ad atti intimidatori tipici di Cosa Nostra.
Di Redazione – EmmeReports